Il quinto giorno dell’incendio sul monte Gambarogno
Rogo ancora attivo e possibile cambiamento del vento: situazione immutata da mercoledì sera. La collaborazione fra le forze italiane e svizzere
Sono cinque le giornate di passione al confine fra Italia e Svizzera, fra Alto Varesotto e Gambarogno diventata la grande trincea del fuoco, fra assalti e controffensive: da una parte le armi sono il secco e il vento, dall’altra l’unione di uomini e mezzi per giocare d’esperienza e d’anticipo sulle fiamme.
Il confine tra Italia e Svizzera “caduto” per lottare contro l’incendio del Monte Gambarogno
Ci sono gli elicotteri svizzeri e i mezzi in volo italiani che dall’alto tengono sotto controllo i focolai con le “termocamere“: incendi che stanno nascosti senza farsi vedere e quando il vento ritorna riprendono e sbucano all’improvviso.
Da parte italiana questa mattina, giovedì, non sembrano esserci grossi cambi di fronte: è sempre attivo il presidio dei vigili del fuoco sopra Biegno, l’ultimo abitato prima del confine.
In Svizzera si lavora coi pompieri di Bellinzona e le attività con gli elicotteri.
A fare paura, però, è sempre il vento.
Alle 7 il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca Fabio Passera spiega che «le previsioni per la giornata ipotizzano un cambiamento della direzione dei venti da nord a sud, e questo potrebbe riattivare dei focolai».
Stamane sono una quarantina le persone attive sull’area interessata. Anche oggi saranno quattro gli elicotteri impegnati fin dalle prime luci dell’alba.
L’allerta è sempre alta, e la conferma che le distrazioni anche colpose non sono ammesse all’aria aperta in questi giorni sono ben chiare anche dai primi esiti sulle inchieste di polizia d’oltreconfine per ricostruire l’accaduto e la genesi di questo incendio che si è già mangiato 200 ettari di bosco.
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