A Carmine Superiore, il villaggio sul Lago Maggiore dove si arriva solo a piedi
Una chiesa affrescata, un pugno di case in pietra ben curate, una balconata sul Verbano. E soprattutto solo un sentiero per arrivarci: qui non ci sono strade
Un villaggio raggiungibile solo a piedi, un angolo già di montagna, ma con la vista impareggiabile sul Lago Maggiore: è il paesino microscopico di Carmine Superiore, che entra nel ristretto numero di luoghi abitati dove non esistono auto.
Carmine Superiore, nato nel Medioevo e abbandonato dagli ultimi abitanti stabili negli anni Trenta, è una frazione di Cannobio, sponda piemontese del Verbano: si trova di fronte ai monti della Veddasca, quasi dirimpettaio del borgo lombardo di Monteviasco, noto perché raggiunto solo da una mulattiera.
Carmine Superiore è un abitato minuscolo, ma qualcosa – la chiesa affrescata, gli archi tra una casa e l’altra, la balconata che un tempo era cimitero – dice che era un vero villaggio, non un alpeggio provvisorio.
Si parte da Carmine Inferiore, pochi edifici lungo la strada del lago. Arrivando da Verbania le poche case sono anticipate da un parcheggio dove lasciare l’auto: il sentiero parte a fianco di una casa, è ben indicato dai cartelli escursionistici bianco-rossi: non fatevi ingannare dalla prima rampa con brutti gradini in cemento, subito dopo il percorso diventa una stradina lastricata di pietre.
Ci si arrampica prima tra poche case di vacanza di un tempo: qualche palma ricorda che il lago era un esotico luogo mediterraneo, per tedeschi e svizzeri. In un paio di punti una cappellina o una panchina offrono un’occasione per fermarsi a guardare o a tirare il fiato (se non si è abituati, ma la strada è breve).
Dopo una quindicina di minuti di cammino si sbuca quasi d’improvviso di fronte alla chiesa di San Gottardo, abbarbicata sulla roccia e disposta su tre livelli costruiti tra 1332 e 1431.
All’interno un tripudio di affreschi appena restaurati che si possono ammirare (se la chiesa è chiusa) anche da una finestra vetrata.
All’esterno il vecchio cimitero è divenuto una balconata affacciata sul Maggiore, con vista su Maccagno e i villaggi che come gradini risalgono la Val Veddasca, Luino che s’intravede a destra. Anche all’esterno ci sono molti affreschi, scoperti nel 1933: santi, vescovi, i tre re magi che carichi di doni si presentano al bambino Gesù.
Intorno alla chiesa ci sono poche case, in massima parte recuperate come case da weekend ed estive. Ci sono archi, qualche vaso di fiori. In alcuni punti il sentiero non è altro che la nuda roccia che affiora, tra gli edifici.
Non c’è bar, non c’è ristorante, a Carmine, solo i vicoli e la vista ampissima.
Volendo – se si ha buona gamba – per un pranzo si può proseguire per arrivare a Cannero (50 minuti) o a Cannobio (1h 20’).
Oppure si può arrivare solo in fondo al villaggio, alle ultime case: si è all’altezza dei tetti di beole, uno vicino all’altro. Subito dietro si aprono alcuni prati, un albero di caco con i suoi frutti arancio sfida gli alberi a chi offre i colori d’autunno più intensi. Oltre i tetti in pietra il lago si offre allo sguardo, più ampio ancora, senza pudore, tra la Svizzera e le isole Borromee.
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