Il messaggio del sindaco di Comabbio per le vittime della frana
«È questo il momento del rispetto, della vicinanza silenziosa, del raccoglimento intorno a coloro che devono affrontare il domani senza avere accanto chi amano dal profondo»
Anche il sindaco di Comabbio Marina Paola Rovelli con una lettera si stringe a nome di tutti gli abitanti del paese intorno a chi più soffre per la tragica scomparsa di Alabama, Silvia e Gianluca: le tre vittime travolte dalla frana di mercoledì in Valtellina.
«In altro momento – ha poi aggiunto il sindaco – potremo affrontare le tematiche del dissesto idrogeologico che coinvolge tutta l’Italia e la questione delle responsabilità, ma ora invito tutti al rispetto del dolore».
La lettera del sindaco di Comabbio
Comabbio, 13 agosto 2020.
La frana di ieri a Chiesa di Valmalenco ha trasformato un momento di gioia in una tragedia inenarrabile, una breve vacanza si è trasformata in un dramma fatale. Nessuna parola può in questo momento raccontare il dolore e la disperazione di genitori, fratelli, parenti e amici coinvolti per la perdita degli affetti più cari.
E’ questo il momento del rispetto, della vicinanza silenziosa, del raccoglimento intorno a coloro che devono affrontare il domani senza avere accanto chi amano dal profondo.
Il loro futuro e il nostro, segnati per sempre, devono poter essere ricostruiti senza invasioni o pressioni, protetti anche nella loro stessa sofferenza, e insieme a tutta la comunità possono, con calma e tempo ridisegnare un progetto di vita.
Un filo sottile lega le nostre vite a quelle degli altri, e il mondo quotidianamente ci mette alla prova nell’affrontare ciò che ci accade, ciò che da soli o insieme agli altri dobbiamo affrontare.
Questo filo può essere la rete di salvataggio per coloro che vivono i momenti più terribili della loro esistenza.
Io Sindaco e madre, tutta l’Amministrazione e tutti i cittadini addolorati e affranti ci stringiamo a coloro che in questo momento soffrono per le vite spezzate di Alabama, Silvia e Gianluca.
Il Sindaco D.ssa Marina Paola Rovelli.
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