Il “giallo” del Passante, le soppressioni e i treni in officina
Dopo giorni di treni cancellati, nell'ultimo lunedì di luglio il sistema ferroviario fa i conti con l'assenza del tunnel sotto Milano, per la prima volta dal 1997. Trenord ed Rfi danno versioni diverse. Nel frattempo prosegue la riparazione delle ruote dei treni (ma ci vorrà tempo)
Fosse avvenuto nel bel mezzo dell’anno, magari prima del Covid, sarebbe stato forse un mezzo cataclisma. Ma anche alle soglie d’agosto non è che siano mancati i disagi, nel primo giorno feriale di stop totale al “Passante”, il tunnel che attraversa l’intera città di Milano e che è percorso dalle linee S, le suburbane.
Moltissime le cancellazioni. Quelle programmate, comunicate in extremis venerdì, alla vigilia dello stop al Passante, ma anche altre corse cancellate a metà giornata, a cui si sono aggiunti altri ritardi. In serata, invece, la circolazione è stata rallentata da un incendio lungo i binari, evento esterno alle ferrovie (non raro, in questa estate torrida e secchissima) ma che ha aggiunto disagi a disagi.
Nel weekend Trenord e Rfi si sono scambiate accuse sulle cause del grande disagio che stanno vivendo, da quasi una settimana, i pendolari e gli altri viaggiatori lombardi: Trenord ha visto 35 treni ritirati a causa di eccessivo consumo delle ruote e ha indicato in una rotaia del Passante (tra Dateo e Porta Vittoria) la ragione. Ma Rfi – il gestore della rete – ha replicato dicendo di non aver trovato anomalia (tra i ferrovieri si parlava di attriti sospetti sulle rampe in uscita da Porta Vittoria verso le tratte in superficie) e ha comunque specificato che la diagnostica (si chiama proprio così) dei binari prosegue.
Uno scontro che s’inserisce in un clima già surriscaldato negli anni e nei mesi scorsi, con l’assessore Claudia Maria Terzi che più volte ha attaccato la “statale” Rfi imputandole i disagi vissuti dal trasporto pubblico lombardo, ogni volta che questi dipendevano da un guasto alla rete.
Quando tornano i treni Trenord oggi in officina?
Al di là delle ragioni, di certo è che ci sono 35 convogli in manutenzione, soprattutto del tipo TSR impiegato sulle linee suburbane.
E qui l’attenzione si concentra non sul Passante – sulla linea, sulle rotaie – ma sulle possibilità di “riequilibrare” l’efficienza del sistema.
Ok, il Passante è chiuso in attesa di verifiche, ma quanto tempo ci vorrà a rimettere in linea i treni?
Da Trenord fanno sapere che la attuale capacità di “produzione” delle officine è di o circa 2 o 3 treni al giorno. Ora, qui si va di deduzione: se i treni fuori turno sono 35, significa che anche solo per recuperare anche solo la metà serviranno due-tre settimane.
Allo stato attuale neppure Trenord ha un quadro chiaro del numero di corse cancellate, al di là delle soppressioni programmate da orario “straordinario” con le linee S dimezzate nel numero di corse o nel percorso (come nel caso della S1 Saronno-Milano-Lodi, che non circola nella tratta Saronno-Milano).
Le corse soppresse – spiegano dall’azienda – potrebbero tornare gradualmente da inizio agosto. Non ci sono previsione precise, dipende anche dalla riattivazione o meno del tunnel del Passante: la riapertura consentirebbe di riattivare alcune linee a grande carico, come ad esempio la S1 sulla tratta Saronno-Milano, oggi appunto soppresso (o meglio: servito solo dalla S3).
I disagi sulla città metropolitana
In questi giorni l’impatto maggiore è quello che ricade su chi parte dalle stazioni più piccole, quelle servite appunto dalle suburbane “dimezzate”. «Prima poteva capitare che un treno saltasse ma c’era quello successivo, mezz’ora dopo. Oggi mi sono trovata in stazione con il treno soppresso e un’ora e mezzo di attesa» ci racconta una pendolare che parte da Albizzate, stazione S5 tra Gallarate e Varese.
Ma nella città metropolitana, nella grande Milano, le piccole stazioni non sono solo quartieri-dormitorio, sono anche luoghi di lavoro: «Abito in centro a Milano, avrei dovuto prendere la linea suburbana diretta a Rho in una delle stazioni del Passante. Devo arrivare a Nerviano dove mi aspetta la navetta di lavoro, ma temo che la perderò» ha raccontato ad esempio a Repubblica un pendolare, lunedì mattina.
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