8 settembre, quando i nazisti occuparono l’ospedale psichiatrico di Bizzozero
In occasione dell'anniversario Paolo Molinari ripercorre sulla pagina "La Varese Nascosta" la storia dell'ospedale, costruito nel '38 e oggi parte dell'Insubria. In quei giorni si scatenò anche la caccia tedesca agli ebrei
L’8 settembre 1943: un giorno che ha cambiato la storia dell’Italia, stravolgendo la vita di milioni di persone, soldati e civili, che improvvisamente si ritrovarono coinvolti in una guerra civile. Con il proclamo dell’armistizio dell’8 settembre – l’Italia aveva in realtà firmato la resa cinque giorni prima a Cassabile – in tutto lo Stivale iniziarono giornate di caos che portarono alla cattura di centinaia di migliaia di soldati italiani da parte dei soldati nazisti, con questi ultimi che diedero vita anche a stragi nei confronti degli ebrei.
A Varese l’8 settembre le truppe naziste occuparono anche l’ospedale neuropsichiatrico di Bizzozero (nella foto), oggi sede dell’Azienda per Tutela della Salute e parte dell’Insubria. Un episodio raccontato da Paolo Molinari, con tanto di foto dell’epoca, sulla pagina “La Varese nascosta.”
«L’ospedale neuropsichiatrico provinciale fu costruito negli anni 1937 – 1938 e cominciò a funzionare nel gennaio 1939 – spiega Molinari -. Disponeva allora di un migliaio di posti letto circa». Destinato dopo l’8 settembre 1943 alle truppe tedesche, «l’ospedale riprese la sua attività solo nel settembre 1948, riuscendo in breve tempo a ripristinare edifici ed impianti gravemente danneggiati».
La provincia di Varese, per la sua posizione di confine con la Svizzera neutrale, era centrale per i tedeschi anche per la caccia agli ebrei in fuga.
Nelle giornate seguenti all’armistizio la “reazione” delle truppe naziste, affiancate da collaborazionisti fascisti, portò sulle sponde del Verbano alla tragedia che sarebbe passata alla storia come l’Eccidio del Lago Maggiore, la strage in cui persero la vita 57 ebrei, tra Baveno, Meina, Mergozzo, Arona.
Una giovane varesina la prima vittima della strage nazista di Baveno
Sulla sponda piemontese entrarono in azione le SS, mentre su quella lombarda – tra il Maggiore e il Ceresio – il compito di catturare gli ebrei fu condotta soprattutto dai reparti confinari della Zollgrenzschutz, i doganieri tedeschi.
La caccia agli ebrei trovava uno strumento “preparatorio” già dettagliato e pronto: il censimento discriminatorio degli ebrei avviato già nel 1938, anche in provincia di Varese.
Tra mille difficoltà, diverse famiglie ebree passarono il confine nella zona del Tresa, tra Luino e Ponte Tresa, come racconta anche il documentario di VareseNews firmato da Andrea Camurani e Marco Corso:
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