L’estate di due ventenni varesini in cammino per 78 giorni sulle Alpi da Ventimiglia a Trieste
L’impresa di due giovani di Maccagno e Brebbia da luglio a settembre: “Caldo anche in quota, dormivamo all’aperto col sacco a pelo”. Un paesaggio segnato dal cambiamento climatico raccontato dalle foto e dai ricordi dei pastori
Le fonti a secco, gli alpeggi in una cornice brulla che stona con l’idea di pascoli verdi stile Heidi. E poi il caldo: «Sì, sapevamo che giù in pianura c’erano 40 gradi perché il caldo l’abbiamo provato anche noi in montagna».
Dal 9 luglio al 23 settembre, l’impresa di attraversare le Alpi rimanendo in quota, nei sentieri montani fra Ventimiglia e Trieste, due giovani varesini l’hanno da poco portata a termine. Sono Gabriele Brambini, consigliere comunale di Maccagno con Pino e Veddasca, 26 anni e studente al termine del percorso magistrale in Scienze naturali, e l’amico e Gabriele Tarallo di Brebbia, 23 anni studente di Filosofia.
«L’idea era quella di partire con un budget all’osso, di massimo 20 euro al giorno, e percorrere una trentina di chilometri quotidiani rimanendo in quota e sfruttando le strade della “Grande traversata delle Alpi“, dormendo sempre all’aperto col sacco a pelo e orientandoci in analogico, con cartine geografiche cartacee. E ce l’abbiamo fatta in 78 giorni», spiega Brambini che punta a laurearsi nel suo percorso di studi magistrale, «e poi chissà, magari proseguire col dottorato».
Il progetto del viaggio «è nato per mettersi in gioco», spiega, «sfruttando il contatto col proprio corpo immerso 24 ore al giorno nella natura. La vita di tutti i giorni, le routine, allontanano l’uomo da questo contatto, che noi siamo riusciti a ripristinare. L’unica cosa a cui dovevamo pensare era svegliarci, nutrirci e camminare. È una sensazione che sto ancora elaborando».
Un viaggio “europeo“. Quasi 2.000 chilometri percorsi, dentro e fuori da cinque Stati, oltre l’Italia, Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Alpi Liguri, poi Parco nazionale del Mercantour, Monviso, Gran Paradiso, Valle d’Aosta, monti Bianco, Cervino, Rosa fino ad arrivare alle cime vicine a casa come il Devero («da lì vedevamo i contorni delle montagne di casa, il Lema, il Tamaro»). Poi l’ingresso in Svizzera e il rientro in Italia da Madesimo, poi Bernina. Stelvio, Val Venosta, Dolomiti e l’ingresso in Austria seguendo l’Alta Via Carnica, poi l’ingresso in Slovenia sotto il “Triglav“ (Monte Tricorno, la più alta cima della Slovenia) poi lì attraverso l’itinerario rosso della via alpina il rientro in Italia, a Trieste. Un percorso di formazione e crescita, un viaggio da sogno dove non sono mancate le riflessioni sul clima che sta cambiando e che ha già cambiato il paesaggio alpino.
«Abbiamo sempre dormito in sacco a pelo fatta eccezione per due o tre giorni in cui obbligati dalla pioggia abbiamo passato la notte in rifugio, ma è stata un’eccezione. Per il resto i pernottamenti sono avvenuti all’aperto, sotto le stelle. In alcune notti faceva addirittura caldo, e stiamo parlando di 2mila metri (la quota più alta dove hanno dormito all’aperto è stato sotto al Monviso, a 2600 metri ndr). Alcuni passi erano chiusi per mancanza di neve e parlando coi pastori abbiamo più volte incontrato le loro difficoltà legate alla carenza d’acqua e per lo stesso motivo abbiamo trovato anche diversi rifugi chiusi. Gli allevatori ci raccontavano di nevai con un metro di neve anche ad agosto, e che ora sono spariti».
Ciò che in quota non manca, inaspettatamente, sono i libri. «Ci sono numerose casette dei libri dove è possibile trovare da leggere, e dove è possibile condividere romanzi o letture, anche in diverse lingue. Le vette alpine sono polare più da stranieri che da italiani e più da persone mature, di 40 o 50 anni, che da giovani. È di certo un fattore, quest’ultimo, che ci ha fatto molto riflettere, il fatto che per i giovani la natura sia spesso percepita come qualcosa di lontano».
I due giovani esploratori metteranno presto in rete una sorta di diario fotografico per raccontare la loro avventura fatta di sveglie col sole, bucati e bagni nei torrenti non ancora asciutti e mille difficoltà incontrate e superate.
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