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A Sesto Calende la storia dei tre piloti scomparsi in Iran

Paul Maenhaut ha presentato le informazioni raccolte grazie alle sue ricerche riguardo all'incidente di 50 anni fa. Presenti alla cerimonia anche i figli dei due piloti belgi scomparsi insieme al sestese Luigi Tamborini

A Sesto Calende la storia dei tre piloti scomparsi in Iran

È stato il rombo di un Siai Marchetti Sf-260 in volo sul lungofiume di Sesto Calende nella serata di lunedì 26 luglio a ricordare Luigi Tamborini, Roger Fagnoul e Robby De Bruin. Si tratta dello stesso modello dei due aerei su cui i tre piloti stavano viaggiando in direzione Singapore alla fine del 1971: un viaggio da cui però non tornarono mai. Luigi, Roger e Robby si schiantarono a pochi giorni di distanza in una zona montagnosa e inospitale in Iran. A 50 anni di distanza il Comune di Sesto Calende li ha ricordarti presentando con una conferenza i risultati della ricerca del comandante Paul Maenhaut, che ha ricostruito la storia di quell’incidente e delle operazioni di ricerca.

Tra il 3 e il 4 dicembre 1971, sei aerei Siai Marchetti Sf-260 decollarono dall’aeroporto di Malpensa iniziando così un lungo viaggio in direzione Singapore, dove sarebbero stati consegnati al loro acquirente. Il 7 dicembre, mentre i due equipaggi belgi procedevano nei pressi del confine tra Iran e Iraq, però, a causa del maltempo si perdono le tracce del velivolo di Fagnoul e De Bruin (il modello I-Sinm). Il 13 dicembre, ancora una volta a causa del maltempo, anche il gruppo dei piloti italiani perde i contatti con l’aereo di Tamborini. Passeranno mesi e diverse missioni di ricerca, tra intoppi diplomatici e territori impervi, perché vengano ritrovati i velivoli e i resti dei tre piloti scomparsi.

All’incontro di lunedì sera hanno partecipato i familiari di Luigi Tamborini, ma anche i figli dei due piloti belgi scomparsi. «Questa commemorazione – si è rivolto a loro Giovanni Buzzi, sindaco di Sesto Calende – lega la nostra città alla storia del volo, con le sue conquiste e i suoi caduti, il lavoro e l’ingegno delle maestranze con il coraggio e a volte il sacrificio dei piloti. Siamo onorati della nostra storia e ci auguriamo che il calore della nostra comunità nei vostri confronti possa diventare un tributo alla memoria dei vostri cari».

«Per i suoi amici, Luigi era “un vero balòss – racconta Paul Maenhaut, che ha raccolto le testimonianze di chi Luigi Tamborini lo conosceva -. Amava suonare la fisarmonica, e faceva parte della Banda degli Stunàa. Molti si ricordano del suo idrovolante Sea Bee e del suo lavoro al Maglificio Colonna».

«In questa giornata – ha commentato Elena Zeni, nipote di Luigi Tamborini – ricordiamo una tragedia che si trascina una storia lunga 50 anni. La vita di Luigi è volata via in fretta, e spesso ci chiediamo quante cose avrebbe ancora fatto se fosse ritornato. Ci sarebbe piaciuto rivederlo arrivare sotto il ponte di Sesto col suo idrovolante. Ringraziamo Paul Maenhaut per aver ricostruito la nostra storia, la storia di Luigi e della sua passione per il volo».

Alessandro Guglielmi
alessandro.guglielmi@varesenews.it
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Pubblicato il 27 Luglio 2021
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