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Tanti auguri Renato: la carriera di Pozzetto in otto decenni

Nato nel 1940, il grande attore ha vissuto da protagonista i propri 80 anni tra cabaret, cinema, tv e teatro, senza dimenticare la famiglia e la passione per i motori. Una carriera unica con tante tappe nel Varesotto

renato pozzetto

Ottant’anni che la vita l’è bela, frase di cui indubbiamente si abuserà in questi giorni, ma visto che l’intento è quello di fare gli auguri a chi l’ha resa famosa, ci accodiamo volentieri nell’utilizzarla. Ottanta sono gli anni di Renato Pozzetto, che è nato a Milano il 14 di luglio del 1940 ma che è giustamente considerato varesotto per metà, visto il suo strettissimo rapporto con la nostra provincia (Gemonio e Laveno, in particolare) e il suo andirivieni dal capoluogo lombardo che lo porta a dormire qualche notte in città e qualche altra sulle rive del Lago Maggiore, a seconda degli impegni professionali, familiari o sociali.
Ottanta primavere ricchissime di vita, di esperienze e di successi; otto decenni che meritano di essere ripercorsi uno per uno. Auguri, Renato!

I PRIMI DIECI

Renato nasce che la guerra è appena iniziata, da poco più di un mese, e così la sua famiglia (papà Armando e mamma Tina, più i fratelli Achille ed Ettore mentre Giorgio nascerà qualche anno dopo) dovrà fare i conti anche con una città che subirà pesanti conseguenze dal conflitto. Per questo, a un certo punto (è il 1942), i Pozzetto si sposteranno a Gemonio  dove la signora Tina ha alcuni parenti che trovano una sistemazione per sfuggire ai bombardamenti. Siamo in località Martitt e pochi metri più in là c’è un altro bambino sfollato da Milano con i familiari: di nome fa Aurelio ma tutti lo chiamano Cochi. Ponzoni, il cognome. Così, in paese, per caso, si compone una coppia che farà la storia italiana dello spettacolo.

I SECONDI DIECI

Sono gli anni della formazione personale: la guerra è finita, Renato torna a Milano e studia per diventare geometra anche se il richiamo per lo spettacolo non manca. Tra le altre passioni, spicca quella per i motori: nelle estati a Gemonio, dove la famiglia continua a tornare, c’è il tempo per elaborare, inforcare, sognare moto e motorini di ogni tipo e cilindrata. Ma la verve comica è già marcata: a farne le spese i compaesani, come quello che si faceva vanto di coltivare ottime verze. Lo invitarono a pranzo e solo alla fine confessarono che nel piatto c’erano proprio quelle verze che, nottetempo, gli avevano sottratto.

I TERZI DIECI

È il momento giusto per provarci: Milano è un laboratorio eccezionale in tanti campi e quello dello spettacolo non fa eccezione. Tra l’osteria Oca d’Oro, il bar Gattullo e qualche altro locale, Pozzetto e Ponzoni incontrano artisti affermati e altri in erba. Conoscono Enzo Iannacci, Bruno Lauzi, Lino Toffolo, formano il “Gruppo Motore” e si fanno conoscere con il marchio che li accompagnerà per sempre, “Cochi e Renato”. Si aprono le porte del cabaret al Cab 64 e poi al mitico Derby. Piacciono subito, e così nel 1968 sbarcano in televisione. Quando, fuori dalle scuole, sentono citare le loro battute, capiscono di avere fatto centro. Di essere diventati famosi. Renato, tra l’altro, si sposa con Brunella Gubler: non si lasceranno mai e avranno due figli, Giacomo e Francesca (che da bambini compariranno in qualche film).

renato pozzetto
Pozzetto ne “Il ragazzo di campagna”

I QUARTI DIECI

A trent’anni, Renato Pozzetto ha il faccione tondo, simpatico e un po’ ingenuo. Si veste alla buona ed è impacciato a differenza di Cochi che fa il perfettino anche nell’abito. E in televisione fanno boom con i loro personaggi: “Il poeta e il contadino” del 1973 (lo trovate su RaiPlay) è un varietà tagliato su misura per loro che non tradiscono le attese: record di ascolti, canzoniLa Gallina, Canzone Intelligente, Come porti i capelli bella bionda… – che diventano popolarissime (e qui c’è lo zampino di Jannacci), modi di dire adottati da persone di tutte le età. Si replica nel ’74 con Canzonissima: la sigla si intitola E la vita, la vita e il disco va in testa alla hit parade.
Il successo è enorme e per Cochi e Renato arriva il momento del cinema: Ponzoni tornerà presto al teatro, Pozzetto invece (esordio nel ’75 in Per amare Ofelia di Flavio Mogherini) resterà a lungo davanti alla macchina da presa. In questi anni il ciak risuona spesso anche da noi: Laveno, Vararo, Cittiglio, Gemonio, Malnate… il Varesotto diventa un set.

