Insegnare l’italiano a chi scappa dalla guerra in Ucraina, il racconto a Varese
L'esperienza delle donne scappate dall'Ucraina che a Luino hanno trovato una comunità pronta non solo ad accoglierle, ma anche ad aiutarle a imparare l'Italiano
Ti trovi lontano da casa, in un paese straniero per studio, per lavoro o magari perché stai scappando dalla guerra. Non conosci la lingua e ogni volta che devi confrontarti con qualcuno, anche solo per comprare da mangiare, è una nuova paura, paura di non capire e di non sapere come comunicare quello che si vorrebbe dire. Lunedì 24 ottobre a Villa Toeplitz a Varese si è conosciuta la storia delle donne e i giovanissimi ucraini che hanno trovato rifugio a Luino e dei loro insegnanti (tra cui anche le ragazze del Liceo Sereni) che hanno insegnato loro la lingua italiana. Durante l’incontro organizzato dal master Filis e dall’Università dell’Insubria ha partecipato anche Paolo Alli, ex presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato per un’analisi della situazione in Ucraina.
Dall’Ucraina a Luino, come si impara l’Italiano
I profughi (soprattutto donne e bambini) che si sono rifugiati a Luino allo scoppio della guerra in Ucraina hanno potuto imparare l’Italiano grazie alle lezioni organizzate dalla Human net, un’iniziativa che ha unito tante realtà del territorio dall’Istituto comprensivo B. Luini, la Comunità operosa dell’alto Verbano e l’Università dell’Insubria. «Offrir loro la possibilità di imparare la lingua – ha spiegato Chiara Galazzetti, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo B. Luini di Luino – è da subito apparsa come la cosa più giusta da fare. Non è stato facile, le difficoltà anche burocratiche sono state molte, ma alla fine la chiave è stata la collaborazione. Le donne hanno potuto studiare sapendo che le studentesse del Liceo Sereni si sarebbero prese cura di loro durante le lezioni, mentre la Comunità operosa ha acquistato i libri di testo. Il valore aggiunto che ci ha permesso di realizzare questo progetto è da attribuire a quella folla silenziosa di cittadini che hanno messo a disposizione il loro tempo e il loro impegno».
«Per molti bambini e adulti – ha aggiunto Davide Di Giuseppe, docente del Liceo Sereni di Luino – il corso è stato la prima occasione per tornare a relazionarsi dopo la fuga. La scuola è quindi diventata spazio di condivisione e solidarietà. Le ragazze delle classi terze del liceo scienze umane e linguistico hanno realizzato le attività per bambini e ragazzi. Un impegno che hanno portato avanti per tutta l’estate con impegno, aiutando i più giovani a imparare la lingua. È stata un’esperienza da riproporre, che ha arricchito sia chi questo servizio lo ha ricevuto sia chi lo ha fornito».
Sarà stata la qualità dell’insegnamento, la determinazioni delle studentesse oppure entrambi, fatto sta che non si è dovuto attendere molto affinché i risultati del corso si facessero sentire. «Per capirci durante le lezioni – ha raccontato Annalina Molteni, una delle insegnanti che hanno affiancato le donne rifugiate – abbiamo dovuto usare l’inglese. Quando le nostre studentesse sono arrivate a Luino conoscevano solo pochissime parole in Italiano. Dopo appena tre mesi siamo riuscite a raggiungere una competenza abbastanza alta per permetterle di capire e parlare la nostra lingua e di iniziare a fare le lezioni direttamente in italiano. Due cose di queste donne mi hanno colpito. La prima è la passione per i sinonimi. L’Ucraino è una lingua ricchissima di sinonimi, basti pensare che ci sono dodici parole diverse per indicare l’orizzonte. La seconda cosa è invece la passione per il linguaggio figurato, i proverbi e i modi di dire».
