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«Persone schive e normali»: Mesenzana senza parole dopo l’omicidio suicidio

Il sindaco porta il dolore di tuta la comunità e degli amici delle vittime di una tragedia spiegabile nella depressione

Omicidio suicidio a Mesenzana

Lui, 7 anni, faceva il chierichetto. Lei, più grandina, era educatrice all’oratorio: i giochi con gli amici delle medie e l’impegno per i bambini delle classi delle elementari, dove studiava il fratellino, per fare da mamma un paio d’ore al pomeriggio al momento dei compiti e della merenda, o nei giochi estivi con la parrocchia. I giochi coi vicini di casa e le giornate che si allungano e diventano eterne nelle strade di paese dove fai un passo fuori casa e ti trovi in un prato a giocare. Vite però spente nel tempo di un gesto e che hanno ricacciato indietro la primavera coi quasi trenta gradi di giovedì e la natura carica da esplodere.

La tragedia di Mesenzana ha travolto la tranquillità della via Pezza fatta di case vecchie ma ordinate, il retro del campo sportivo delle scuole medie, l’insegna dell’artigiano che ripara e vende le tapparelle, le case di ringhiera fra i condomini bassi e nuovi. In una di queste case si è consumato il delitto, senza rumore, solo qualche cane sentito abbaiare verso le 7 da due madri e amiche della moglie, unica sopravvissuta della sua cerchia ristretta familiari. Il resto lo dice il sindaco Alberto Rossi: nessuna presa in carico dai servizi sociali, persone per bene, molto riservate e che non avevano ruoli particolari in paese.

Tanti amici sì, tante persone che volevano bene a quella coppia: le macchine che rallentano, i finestrini che si abbassano, gli occhi che diventano lucidi, le mani portate al volto e ai capelli, coi pianti che se ne vanno assieme all’auto che passa e va. «Non ho parole non saprei neanche cosa dire. Sono cose da televisione, da film e quando ti si parlano davanti non ci credi. Per me erano delle persone modello», ha spiegato sempre il sindaco. «I bambini frequentavano la scuola, una faceva l’animatrice. L’altro i chierichetto. Persone normali, come normali sono i residenti del mio paese».

Non vi erano, secondo i carabinieri, elementi he lasciassero presagire quanto sarebbe potuto succedere. Eppure le radici di quanto avvenuto sono da ricercarsi con ogni probabilità in una forma di depressione di cui l’uomo soffriva. In paese si parla di qualche problematica emersa in passato, ma che sembrava essersi sopita. Il resto l’ha fatto la separazione con la compagna: l’uomo non la accettava, la tormentava. I «problemi psichiatrici» di cui parla la Procura hanno probabilmente fatto il resto.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 24 Marzo 2022
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