Giovanni: “Il lockdown è passato veloce, ma la pallavolo è stata una mancanza importante”
Storie di giovani in un anno di pandemia. Una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. Oggi parla Giovanni, di Sesto Calende
Young covid, storie di giovani in un anno di pandemia. Un nuovo spazio nato per dare voce a chi, in un anno di emergenza sanitaria, non ha avuto molte occasioni per esprimersi. (foto di copertina: Andrea Elli)
La pandemia ha inevitabilmente tolto qualcosa (o qualcuno) a tutti durante uno degli anni più bui della storia recente del nostro Paese e del mondo intero. Tutti hanno sofferto, chi più, chi meno.
Ci sono state però anche le vittime collaterali del covid, quelle di cui nessuno parla: i giovani. Abbandonati, fin dall’inizio, loro, che sono il presente e saranno il futuro del nostro Paese.
Attraverso Varesenews e V2Media, il network dei nostri giornali, vogliamo dare voce a chi, da un anno a questa parte, non ne ha avuta, grazie ad una serie di interviste a ragazze e ragazzi del territorio. Se volete scriverci per raccontarci come avete vissuto questo anno pandemico potete COMPILARE QUESTO MODULO.
Giovanni Gerosa Brichetto ha 23 anni e vive a Sesto Calende. La pandemia lo ha costretto a interrompere l’attività sportiva, ma gli ha permesso di riscoprire il “fai da te”. La didattica a distanza gli ha permesso di seguire le lezioni universitarie più frequentemente.
Come hai vissuto, in generale, la pandemia? Qual è stata la tua percezione della malattia?
Sono riuscito a viverla abbastanza bene, nel senso che il periodo di lockdown è passato piuttosto velocemente poiché ero impegnato a studiare e a lavorare. In più mi sono tenuto occupato con vari hobby. La percezione è cambiata in modo positivo. Personalmente credo ci siano stati grossi miglioramenti in un anno di pandemia.
Qual è la mancanza che più hai accusato durante il periodo di lockdown?
Gli amici stretti. Fortunatamente viviamo in un’epoca che consente di rimanere in contatto virtuale. Sentivo spesso le persone care attraverso videochiamate sulle varie piattaforme.
Hai rispettato le restrizioni imposte dalle autorità? Se sì, cosa pensi di chi non le ha rispettate?
Ho rispettato tutte le restrizioni, e penso che chi non l’ha fatto non abbia avuto (e probabilmente ancora non ha) rispetto per coloro che hanno perso cari a causa del virus.
Facevi qualche sport o attività che hai dovuto interrompere?
Giocavo a pallavolo, e il campionato è stato giustamente interrotto a metà. Ho dovuto rinunciare ad andare in palestra per fare gli allenamenti. È stata una mancanza importante.
C’è qualche hobby o passatempo che a causa del lockdown hai riscoperto? O qualcosa di nuovo che, grazie al tempo libero, hai scoperto?
Ho riscoperto il “fai da te”: nel tanto tempo libero a disposizione mi sono dedicato a dei piccoli lavoretti in casa.
Pensi che i problemi di salute mentale causati dalla mancanza di socialità, soprattutto tra i più giovani, possano diventare un problema serio?
Probabilmente per alcuni sì. Il contatto umano è necessario per il modo in cui viviamo.
Cosa ne pensi della comunicazione dei mass media a proposito della pandemia?
Troppe notizie e troppo diverse.
Come hai affrontato la DAD? Cosa ne pensi dell’efficienza delle lezioni online?
Personalmente mi sono trovato molto bene con la DAD, poiché sono riuscito a seguire quasi tutti i corsi. Spesso in presenza non potevo farlo per via della distanza dalla sede e per impegni lavorativi che mi impedivano di frequentare i corsi.
Aderirai alla campagna vaccinale? Reputi giustificato lo scetticismo attorno ai vaccini?
Sì, aderirò positivamente perché credo sia l’unica soluzione al problema. Lo scetticismo non lo reputo per niente giustificato. Chi è scettico sui vaccini dovrebbe chiedersi come mai la prospettiva di vita media sia diventata così alta.
Pensi che siamo entrati nella fase finale della pandemia? Si vede, secondo te, la luce in fondo al tunnel?
Mi auguro di sbagliare ma credo che durerà ancora un po’. La luce si vede ma è ancora molto lontana.
Pensi che la quotidianità cambierà dopo la pandemia? Se sì, come?
Credo di sì. Per quanto mi riguarda ci sono cose che mi sono disabituato a fare che prima facevano parte della mia quotidianità, e altre che ho cominciato a fare e che ne diventeranno parte.
Qual è una cosa che farai appena ci sarà piena libertà?
Probabilmente una vacanza.
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