Il Castello invisibile e i Cappuccetti Rossi: conoscere il Ritiro sociale attraverso le favole
Capire e riconoscere gli Hikikomori e il Ritiro Sociale attraverso la letteratura: il racconto della giovane Lily M. del progetto Sakidō
“Ritiro Sociale” e “Hikikomori” sono definizioni con le quali – nostro malgrado – stiamo imparando a familiarizzare. Sempre più spesso capita di sentirne parlare sui media e ormai sappiamo tracciarne i contorni e anche individuarne i sintomi.
Ma che cosa si cela, realmente, dietro queste parole? Come vive chi si trova a indossarle ogni giorno? Cosa pensa? Che emozioni prova? Esistono parole altre per raccontare il suo universo?
Ci ha provato – con ottimi risultati – Mizuki Tsujimura, nel suo romanzo, “Il castello invisibile” (DeA Planeta Libri; 2019).
Lo racconta qui di seguito Lily M. una ragazza che ha dato un significativo contributo al Progetto Sakidō, che si occupa di cura, prevenzione e sensibilizzazione al fenomeno del Ritiro Sociale in Adolescenza (contatti a questo link).
“C’è un sogno che mi capita di fare.” […]
“A tredici anni Kokoro trascorre le giornate nella sua stanza, affidando al brusio della televisione il compito di attutire i pensieri e i rumori della vita di fuori. Da quando le cose a scuola si sono fatte troppo difficili, è così che ha deciso di rispondere al disagio e al dolore. Scomparendo. Fino al giorno in cui una luce improvvisa dentro lo specchio la rapisce per trascinarla altrove: in un castello abitato da una strana Bambina e da sei ragazzi che come lei hanno smarrito qualcosa. L’innocenza dei sogni. Le istruzioni per vivere. Il coraggio che serve per accettare sé stessi. Solo raccogliendo la sfida che la Bambina dalla faccia di lupo propone loro, Kokoro e gli altri potranno scoprire che cosa li ha portati fin lì e ritrovare, ognuno a suo modo, la strada del mondo.
Fenomeno editoriale da oltre mezzo milione di copie vendute in Giappone, «Il castello invisibile» è un romanzo per tutti, toccante, avventuroso e incantevole, che mescola realismo e magia per raccontare cosa vuol dire diventare grandi nel mondo di oggi.”
“Per te ogni giorno è una battaglia, vero?”
In un mondo come quello di oggi, frenetico e fortemente basato sulle interazioni sociali, chi non riesce a stare al passo viene escluso dalla società, la stessa da cui i protagonisti di questo incantevole libro hanno deciso di scappare. Tra incomprensioni in famiglia e difficoltà con i compagni di classe, Kokoro si rifugia tra le quattro mura della sua cameretta, bloccando al di fuori ogni tipo di dispiacere: facendo ciò tuttavia, non lascia passare attraverso le mura del suo cuore (un gioco di parole azzeccato, considerando che il nome Kokoro in giapponese significa proprio ‘cuore, anima, sentimenti’) nemmeno sentimenti positivi come la felicità e la speranza.
Questo fenomeno molto diffuso in Giappone, ma che sta prendendo piede velocemente anche in Italia, si chiama sindrome del ritiro sociale e chi ne è affetto viene definito come Hikikomori (dal giapponese hiku ‘tirare indietro’ e komoru ‘ritirarsi’). Ed è proprio così che Kokoro viene, tra le righe, “etichettata” dai genitori e gli insegnanti, finendo col ripudiare ogni giorno di più una realtà troppo adulta, troppo dura per lei.
Tutto prende una piega inaspettata quando nel romanzo viene aggiunta una nota di delicata magia, tipica di molti racconti nipponici. Nell’incanto di un momento fermo nel tempo, Kokoro vede aprirsi davanti a sé uno spiraglio di luce, una via di fuga inaspettata dalla sua “prigionia volontaria” nello specchio della sua piccola stanza. Raccolto tutto il coraggio che ha in corpo, riesce a sfondare le pareti immaginarie dei suoi pensieri e paure, ritrovandosi in un luogo che tanto ricorda gli scenari fiabeschi dei libri che amava tanto sfogliare.
Un castello, che magico lo è per davvero. Kokoro prende per mano il lettore dal primo istante, ci mostra come giorno per giorno costruisce legami con altri sei ragazzi che come lei sono stati catapultati in una dimensione in bilico tra “l’incubo e il sogno” e come, anche quando non sembra possibile, ci si può aiutare a superare i momenti difficili dell’esistenza e a (ri)trovare la persa serendipità e serenità delle azioni quotidiane.
“Dentro questo castello si trova la Stanza dei Desideri, dove nessuno può entrare. O meglio, ci può entrare una sola persona. L’unica che vedrà esaudirsi il suo desiderio. […] L’unica che troverà la Chiave.”
Ma come in ogni fiaba, classica o moderna, i protagonisti hanno una “missione” da compiere, in questo caso è quella di trovare la chiave e la conseguente porta che deve aprire, quella della Stanza dei Desideri. Chiunque riesca a trovarla nell’arco di un intero anno ha la possibilità unica nella vita di realizzare il proprio sogno: come ogni cosa, però, anche un miracolo simile ha un prezzo, che si rivelerà essere molto alto per tutti i “Cappuccetti Rossi” della storia. Perché, se abbiamo imparato una cosa quando eravamo piccoli, è che non esiste una morale se non si parla anche del “lupo cattivo”.
Il castello nello specchio è abitato da una stramba bambina con una maschera tradizionale a forma di lupo che, tra giochi di parole e solo apparente malizia, guida Kokoro e i suoi nuovi (e primi veri) amici in questa esperienza surreale, mostrando loro nuove aree del castello e soprattutto sfumature del loro ‘io’ ancora nascoste e/o represse.“Il Castello Invisibile” è un vero e proprio viaggio fiabesco in quelle che sono realtà poco conosciute e che non riescono a farsi sentire perché soffocate dalle incomprensioni degli ambienti che le circondano. Toccante e profondo, riesce con una narrazione lenta e leggera a fare breccia nell’anima di chi la legge: svolte inaspettate e momenti di frivola spensieratezza non mancano, per poi culminare in un finale emozionante e che di certo non lascia indifferenti una volta compreso appieno.
Si dice che sogno è effimero, ma quello contenuto in questo libro rimane impresso nel cuore e nello spirito di grandi e piccoli.Perché questo è un libro magico. Per davvero.
“Non devi più combattere. Non sei da sola.”
Lily M., una “Cappuccetto Rosso”
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