I QUINTI DIECI

Un film dopo l’altro: difficile cristallizzare un intero decennio citando poche pellicole, perché Pozzetto va forte, fa incassare bene e – riviste a quarant’anni di distanza – regala interpretazioni perfette per il suo personaggio. La storia più amata dal pubblico è probabilmente “Il ragazzo di campagna” del 1984: Renato-Artemio interpreta il proprio manifesto: paesi e metropoli, motori e ingenuità, belle ragazze e situazioni non-sense. Dello stesso periodo il sodalizio con Celentano, quello con i “romani” Montesano e Verdone e tanto altro ancora.
Fuori dal set, Renato continua a coltivare le altre sue passioni che vanno dalla buona tavola (meglio se ruspante, spesso alla ricerca di osterie) ai motori: lo attrae il deserto e così partecipa alla Parigi-Dakar. La prima volta in auto non va benissimo, la seconda con un camion guidato da Giacomo Vismara invece, arriva addirittura quinto di categoria. Gareggia a modo suo: a un certo punto usa un tubo del raffreddamento per tenere fresca una piccola damigiana di vino imbarcata all’insaputa del pilota.

I SESTI DIECI

Gli anni Novanta sono ancora segnati da tanto cinema: anche questa volta la collaborazione è con un gigante dello spettacolo italiano, Paolo Villaggio, ma il ciclo delle “Comiche” non rientra tra i preferiti di Renato che, nemmeno troppo velatamente, mette quelle pellicole tra quelle che poteva evitare di girare. Il bagaglio di battute ed espressioni pozzettiane però è infinito e viene messo a disposizione della pubblicità: la più celebre è quella per un prodotto milanese, che più milanese non si può, il panettone Motta E così, accanto al «Taaaac» e all’ «Eh la Madonna» prende quota un’altra battuta: «Quando arriva, arriva».
Nella seconda metà dei Novanta, il grande schermo si allontana un po’ anche se Pozzetto si prende la soddisfazione di dirigere lo strambo e divertente “Papà dice messa”, tornando alla regia per la prima volta dopo nove anni.

I SETTIMI DIECI

Gira il millennio, ed è tempo di tornare indietro: il 2000 è l’anno dell’attesissima riunione con Cochi Ponzoni con il quale, al di là dei diversi percorsi artistici, non era mai mancato il rapporto di amicizia. Il ritorno è in grande stile e arriva tanto sul palcoscenico con “Nonostantelastagione” quanto sulla Rai con la fiction “Nebbia in Valpadana” dove girano – tra le altre cose – con un magnifico sidecar in legno. La macchina si è riaccesa: le folle non saranno oceaniche come negli anni Settanta ma il successo di pubblico è ancora molto forte, e così Cochi e Renato riempiono teatri in tutta Italia. Tra il pubblico ci sono persone della loro età, insieme ai figli e talvolta ai nipoti. Anche Renato, intanto, è diventato nonno ma nel 2009 è colpito dal lutto più grande, la morte della moglie Brunella che l’attore ricorderà spesso nelle sue interviste.

GLI OTTAVI DIECI

È ancora il teatro il luogo dove Renato prosegue ad avere un rapporto stretto con il suo pubblico: prima con Cochi – per esempio nella tournée “Finché c’è la salute” – poi anche in solitaria, dribblando alcuni acciacchi fisici che qualche volta lo rallentano ma che non riescono a fermarlo. Non si ferma neppure a livello imprenditoriale, perché a Laveno – a Monteggia – riprende quota il progetto di un ristorante-locanda che porta il suo nome. La cittadina sul Lago Maggiore torna, grazie a Pozzetto, anche al centro delle riprese: è sempre la Rai a trasmettere la fiction “Casa e bottega” del 2013, con Nino Frassica a fargli da spalla. Nel cassetto il progetto per fare un film da protagonista, interpretando un contadino che vive nel “Bosco Verticale” di Milano con la sua mucca. Se piacerà a qualche produttore, lo rivedremo sul grande schermo. Altrimenti fa niente: ce lo teniamo stretto così.

QUI la nostra intervista in diretta dell’ottobre 2018, realizzata alla “Locanda Pozzetto” di Laveno

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Damiano Franzetti
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Pubblicato il 14 Luglio 2020
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