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Tavolo per il Clima Luino: “Chi riuscirà a scuotere il mondo sulla crisi climatica?”

Il presidente: "Nessun luogo è al sicuro dal riscaldamento globale e ogni costa rischia di essere, letteralmente, sommersa dal mare. Oltre alla protesta possiamo agire, possiamo partecipare"

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(A cura di Alessandro Perego, Laboratorio comunicazione)

“L’umanità ha una scelta da compiere: o cooperare sul clima o morire, o andremo verso una solidarietà sul clima o il mondo rischia un suicidio collettivo“. Queste non sono le parole di un pericoloso estremista climatico, ma quelle pronunciate dal Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, durante il discorso che ha introdotto i lavori della Cop27, la ventisettesima Conferenza delle Parti sul clima.

Fermiamoci un momento. Riflettiamo. Siamo sicuri di averle comprese fino in fondo? Perché, se così è, non avvertiamo la vertigine del baratro che si spalanca davanti a noi? Rileggiamole. Nel farlo, la ragione scandaglia l’intelaiatura logica della frase, individua soggetto e predicato, coglie la forza imperativa del comando che ci impone di scegliere tra la solidarietà e l’egoismo, tra la vita e la morte, non la nostra, ma quella del mondo, e si compiace di questa sua capacità di analisi, nella quale forse si illude di trovare conferma della sua potenza; ma il cuore non sente, non trema di fronte all’abisso della fine, procede per la sua strada, cupo e silenzioso come prima. