Castagne piccole ma buone, colpa del maltempo, e occhio ai “furti inconsapevoli”
Le super piogge hanno colpito duramente anche nei boschi. Si lavora al consorzio Castanicoltori dove ricordano: “Nei fondi privati non si può raccogliere”
La radura nel bosco non è il set della “Casa nella prateria” ma frutto del lavoro di chi governa le piante, che in montagna sono servite alle nostre generazioni passate per vincere gli anni della fame, quando cioè le castagne erano il pane delle valli.
Nei dintorni del Parco del Campo dei Fiori (e naturalmente anche al suo interno) sono presenti oltre 30 ettari di bosco messo a regime come “selva castanile”, tutto il contrario di quanto siamo abituati a vedere nella stragrande maggioranza dei casi quando si intende “andare a castagne“ nel boschetto dietro casa, bello, salutare ma con un sottobosco carico di foglie che si stratificano di anno in anno, alberi caduti e piante allo stato brado.
La selva castanile è l’esatto opposto, completamente diversa, e si presenta come un prato verde arioso, dove entra la luce e che ospita il “capitale naturale” delle nostre montagne: le piante di castagno che, come esattamente fanno gli altri alberi legati alla frutticoltura, producono i loro frutti e che hanno un valore.
Non a caso in questi giorni è possibile conferire quanto raccolto al consorzio Castanicoltori che ha la sua sede a Brinzio ma il suo cuore battente a Castello Cabiaglio (nella foto qui sopra) dove nella ex proloco è attivo un punto di selezione delle castagne che vengono pesate, lavate e comprate dal consorzio, che a sua volta le rivende a privati o associazioni, proprio in questi weekend a pieno regime con feste a base di castagne cotte sul fuoco.
Una filiera economica a chilometri zero che sfrutta la natura e la vastità di boschi carichi di castagne, «anche se quest’anno i frutti sono leggermente più piccoli, specialmente nel versante Nord del Campo dei Fiori, quello meno esposto al sole. E sono molto buone, hanno un ottimo sapore», spiega il presidente del Consorzio Luca Colombo.
Frutti che hanno pure risentito delle piccole tempeste d’acqua che hanno colpito il Varesotto nella seconda metà di settembre e in alcuni casi hanno prematuramente fatto cadere le castagne (in particolare nel weekend da “allerta rossa” di qualche settimana fa).
Momento importante, quello della raccolta; è permessa ma deve rispettare le regole del buonsenso, che devono sposarsi con quelle disposte dalla legge. «Entrare in un fondo privato e raccogliere della frutta è considerato a tutti gli effetti furto. E questo vale anche per le castagne, proprio in quei 30 ettari che molti operatori a fatica hanno cominciato a coltivare», spiega Colombo.
È dunque chiaro che in un bosco abbandonato nessuno avrà interesse a rivendicare la raccolta delle castagne, ma fra Castello Cabiaglio e Orino hanno cominciato proprio in questi giorni ad apparire alcuni cartelli “nuovi” che avvisano i tanti frequentatori dei boschi che stanno per avventurarsi in una proprietà privata (nella foto, scattata lungo il sentiero 310).
«È successo, ma non in provincia di Varese, che alcuni proprietari di fondi abbiano posizionato fototrappole: le immagini delle raccolte “proibite” sono state trasmesse ai carabinieri e si è proceduto per furto», spiega Colombo. Dalle nostre parti non è ancora avvenuto, e non si è andati più in là dei cartelli di avvertimento.
È però certo che in futuro, col crescere di queste attività sparse soprattutto nell’anello basso del Campo dei Fiori, quello attorno ai principali sentieri (specialmente quelli che consentono di circumnavigare la montagna, i “310” a e b) sarà necessario cambiare gli atteggiamenti per quanti vogliono farsi i classici “quattro passi“, che anticipano le “due padelle“ di castagne.
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