Qualità dell’aria, Varese tra le migliori città lombarde secondo Legambiente
La Città Giardino, con Sondrio e Lecco, è quella con i dati migliori per i parametri UW. Cremona maglia nera. Ma l'associazione avverte: «Trend positivo ma ancora troppo lento. Attenzione alla zootecnia intensiva»
Migliora la qualità dell’aria lombarda, anche se c’è ancora parecchi strada da fare per raggiungere una situazione ottimale. Lo spiega il rapporto per il 2021 diffuso da Legambiente Lombardia che, tra le altre cose, mette in evidenza come Varese sia tra i capoluoghi dove si “respira meglio” tra i 12 della regione.
La buona notizia è che nel corso dell’anno che si sta per concludere tutti i capoluoghi hanno fatto registrare concentrazioni medie di PM10 ben al di sotto del valore soglia previsto dalla normativa europea, ovvero 40 microgrammi per metro cubo. Tutte le città, però, restano al di sopra del valore (15 microg/mc) fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al fine di ridurre l’eccesso di mortalità determinato dalle eccessive concentrazioni di particolato atmosferico.
Per quanto riguarda il PM10 ci sono differenze piuttosto marcate tra i diversi territori: Cremona – centro nevralgico della zootecnia nazionale – e Milano sono le città con il peggior piazzamento seguite a ruota da Mantova, Lodi e Brescia, tutte al di sopra dei 30 microg/mc. Bene Varese (22,1) che insieme a Lecco e Sondrio (le migliori) mostra come la fascia pedemontana sia in miglioramento sotto questo aspetto, insieme alle città dell’alta pianura (Bergamo-Como-Monza) che hanno valori compresi tra 26 e 29.
Le buone notizie per Varese arrivano anche da un altro parametro decisivo per la qualità dell’aria, il numero di giornate con valori di inquinamento da PM10 al di sopra della soglia critica di inquinamento grave. In questo caso, il dato limite stabilito dall’Unione Europea è di 50 microg/mc: la Città Giardino è la migliore in regione con “soli” 16 giorni da bollino rosso, meglio anche di Lecco e Sondrio (19). La Lombardia non brilla, in generale: tutti gli altri nove capoluoghi infatti hanno superato il numero massimo di giornate inquinate con Cremona addirittura a quota 66 seguita da Milano e Lodi con 60. Territori in cui la zootecnia intensiva occupa un ruolo importante, un fenomeno che – spiega Legambiente – in Lombardia «è cresciuto a livelli decisamente eccessivi, causando effetti gravi di inquinamento sia delle acque che dell’aria, per le emissioni ammoniacali rilasciate da stalle e liquami».
L’associazione ambientalista sottolinea però che anche in questo caso i parametri di salubrità dell’aria fissati dall’OMS sono ancora lontani per tutti i capoluoghi: secondo l’OMS infatti i giorni ad alta concentrazione di inquinamento non dovrebbero superare i 4 all’anno.
In questi ultimi giorni del 2021 la Lombardia non attraversa un buon momento per la qualità dell’aria: «L’inversione termica che sta caratterizzando la settimana in corso ci ricorda quanto sia fondamentale prevenire l’insorgere del particolato atmosferico, con le sue gravi conseguenze sulla salute dei cittadini – commenta la presidente di Legambiente Lombardia, Barbara Meggetto – Dicembre ha visto i livelli schizzare verso l’alto, per il meteo ma anche per la paura di utilizzare i mezzi pubblici a causa della pandemia, che però non ha fermato la corsa agli acquisti di Natale che hanno fatto aumentare traffico e polveri sottili».
Non basta, prosegue Meggetto «che le medie annuali di PM10 si attestino sotto i valori previsti dall’attuale direttiva europea tanto più che il numero dei superamenti annui per 9 capoluoghi su 12 si colloca oltre i 35 giorni. Il 2022 sarà l’anno in cui entreranno in vigore i nuovi limiti europei che rispondono alla logica di precauzione per la salute umana dettata dall’OMS, le cui soglie raccomandate sono fino a tre volte più basse di quelle attuali. Una condizione che rischia di aggiungere, alle procedure di infrazione già aperte, nuovi richiami per l’Italia e la Lombardia. Riproporre un nuovo modello di vita partendo dalla gestione delle città in senso sostenibile e allargando la possibilità di un utilizzo più capillare ed esteso del trasporto pubblico è una delle chiavi di volta, ma bisogna agire anche sul versante dell’allevamento intensivo, ormai una causa prevalente di formazione di particolato secondario a causa delle densità eccessive di capi allevati nelle campagne lombarde».
Il conclusione, la presidente regionale spiega: «Se dovessimo tracciare un bilancio del 2021 potremmo dire che i trend di miglioramento ci sono, ma le azioni sono ancora troppo lente per sottrarci da una condizione di inquinamento cronico, rendendo la qualità della nostra aria troppo dipendente dai capricci di Eolo. Per il 2022 ci piacerebbe poter contare di più sulla forza delle politiche e sulla messa in campo di azioni trasversali ai differenti assessorati regionali, perché solo così, anche utilizzando bene i fondi del Pnrr, possiamo respirare aria pulita tutto l’anno».
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