Sesto 2030 dopo l’inchiesta di Report: “Non possiamo arrenderci a questo tipo di politica”
Con una nota il gruppo di minoranza esprime “sprofondo sdegno”, prendendo le distanze dalla “mala politica nel Varesotto”
L’inchiesta di Report riguardo gli scandali in Lombardia e nel Varesotto non ha lasciato indifferente il mondo della politica locale.
A Sesto Calende, dopo le parole dell’ex sindaco e consigliere regionale Marco Colombo, che ha criticato la trasmissione definendola come “una offensiva e umiliante narrazione”, il gruppo di minoranza Sesto2030 ha invece espresso contrarietà rispetto ai comportamenti descritti dalla trasmissione.
«Riteniamo che una chiara e definitiva presa di posizione da parte di tutte le forze politiche che siedono in Consiglio Comunale possa rassicurare i cittadini sestesi ed auspichiamo quindi che ogni parte politica lo faccia» commenta con una nota il comitato civico.
«Non possiamo arrenderci a questo tipo di politica. Come gruppo politico sentiamo la necessità di invocare un ritorno all’etica e alla morale nella politica, ad ogni livello. Siamo una lista civica nata per riportare la gestione della cosa pubblica nelle mani dei cittadini. Più cresce il disinteresse dei cittadini nei confronti della politica, più il malaffare prospera e dilaga. Non possiamo accettare inermi che si continui a minare così la fiducia nelle istituzioni».
«Crediamo profondamente che i progetti civici come il nostro siano una possibile risposta immunitaria della società civile stessa al virus della malapolitica locale – aggiungono infine i membri del consiglio comunale Alessandra Malini e Simone Danzo – Sappiamo quanto demoralizzante sia venire a conoscenza, attraverso i riflettori delle cronache, di episodi di questo tipo. Ma l’allontanamento dell’interesse pubblico dalla questione politica aumenta la potenza del virus e il suo margine di manovra. Ecco perché siamo convinti della necessità di una cittadinanza attiva, non limitata solo al ruolo di elettrice dell’ultimo minuto ma capace di misurarsi anche sul quel terreno di gioco che chiamiamo politica. Il cambiamento parte da ognuno di noi, dall’etica delle nostre».
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