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Lezioni a distanza e “il giro del Cuvignone“, così Vararo resiste all’isolamento

Da inizio ottobre la strada blocca l’arrivo di turisti e le attività sono costrette a oltre un’ora di viaggio per arrivare a valle

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C’è un posto in provincia di Varese dove le lezioni a distanza valgono di già anche per le scuole elementari, dove il lockdown vale doppio perché, anche volendo, non ci si può muovere da casa.

È a Vararo, dove una famiglia che gravita attorno all’azienda agricola da un mese è praticamente bloccata in cima alla montagna per via della frana che incombe sulla provinciale sottostante.

Un posto dove l’e-commerce non risolverebbe i problemi perché è la logistica a mancare: per raggiungere il fondovalle è necessario un grande giro dal passo del Cuvignone, lungo una strada scomoda e pericolosa: «Scendiamo due volte a settimana, il martedì e il giovedì per vendere ai negozi e ai privati», spiegano Renato Tomasini e Chiara Pasquali, titolare dell’azienda agricola “Capra e Cavoli“.

Hanno tre figli, tra cui una bimba in età da scuole primarie che ha già cominciato le lezioni a distanza sfruttando classroom, l’applicazione che consente la didattica in remoto.

E poi ci sono i due maggiori che frequentano le scuole superiori e che studiano da casa da quando è stato imposto dalle nuove regole anti coronavirus l’insegnamento a distanza.

«Fino a quando le strade erano libere e ci si muoveva coi mezzi propri, di tanto in tanto il ragazzo più grande prendeva la funivia per tornare a casa: una volta arrivato in cima bastavano 25 minuti di cammino per tornare qui i azienda, dalla sommità del Poggio Sant’Elsa. Ma ora anche questa scorciatoia è inutile: non ci si muove, e anche volendo tra poco la funivia chiuderà per l’orario invernale».

Un contesto di totale immersione nella natura, ma faccenda che per la vita di tutti i giorni suona molto meno romantica. In molti hanno dato un sostegno arrivando ad acquistare qui i prodotti con gruppi di acquisto solidale.

Ma la situazione rimane complicata.

«Il ciclo naturale della capra dura circa otto mesi e sta finendo proprio ora. Gli animali verranno messi a riposo e pronti per partorire a febbraio, marzo», spiega Tomasini, «e in questo frangente sfruttiamo varietà delle produzioni di qualità che abbiamo per raggiungere la nostra clientela: è questa la formula per stare al mondo con così pochi animali. Offriamo blu di capra o erboranti in bianco, croste fiorite, ricotta stagionata. Insomma un’ampia gamma che soddisfa tutti», spiega Renato. I clienti però, devono raggiungerli nel fondovalle.

Ma a Vararo (è in realtà Casere, frazione di Laveno Mombello) c’è anche un locale pubblico, la Gigliola, un noto ristorante che si affaccia sul Lago Maggiore proprio di fronte a Verbania e alle Isole: «Resistiamo aperti di giorno perché abbiamo qualche operaio che sta sistemando la mulattiera o altri che lavorando a luce e telefono, ma non arriva quasi nessun altro», spiega Alessandro Papini, il giovane contitolare dell’attività.

«Il Cuvignone fa paura a molti, lavoriamo di domenica ma ci sono pure le limitazioni covid e la capienza è quasi dimezzata. In ottobre la domenica si facevano 140/150 coperti ora si arriva a poco più della metà».

Una situazione difficile che i residenti, una cinquantina, guardano con apprensione anche alla luce dell’arrivo dell’inverno che da queste parti vuol dire ghiaccio e neve che rende ancora più difficile superare il passo.

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Pubblicato il 30 Ottobre 2020
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