Migliaia di anime in marcia tra Luino e Germignaga per dire “basta” alla guerra in Ucraina
Tra di loro presenti 33 sindaci, 300 rappresentanti della comunità ucraina e un fiume commuovente di cittadini. Uniti dal solo volere di far tacere le armi, di dire di "no" all'invasione russa in Ucraina
Sono state migliaia, a colpo d’occhio, le persone che hanno partecipato questo pomeriggio alla Marcia per la Pace in Ucraina, promossa dalla Comunità Operosa dell’Alto Verbano. A guidare il corteo 33 sindaci del territorio, in prima fila con la fascia tricolore. Trentuno quelli di Comunità Montana, più i sindaci di Leggiuno e di Cunardo, che hanno deciso di dare un forte segno di solidarietà al popolo ucraino. Appena dietro di loro, cittadini, associazioni, istituzioni, circa 300 rappresentanti della comunità ucraina e tanti giovani.
Insieme, uniti dal solo volere di far tacere le armi, di dire di “no” all’invasione russa in Ucraina, hanno sfilato inneggiando alla pace.
A guardarli da lontano i loro volti non sono nitidi e le loro parole sembrano spezzarsi. Davanti i 33 sindaci, rappresentanti della comunità, cercano di tirare le fila volgendo sguardi rassicuranti a chi poco dietro di loro continua a camminare. In mezzo c’è un bambino con uno striscione che recita “Sopra le teste dei bambini devono volare i palloni non le bombe”.
Un signore anziano racconta di essere preoccupato per il futuro dei suoi nipoti e un ragazzo poco più avanti alla domanda :”Hai paura?”, risponde “sì”. Tutti insieme hanno camminato in silenzio per dire “basta” ai governi autoritari, per dimostrare solidarietà al popolo ucraino, al popolo russo che sta manifestando contro questa crudele invasione e a tutti i popoli che subiscono la guerra. Per un’economia di giustizia e per un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità, la cooperazione e la pace.
Partiti dal Parco a Lago di Luino sono giunti all’ex Colonia Elioterapica di Germignaga. Ad attenderli il gruppo “Acoustic Dreams” con la canzone “Generale” di Francesco De Gregori.
Lo stomaco si è stretto e la consapevolezza di quello che sta accadendo in Ucraina è come se si fosse fatta più concreta. Sono seguiti 5 minuti di meditazione per la pace, guidata da “Manos sin Fronteras” e i rappresentanti della comunità ucraina hanno cantato, con il cuore in mano, il loro inno. «Mi tremano le gambe. Grazie per tutto quello che state facendo» ha aggiunto subito dopo Pavlo, gestore del ristorante Al Branca che sta raccogliendo approvvigionamenti di ogni tipo da mandare in Ucraina.
“C’è sempre un’alternativa alla guerra“, e questo si è dimostrato quando all’inno ucraino si è affiancato quello italiano: esempio di quando si è uniti si possano affrontare i problemi per trovare soluzioni.
Sono poi seguite le parole, a nome di tutti i 33 sindaci, di Marco Fazio, sindaco di Germignaga:
«Di solito si dice: che bello, vado a manifestare. E invece no, credo che questo sia uno dei pochi cortei a cui avremmo volentieri rinunciato. Perché ancora una volta dobbiamo parlare di guerra, un incubo che troppe volte, anche negli ultimi anni, anche in questi giorni in tante zone del mondo – sono 15 i conflitti attivi, senza considerare le presenze terroristiche – si affaccia nella storia dell’uomo. Qualcuno potrebbe dire: e allora le bandiere della pace perché non le avete tirate fuori per lo Yemen, per la Siria, per il Myanmar? Io credo che ci sia un desiderio di pace che cova sempre nel cuore. E che questo desiderio si esprima in tanti modi, che tanti, anche in questi anni, hanno cercato e stanno cercando di coltivare: è una costruzione di pace fatta di accoglienza, di dialogo, di attenzione, di solidarietà. Fatta di campagne, come quella per la proibizione delle armi nucleari, o quella contro il cambiamento climatico, perché molte delle guerre che potrebbero venire potrebbero essere causare anche da questo. O ancora, con le azioni per un’economia più giusta, più equa, più solidale.
E poi, ci sono momenti in cui questo desiderio di pace deve prendere forma più visibile, come oggi. Siamo di fronte a una guerra vicina come non mai: credo che ognuno di noi, in un modo o nell’altro conosca qualcuno coinvolto dal conflitto. Siamo di fronte a una guerra che rischia di mettere in campo la minaccia nucleare, di coinvolgere tutto il mondo in uno scontro inedito. Come già ho avuto modo di dire, credo che ci sia un’unica parte dalla quale schierarsi, che è quella di chi soffre. Il popolo ucraino, in primis, cui esprimiamo la nostra vicinanza: tanti di noi sindaci stanno accogliendo profughi, ci sentiamo solidali con le comunità presenti nei nostri territori, stanno attivando iniziative di aiuto. Ma non vorrei neppure dimenticare chi, per le scelte di un politico viene mandato a morire. “La Russia lancia coscritti senza esperienza (18-22 anni) come uno scudo, usa i suoi cittadini come carne viva (a giudicare dai prigionieri, molti non sapevano dove e perché erano stati mandati), professionisti sono inviati a compiti responsabili, soldati zombificati da propaganda, gli è stato detto che la popolazione li saluterà con i fiori, e anche le piante della nostra terra li odiano“. Sono parole di Andrej, uno dei tanti “bambini di Chernobyl” che furono ospiti delle nostre zone. Nei messaggi che ci stiamo scambiando, mi colpisce una frase: Sinceramente non so come rispondere alla domanda “come stai”, rispetto a una normale vita infernale. Comincio ad abituarmici, perché partecipo alla difesa e cammino costantemente con il pensiero che volerà accanto a me. Per un paio di giorni sei sotto shock, e poi il concetto di “futuro” scompare nella vita”. Se il presente dei nostri amici ucraini è questo, senza la possibilità di uno sguardo avanti, a noi è affidato un compito fondamentale. Il nostro presente dev’essere quello di costruire un futuro per loro, per tutti. Lo dico, in primis, come sindaco, come rappresentante dei tanti comuni qui presenti. Siamo “amministratori di comunità”, ma non possiamo e non dobbiamo mantenere l’orizzonte ristretto Lo dico a tutti noi: non fermiamoci ad oggi, a questa nostra bella manifestazione. Continuiamo a camminare per la pace, continuiamo a farlo simbolicamente, ma anche dando concretezza al nostro impegno. Oggi possiamo vedere tante facce intorno a noi: ognuna di esse è quella di un alleato per una sfida cruciale, quella di rendere concrete 4 semplici parole: mai più la guerra».
Anche don Sergio Zambenetti ha voluto esprimere vicinanza al popolo ucraino, informando che come chiesa stanno sistemando degli appartamenti per ospitare famiglie e bambini ucraini.
In ultimo, da chiusura al commovente corteo, la canzone “Imagine” di John Lennon: la bandiera ucraina si alzata e sotto sono passati i cittadini e i 33 sindaci in segno di pace e solidarietà.
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