Milleduecento chilometri di memoria ed emozioni: il viaggio di Giovanni Bloisi
Nel terzo anno del suo viaggio nel ricordo delle vittime delle stragi nazifasciste il "ciclista della memoria" ha attraversato il Basso Piemonte e tutto l'arco ligure
Milleduecentoquindici chilometri. Tanti sono quelli percorsi da Giovanni Bloisi – “il ciclista della memoria” – in questo terzo anno del viaggio pluriennale con cui intende toccare tutti i luoghi delle maggiori stragi nazifasciste, onorando le vittime, partigiani o civili che fossero. «Stamattina sono stato accolto in Largo Resistenza a Varese» racconta Bloisi, finalmente a casa.
Dopo aver toccato Milano, l’Ossola, il Piemonte orientale e settentrionale negli anni scorsi, quest’anno Bloisi è partito il 4 maggio da Torino, toccando poi in particolare le valli del Cuneese, prima di passare nell’Imperiese, transitando anche dalla val Roja (oggi in Francia, fino al 1945 parzialmente in Italia).
Se già nella prima metà non sono mancate le emozioni (qui l’articolo), anche nella seconda non sono mancati tanti incontri, con le sezioni Anpi, i sindaci, i ragazzi, tutti incuriositi da quel mezzo – la bicicletta – che spesso abbatte le barriere, crea curiosità.
Ricordi di Lucania: il concittadino Nicola Panevino
«Il momento più bello di questa seconda metà è stato da Nicola Panevino a Cravasco. È stata una fatica, perché son dovuto scendere dalla bici per la pendenza, poi mi ha preso l’emozione» racconta Bloisi. Panevino era un giovane magistrato, originario dello stesso paesino da cui la famiglia Bloisi è emigrata negli anni Cinquanta a Varano Borghi, dove Giovanni vive ancora oggi.
Panevino è dunque un concittadino di Bloisi, una figura chel’ha toccato molto: «Di famiglia benestante, magistrato, avrebbe potuto evitare di schierarsi con l’antifascismo: chi gliel’ha fatto fare?» s’interroga Bloisi.
Ricordare tutte le vittime del nazifascismo
Dai dintorni di Savona Bloisi è salito poi alla Benedicta, sopra il Turchino, teatro di una strage di centinaia di giovani partigiani e renitenti che volevano sottrarsi alla guerra fascista.
A Portofino ha trovato una lapide a Bruno e Fofi Vigorelli, giovani milanesi caduti nel rastrellamento in Valgrande.
A Sestri Levante ha toccato la lapide ai giovani alpini fucilati come disertori della Monterosa: anche loro avevano scelto, volevano lasciare l’esercito fascista per combattere con i partigiani (il tramite tra alpini e partigiani, tra l’altro, era il meccanico ciclista che lavorava nell’entroterra di Sestri).
Nel suo viaggio Bloisi ha toccato luoghi che ricordano ogni vittima: i partigiani, i civili, gli ebrei. Ad Ameglia ha reso omaggio ai soldati americani fatti prigionieri dai nazisti e assassinati. A San Terenzo ha ricordato le 170 persone – civili – uccise nella strage.
Davanti al mare di La Spezia
Conclusione a La Spezia, luogo simbolico per due ragioni: perché qui si aprì uno dei primi processi contro i nazifascisti negli anni Novanta, dopo la scoperta dell’armadio della vergogna.
E poi perché dal “Molo Pagliari” nel 1946 salpò una piccola nave con molti ebrei scampati ai campi di sterminio. Un epilogo – per quest’anno – che riporta Bloisi anche al viaggio fatto in Israele sulle tracce dei “bambini di Sciesopoli”, gli orfani ebrei aiutati nella Bergamasca prima dell’emigrazione in Israele (qui la storia).
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