Benzina “esentasse” a basso prezzo, le Fiamme Gialle di Verbania scoprono una frode da 44 milioni
Scoperto un distributore di benzina dell'Ossolano che dal 2015 applicava prezzi alla pompa molto più bassi dei concorrenti. Evasione fiscale da record e sequestri da 1 milione di euro ad una delle società che facevano false fatture
Nell’ambito delle attività di monitoraggio e contrasto delle frodi nel settore dei prodotti energetici, i Finanzieri del Comando Provinciale di Verbania hanno individuato un articolato sistema di evasione fiscale perpetrato da un’associazione a delinquere, la quale attraverso l’interposizione di società “cartiere”, tra il fornitore comunitario di carburanti e il cliente finale (distributore stradale), ha evaso e riciclato l’IVA dovuta all’Erario, derivante dalla commercializzazione sul territorio nazionale di prodotti petroliferi per autotrazione.
Le attività investigative, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, hanno preso spunto dall’«analisi di rischio» del settore del commercio di carburanti nel Verbano-Cusio-Ossola (aziende con rapido incremento del volume d’affari, prezzi ribassati rispetto al mercato, anomali flussi finanziari, etc.), consentendo di individuare un distributore stradale dell’ossolano, il quale dal 2015 ha sistematicamente applicato il prezzo di vendita alla pompa più basso rispetto a quello praticato dagli altri distributori stradali operanti nella provincia.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania ha consentito di disvelare un’imponente “frode carosello” posta in essere attraverso “filiere commerciali” create ad hoc, al solo fine di porre in essere il meccanismo di frode all’IVA, che, oltre a determinare una sottrazione d’imposta all’Erario per quasi 44 milioni di euro, ha indotto l’immissione in commercio di prodotti petroliferi a prezzi di vendita più concorrenziali rispetto a quelli correnti di mercato, con perniciosi effetti distorsivi del mercato di riferimento.
Gli artefici della frode, tramite società così dette “cartiere“ a loro riconducibili, si sono interposti tra i fornitori comunitari dei prodotti energetici, ubicati in Slovenia, Romania e Croazia e i clienti finali, ubicati sul territorio nazionale (distributori stradali), e attraverso tali società, omettendo di dichiarare e versare l’IVA sulle vendite del prodotto petrolifero, hanno illecitamente capitalizzato l’imposta evasa, riciclandola attraverso un ulteriore schermo di società cartiere, situate nella zona di Napoli e in Slovenia, e in parte utilizzandola per retrocedere agli stessi clienti un “premio fedeltà” in denaro contante, ovviamente “in nero”, quantificato proporzionalmente in base ai quantitativi di prodotto acquistato.
Uno degli utilizzatori delle fatture soggettivamente inesistenti nonché destinatario del “premio fedeltà” è stato individuato in un rappresentante legale di una società ossolana e, per questo, denunciato per il reato di utilizzo, nelle dichiarazioni IVA delle annualità 2018 e 2019, di fatture soggettivamente inesistenti (art. 2 del D.Lvo 74/2000) per un imponibile complessivo pari a oltre 5 milioni di euro.
Le ipotesi investigative delle Fiamme Gialle, hanno convinto il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Verbania che ha disposto, nei confronti della società e del suo rappresentante legale, la misura cautelare del sequestro preventivo del profitto del reato, per oltre un milione di euro.
Costantemente coordinati dal Pubblico Ministero, titolare delle indagini, i Finanzieri hanno quindi dato esecuzione alla misura cautelare, rinvenendo nel corso delle operazioni di perquisizione, lingotti d’oro e assegni circolari per il controvalore corrispondente alla somma da sottoporre a sequestro.
Nei periodi di crisi economica, come quella attuale, gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato, provocati dalla grande evasione e dalle frodi fiscali, risultano di gran lunga accentuate. Da qui, l’importanza dell’azione chirurgica svolta contro gli evasori e i frodatori, in quanto le frodi sia all’I.V.A. sia alle accise arrecano gravissimi danni alle entrate dello Stato e sensibili effetti distorsivi agli equilibri della libera concorrenza e nella regolazione dei rapporti con l’U.E., nei cui confronti l’IVA frodata è comunque dovuta.
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