Mattia, 25 anni e la schiena fragile: “Aiuto gli altri a vaccinarsi”
Affetto da una grave lesione midollare, il ragazzo dedica due giornate la settimana al volontariato nel centro vaccinale di Rancio Valcuvia accompagnato dal padre
Un papà d’acciaio inossidabile ma dal cuore dolcissimo. Un figlio dalla schiena fragile e dalla volontà indistruttibile.
All’hub vaccinale di Rancio Valcuvia tutti conoscono Mattia ed Emanuele. Li trovi che si muovono vicini all’ingresso della grande tensostruttura montata dall’Esercito che serve a vaccinare le valli del Nord della provincia e del Luinese, fra lago e montagna: ben oltre 5’ mila persone sono già passate da qui.
Ed è proprio dalla montagna che padre e figlio la domenica e il lunedì pomeriggio partono per il loro viaggio della solidarietà, da Dumenza a Rancio Valcuvia.
Proprio così: la località di montagna fra Luino e la Svizzera che più di una volta ha fatto parlare di sé per il gran numero fra volontari e infermieri che si danno da fare per la campagna vaccinale fa ancora una volta notizia, ma con una storia del tutto particolare, fatta di impegno, costanza, solidarietà e forza. Perché Mattia ce la mette tutta, la forza, con la sua schiena fragile: soffre di spina bifida, una malattia che lo rende invalido al 100%; lo fa stancare rapidamente e per questo deve spesso muoversi sulla sedia a rotelle, la stessa con la quale ha vinto i campionati italiani di basket in carrozzina con la Briantea 84.
Ma qui a Rancio Valcuvia si gioca invece un’altra partita, quella del futuro legato ad uno sforzo enorme che da mesi le autorità stanno compiendo per immunizzare la popolazione dagli effetti del virus. E allora Mattia ha risposto alla chiamata mettendosi in gioco di persona: spesso indossa il camice bianco a inizio turno e indica agli utenti il posto dove andare per ricevere la prima dose o il richiamo in una delle dieci linee vaccinali che a seconda delle giornate vengono attivate all’hub. «Non demorde, va ogni volta fino in fondo», racconta papà Emanuele, 58 anni che si è ritagliato appositi spazi di tempo nel suo lavoro che gli consente flessibilità: è «problem solver» per una multinazionale.
«I salti mortali per incastrare i tempi di questa attività vengono fatti, certo, ma sempre con grande passione», spiega.
«Capita che un giorno mi trovi a Pavia, e l’altro in Sicilia, ma cerco nei limiti del possibile di dare una mano, portando qui all’hub Mattia. Succede di dover pranzare alle 10.30 la domenica mattina per arrivare in tempo, o di fare altri sacrifici. Ma noi ci siamo, sempre, nei limiti del possibile».
Il servizio dura 4 ore, domenica 12.00-16.00, il lunedì 16.00-20.00; Mattia se lo fa quasi tutto in piedi, ogni tanto si siede per riprendere forze. È da una di queste sedie all’ingresso che racconta la sua vita e quello che fa: «Conosco bene l’inglese, ora mi sto occupando di traduzioni di libri fantasy, storie di vampiri, mi piacciono!». I vampiri però sono famosi per succhiare il sangue, tu è come se lo donassi, con questa attività di volontarato…«Si è vero, ma è una cosa che mi sento di fare e mi piace». Capita poi di fare oltre, come per esempio convincere qualcuno a vaccinarsi.
«Sì, l’ho fatto! Non qui, ovviamente, ma fra la mia stretta cerchia di amici: ho convinto una persona che non aveva intenzione di vaccinarsi a farlo. Una piccola battaglia vinta».
In realtà, per Mattia, è una grande conquista, che si affianca al lavoro che già svolge con grande efficacia e fatica, per aiutare gli altri.
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