“Voleva punirmi”, la tragedia di Mesenzana e l’unica vittima rimasta in vita
Nell’appartamento dove è avvenuto il delitto i disegni dei figli per la festa del papà, ma nessun biglietto dell’omicida per giustificare il gesto
Sono quattro le uniche, vere, vittime della tragedia di Mesenzana. Tre sono morte, un padre e i suoi due bambini uccisi nel sonno. Poi c’è l’ultima, rimasta in vita, madre dei piccoli ed ex compagna dell’uomo che si è macchiato di un fatto enorme e indelebile. Proprio questo rappresenta la ferita che per sempre rimarrà aperta.
«Voleva punirmi. Ripeteva che non gli avrei più fatto vedere Giada e Alessio, ma non è vero», frasi raccolte dal Corriere della sera che sarebbero le uniche riuscite a pronunciare ai carabinieri da Luana, la mamma delle due vittime raggiunta nel pomeriggio di giovedì dai militari in ospedale a Cittiglio. La giovane donna, nata ad Angera nel 1987, era in compagnia della madre quando ha risposto alle domande dei carabinieri. Uomini. Padri. E poi militari del reparto investigativo di Luino e di Varese cui è spettato il compito di rimettere assieme le tessere del mosaico dei fatti che possono ricondursi in una manciata di ore, da quando la donna ha lasciato i figli all’ex compagno, papà di Alessio e Giada.
È per questo difficile, doloroso, per gli investigatori ricostruire un perché razionale, soprattutto dopo la visita all’appartamento al piano superiore della bifamiliare di Mesenzana nella tranquilla via Pezza, abitata da gente che lavora, per questo fatta di case che si svuotano al mattino quando rimangono gli anziani, o i pensionati, come i vicini di casa che hanno assistito alle fasi degli inutili soccorsi attorno alle 8 del mattino.
Casa dove, se tutto fosse andato nel migliore dei modi, sarebbe rimasto ieri mattina anche Andrea Rossin, che non risulta avesse un lavoro in questo momento e che spesso aiutava gli amici che lo chiamavano per qualche aiuto e per il quale, secondo le testimonianze raccolte sul posto, non si sottraeva.
Nell’appartamento i carabinieri hanno trovato i due animaletti di casa, un cagnolino e un piccolo roditore. Ma anche le lettere che il bambino più piccolo aveva scritto con lo stampatello ancora incerto della seconda elementare, i lavoretti colorati destinati all’uomo più importante della sua vita, il papà, che proprio qualche giorno fa è stato celebrato con messaggi e disegni, rimasti nella camerata dove è avvenuto l’omicidio.
Nessun biglietto scritto è stato invece lasciato dal responsabile degli omicidi.
Ora la magistratura ha disposto i debiti accertamenti sul cellulare dell’uomo, già acquisito: forse anche da lì si riuscirà a capire qualcosa di più di questa storia, finita nel peggiore dei modi.
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