Dopo i consigli del governo sui rifugi antiatomici gli svizzeri svuotano gli scaffali dei supermercati di confine
A far scattare la corsa ad accaparrarsi beni di prima necessità nei supermercati italiani sono state le informazioni sulle scorte d'emergenza di cui ogni rifugio deve essere dotato in caso di allarme, che per ora fortunatamente non c'è
Spese… di guerra in Canton Ticino. Dopo che nei giorni scorsi il Governo svizzero ha diramato attraverso il sito ufficiale una serie di informazioni sulla protezione della popolazione civile in relazione alla guerra in Ucraina, tra domenica e lunedì diversi punti vendita italiani nella zona di confine sono stati letteralmente svuotati, come si può vedere nella foto.
A far scattare la corsa ad accaparrarsi beni di prima necessità è stata in particolare la nota che riguarda le scorte d’emergenza di cui ogni rifugio deve essere dotato, dove si legge: “La popolazione dovrebbe essere in grado di provvedere al proprio sostentamento per diversi giorni senza aiuti esterni. L’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE) raccomanda quindi di tenere delle scorte d’emergenza sufficienti per circa una settimana, che comprendono in primo luogo derrate alimentari a lunga conservazione e 9 litri d’acqua per persona nonché i medicinali più importanti”.
Nonostante sul sito sia detto chiaramente che attualmente la popolazione svizzera non deve adottare particolari misure di protezione, a molti cittadini elvetici deve essere suonato un campanellino d’allarme, in particolare dopo che tra il 3 e il 4 marzo la guerra in Ucraina ha sfiorato pericolosamente la centrale nucleare di Zaporizhzhya, nel sud dell’Ucraina, che è stata interessata un incendio nell’area dell’impianto, fortunatamente senza danni ai reattori.
Ma tanto è bastato per alzare la soglia di attenzione e a convincere molti che era meglio dare un’occhiata ai rifugi sotto casa, che negli anni sono stati utilizzati come cantine o depositi o locali, mentre in quelli collettivi sono stati convertiti nei mesi della pandemia anche in centri vaccinali.
La corsa agli accaparramenti non è al momento assolutamente giustificata, ma in molti devono aver pensato che era meglio “portarsi avanti” e correre oltre confine a fare scorte per rifornire i rifugi, approfittando delle frontiere aperte e dei prezzi sensibilmente più bassi dei negozi italiani.
Complessivamente, come si legge sul sito dell’Ufficio federale della Protezione della popolazione, la Svizzera dispone di circa 365.000 rifugi privati e pubblici e circa 9 milioni di posti protetti per i suoi abitanti, che corrispondono ad un grado di copertura superiore al 100%.
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