L’Asst Sette Laghi reintegra 38 dipendenti sospesi perché non vaccinati
L'Ordine delle professioni infermieristiche di Varese commenta con perplessità e rammarico la decisione del Ministro che non risolve la grave carenza di personale nel sistema sanitario regionale
In una nota, l’Ordine varesino delle professioni infermieristiche commenta l’ordinanza del Ministro Schillaci di reintegrare dal primo novembre il personale sanitario sospeso perché non vaccinato. Espone perplessità sul provvedimento e sulle motivazioni alla base di quella decisione. Ribadisce la necessità di interventi urgenti per risolvere la grave carenza di figure: nel servizio sanitario regionale mancano 9400 infermieri. Una carenza che non si risolve con la riammissione anticipata del personale sospeso perché non vaccinato.
In provincia di Varese sono 148 gli infermieri che risultavano sospesi perchè si opponevano all’obbligo vaccinale. A questi si aggiungono 38 medici. L’Asst Sette Laghi ha già reintegrato 38 dipendenti sospesi, tutti del comparto (non medici).
LA NOTA DELL’ORDINE DELLE PROFESSIONI INFERMIERISTICHE DI VARESE
Come Ente sussidiario dello Stato, ci atteniamo scrupolosamente alla legge; come coordinamento Lombardo abbiamo comunque condiviso una posizione chiara rispetto alle nuove disposizioni legislative.
In Lombardia sono stati riammessi in servizio circa 1000 infermieri; complessivamente, negli Ordini lombardi sono iscritti all’albo circa 65.000 professionisti. In sostanza, la riammissione in servizio degli infermieri “non vaccinati” non ha alcun impatto significativo sul SSR lombardo, dove mancano circa 9.400 infermieri, 5.400 sul territorio, 4.000 negli organici ospedalieri. La questione infermieristica diventerà sempre più critica se non viene affrontata in una urgente azione di sistema e di programmazione.
In tutti gli ordini professionali, il comportamento degli infermieri che si sono opposti all’obbligo vaccinale, ha destato non pochi interrogativi e perplessità dal punto di vista sia scientifico sia deontologico. La sensazione di perplessità e di rammarico provata dalle migliaia di infermiere e infermieri che vaccinandosi, in scienza e coscienza, hanno tutelato la salute degli assistiti e combattuto la pandemia riducendo la diffusione del virus e limitandone la virulenza. Se oggi appare sostenibile un provvedimento di riammissione di sanitari non vaccinati, dal punto di vista epidemiologico lo si deve anche alla responsabilità e alla competenza delle migliaia di infermieri che hanno aderito all’obbligo vaccinale.
L’Ordine professionale non ha informazioni circa la reazione delle aziende; allo stato attuale Il Decreto-legge 162/2022, emanato lunedì 31 ottobre, ha efficacia dalla data di martedì 1° novembre, il tempo intercorso e la data di emanazione non hanno consentito interlocuzioni con le aziende sanitarie, peraltro non necessarie né richieste all’ordine. La sensazione di perplessità, è certamente vissuta anche all’interno delle organizzazioni e delle aziende che dovranno, in qualche modo, reinserire gli infermieri non vaccinati. Le azioni di protezione e di tutela della salute del cittadino, soprattutto portatore di patologie croniche e di fragilità, dovranno inevitabilmente prevalere su qualsiasi altra logica.
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