«Per tutta la mia vita – ha poi affermato (in ottimo Italiano) Julia Davydenko, imprenditrice di Kiev che all’inizio della guerra ha trovato accoglienza a Luino – non ho mai pensato di riuscire a imparare una nuova lingua. Quando mi sono ritrovata in Italia, non sapevo neppure una parola di Italiano. Ogni volta che dovevo parlare con qualcuno, anche per le cose più semplici e necessarie, era terrorizzante. Quando è arrivata l’opportunità di questo corso, ho deciso di parteciparvi. L’andare a scuola tutti i giorni ci ha restituito una nuova normalità. Oggi la paura di parlare Italiano non c’è più. Finalmente capiamo le persone che incontriamo, sappiamo rispondere e abbiamo trovato nuovi amici».
Durante l’incontro è intervenuto anche Guido Negretti, uno degli insegnanti del master Filis, che ha illustrato alcuni metodi di insegnamento e le principali differenze grammaticali che esistono tra l’Italiano e l’Ucraino. Dopo di lui ha parlato Flavio Santi, scrittore e poeta, che ha interpretato degli estratti dall’opera Repubblica sorda del poeta ucraino Ilya Kaminsky.
La guerra in Ucraina e la Nato, un’analisi
«Ci sono ottimi reportage quando avviene un evento drammatico, ma manca la capacità di offrire una visione di insieme della situazione». Così ha aperto il suo intervento Paolo Alli, ex deputato e già presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato. Durante l’evento, Alli ha analizzato i rapporti tra Nato e Russia tra 20° e 21° secolo fino ai risvolti più recenti con lo scoppio della guerra in Ucraina del 2022.
«Fin dall’inizio delle ostilità – ha spiegato Alli -, la Russia ha detto che l’invasione è stata una risposta alla provocazione della Nato e al suo tentativo di allargarsi a est infrangendo accordi precedenti. In realtà non solo la Nato non ha mai firmato accordi che impedissero l’ingresso di nuovi stati, ma la Russia è stata fino alla fine degli anni ’90 partecipe delle decisioni dell’alleanza. La situazione è cambiata agli inizi del 2000 quando Putin in un discorso ha attaccato le democrazie liberali e nel 2008 ha dato il via all’invasione della Georgia. Le tensioni in Ucraina sono cominciate nel 2014 con la prima guerra del Donbass e l’invasione russa della Crimea. È a questo punto che la Nato decide di aumentare la deterrenza con l’installazione di nuovi basi militari al confine con l’Ucraina. L’alleanza però decide di non intervenire per bloccare la Russia se non con le sanzioni».
«La guerra in Ucraina è una ferita aperta dolorosa – ha poi aggiunto Alli – un conflitto tra popoli fratelli che minaccia l’Europa. Viste le sue conseguenze a livello mondiale, non si può considerarla una guerra locale. Non è neppure una guerra convenzionale. Certo, si combatte con missili e carri armati, ma la Russia ha usato molti altri elementi ibridi: primi di tutti la disinformazione, l’energia, corpi terroristici e lo spazio extra atmosferico, con l’oscuramento del sistema satellitare ucraino, a cui ha sopperito Elon Musk coi suoi satelliti. Le chiavi per la risoluzione del conflitto le ha la Cina, che nonostante al momento sostenga la Russia, non può permettersi di inimicarsi completamente l’occidente».
Il master Filis a fronte della guerra in Ucraina
«Insegnare l’Italiano a coloro che arrivano nel nostro Paese – ha commentato Elisabetta Moneta Mazza, consulente didattica del master Filis, organizzatore del convegno – vuol dire metterli nella condizione di poter scegliere. Significa prima di tutto offrir loro la possibilità di scegliere cosa dire, come dirlo e a chi. Chi arriva in un paese straniero ha inoltre bisogno delle persone di riferimento con cui avere dei punti in comune e che lo aiutino a capire quali sono le differenze tra le due culture diverse».
«La nostra università – ha poi spiegato Gianmarco Gaspari, docente all’Università dell’Insubria e direttore del master Filis – ha attivato da ormai dodici anni questo progetto di formazione di insegnanti italiani per studenti di lingua straniera. Si tratta di figure che alla luce della guerra in Ucraina si sono rivelate ancora più importanti. Il master Filis è inoltre affiancato da due corsi di alta formazione semestrali giunti alla loro 23esima edizione».
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