Dalla Romania al Varesotto la storia di un’amicizia, “La ragazza dell’est” presentato a Varese
Nel suo libro, Donata Bertinelli racconta la storia della donna - e amica - che si è presa cura della sua madre anziana. Una storia emozionante, fatta di difficoltà e sogni traditi, ma che si chiude con un lieto fine
La storia vera di un viaggio alla ricerca di una vita diversa e di un’amicizia sbocciata da quello che spesso rimane un semplice rapporto di lavoro. “La ragazza dell’est” è il libro con cui Donata Bertinelli, insegnante di lettere di Sesto Calende, racconta la storia della donna – e amica – arrivata in Italia dalla Romania che si è presa cura di sua madre. L’autrice ha presentato il libro sabato 10 luglio al circolo Acli “Prendiamoci cura” di Varese.
Il libro nasce dal desiderio dell’autrice di raccontare la storia di una persona entrata nella sua vita in un momento difficile, e che col tempo ha imparato a conoscere. Attraverso le pagine di “La ragazza dell’est” si ripercorrono le peripezie che la protagonista ha dovuto affrontare per arrivare in Italia, la lotta tra i suoi sentimenti quando lascia alle spalle il proprio paese, e una volta arrivata in Italia le differenze, il sospetto e i pericoli che ha dovuto affrontare prima di trovare la sua strada.
Una storia fatta di sacrifici e di sogni traditi, ma che si chiude con un lieto fine. Sono però la sensibilità e la dolcezza con cui l’autrice è riuscita a raccontarla che rendono “La ragazza dell’est” un libro adatto per riflettere sulla condizione di tante donne che hanno cominciato una nuova vita in Italia, aiutando le famiglie a prendersi cura dei loro cari più anziani. Donne ancora poco tutelate e che faticano a diventare a tutti gli effetti parte della comunità dove vivono.
La trama
Alina (nome di fantasia) ha da poco superato la soglia dei trent’anni quando decide di lasciare la Romania dove vive con le sue due bambine e il marito, un uomo inetto, per cercare lavoro in Italia.
La sua nuova vita non inizia come avrebbe sperato: il viaggio per arrivare in Italia è pieno di difficoltà e, una volta arrivata a Roma, teme di essere trascinata in un giro di prostituzione ma, determinata a cercare una vita migliore di quella che ha lasciato, riesce a trovare lavoro al sud come bracciante durante il periodo di raccolta delle arance.
Qui vive un primo tormentato amore per Vito, destinato a terminare dopo poco a causa dei pregiudizi dei compaesani dell’uomo.
Decide così di trasferirsi in Lombardia, dove trova lavoro come badante della madre di Iole, una donna di mezza età con cui instaura un forte legame d’amicizia. Grazie a lei, Alina conosce Fabio trovando nuovamente l’amore e la speranza nel futuro.
“Nei miei libri parlo di donne, in questo parlo di una mia amica”
«Ho scritto questo libro – spiega Donata Bertinelli – perché amo le donne. Amo noi donne perché siamo forti e perché ho avuto la fortuna di conoscere donne incredibili. Mi piace parlare di loro, e in questo libro parlo di una mia amica. Mi sento onorata che lei abbia voluto prestarmi la sua storia».
«Come me – aggiunge l’autrice -, anche Iole non ha mai fatto la datrice di lavoro prima di conoscere Alina, ma sa che da questo incontro potrà scaturire un’amicizia. Iole è più grande di Alina e nei suoi confronti si sente un po’ come una madre, anche se resta spiazzata dal fatto che questa giovane donna abbia a volte più esperienza di lei. Nel libro ho voluto restituire alcuni aspetti di vita quotidiana, dalla storia d’amore tra Alina e il suo nuovo marito, all’arrivo in Italia delle sue due figlie e i nuovi problemi legati alle loro necessità. Anche il linguaggio ha il suo ruolo in questa storia, dove a volte il Rumeno si contamina col Varesotto stretto, e fa da sfondo agli sforzi di Alina di integrarsi insieme alle figlie nella nuova realtà».
«Quando ho visto il libro in libreria – racconta Maria Hayday, volontaria di “Prendiamoci cura” e organizzatrice dell’incontro – è stato il titolo a colpirmi. “Coraggiosa questa scrittrice”, ho subito pensato. Non è da tutti dare importanza alla storia di una donna con un lavoro spesso così precario e ancora preso poso in considerazione. Le badanti non fanno miracoli, fanno solo il loro lavoro, ma lo fanno mettendoci il cuore. È quindi ora che queste donne possano finalmente avere la possibilità di sentirsi parte della famiglia dove lavorano, e che i membri delle famiglie si prendano cura di loro, così come loro si prendono cura dei loro cari».
«Il libro – commenta Giovanna Lumiera, presidente del circolo Acli “Prendiamoci cura” di Varese – racconta una storia fantastica, ma storie del genere purtroppo non capitano spesso. È un volume molto emotivo ed emozionante, che lascia un segno in chiunque lo legga. Il nostro circolo si occupa quasi esclusivamente di aiutare le assistenti famigliari, e ogni volta ci colpisce quanta sia ancora l’indifferenza che circonda lavoratrici come noi».
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