“Polenta e microplastica”; la prima serata di Glocal
E’ solo 70 anni che la plastica fa parte delle nostre vite, ma ha già cambiato profondamente il pianeta: per certi versi rendendo più semplice la nostra quotidianità, ma per altre infiltrandosi nell’acqua di tutto il mondo, fino al polo nord, riempiendo i nostri rubinetti, o passando da un tombino di Varese al mare attraverso le microplastiche, che sono tutti i pezzi di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri.
A volte è difficile capirlo, ma proprio la prima serata di Glocal l’ha approfondito e sviluppato, con tanti dati e ed esempi sorprendenti, introdotti dal direttore di Varesenews Marco Giovannelli e raccontati dalla conduttrice Eleonora Martinelli, e grazie alla presenza di alcuni ospiti speciali.
Come Franco Borgogno, giornalista, scrittore, comunicatore ed educatore scientifico ambientale, guida naturalistica, fotografo: uno dei primi a studiare e a ricercare le microplastiche nell’oceano e negli animali che negli oceani vivono. «Quando ho cominciato a fare ricerche, ero il primo non solo in Italia, ma in tutta Europa» ha ricordato. «Gli studi li ho fatti da solo, in compagnia degli Inuit». I risultati delle sue ricerche sono ritrovamenti spesso sconvolgenti: come la bottiglia d’acqua da mezzo litro che ha compiuto 20 anni al polo nord, o la bottiglia di candeggina Montedison perfettamente conservata dopo 50 anni. «Alcune plastiche, come quelle che ricoprono la mortadella, sono assolutamente impossibili da riciclare. Ci sono cose che semplicemente non dovrebbero essere usate, o usate in altro modo. La maggior parte degli scrub e dei dentifrici a microgranuli sono composti da microgranuli di plastica. Basterebbe sostituirli con granuli di sabbia, di gherigli di noce, di argille. Ma usare la plastica fa risparmiare».
O come Paolo Mazzuchelli, presidente di Alfa società pubblica che gestisce il Servizio Idrico Integrato della Provincia di Varese: «La plastica è ovunque, ormai è un elemento essenziale delle nostre vite, e anche noi ce la ritroviamo nell’acqua – spiega – il lavoro di filtraggio è dei depuratori: una prima griglia toglie le piu pesanti, poi ci sono una serie di filtri sempre piu piccoli fino ad un ultimo filtro molto fine, come un telo, che elimina le particelle piu piccole. Ma non elimina le micro plastiche: al momento non esistere depuratore al mondo che riesca a farlo al momento. Su cosa possiamo quindi lavorare? sulla consapevolezza delle persone, soprattutto del fatto che nessun depuratore al mondo può risolverlo. Ogni settimana in provincia di Varese vengono fumate un milione di sigarette, i filtri finiscono per terra e nei tombini e molti di loro arrivano fino al mare. Nessun depuratore è in grado di smaltire i filtri delle sigarette. Quindi, per ridurre le microplastiche si può cominciare a non gettare le sigarette per terra».
Un’altra pratica semplice, per cominciare, è anche cambiare opinione sull’acqua del rubinetto: «Dicono che l’acqua del rubinetto non è buona. Ma noi abbiamo valutato i valori di alcune acque minerali, e ne abbiamo trovato una al limite della potabilità. L’acqua del rubinetto non è meno buona delle minerali, perché è l’acqua piu controllata che potete trovare: io rischio penalmente se l’acqua non corrisponde ai requisiti di potabilità. E il controllo ce lo fa a campione ogni settimana l’ATS. Inoltre, un metro cubo d’acqua, cioè 1000 litri, costa 1 euro e 35, cioè 0,0013 euro al litro. quanto costa la bottiglietta al bar?»
Con loro sul palco anche Barbara Meggetto, Presidente di Legambiente Lombardia. dall’ottobre 2015, che dal 2007 al 2015 ha ricoperto la carica di portavoce della Goletta dei laghi e che ha raccontato tra l’altro, l’importanza di questo genere di “buone pratiche”: «Goletta Verde fa un lavoro sui laghi che ha bisogno di una corrispondenza dalle amministrazioni pubbliche: sennò è come buttare i soldi pubblici insieme alla spazzatura che finisce nei laghi. Noi rileviamo un problema, che corrisponde a un mancato servizio: nella maggior parte dei casi è un problema di fogne che non ci sono».
Sorprendentemente, tra i relatori c’era anche la manager di una delle più importanti aziende plastiche della provincia di Conterno, CEO di LATI: ma a scoprire meglio la loro attività, non è cosi sorprendente: anzi è la prova che le buone notizie, e le buone pratiche, nascono e si sviluppano anche da chi produce plastica, anzi innanzitutto da loro.
Una serata che non si è conclusa solo sul palco: Protagoniste sono state anche più piccole esperienze di buone pratiche, o ricerche promettenti: come quella di Beatrice dal Pio Luogo giovanissima laureata in ingegneria ambientale al politecnico, che ha effettuato una ricerca sulla micro e ultrafiltrazione delle fibre sintetiche dalle lavanderie, responsabile della maggior parte della produzione di microplastiche al mondo, o il dispositivo dall’aspetto di una pianta acquatica che usa l’energia del sole per degradare piu in frette le microplastiche trovate nei laghi. «Un progetto per ora solo sulla carta ma sono fiduciosa che in futuro ci siano sempre piu finanziamenti per progetti simili e sempre piu interesse per questo genere di progetti».
Tra le buone pratiche invece, quelle delle “Famiglie Sballate” progetto che coinvolge trenta famiglie nella riduzione dell’uso di plastica usa e getta nel fare la spesa, e quello di le Buone&Pratiche e il My Family Store che propongono tra l’altro detersivi ricaricabili e pannolini lavabili.
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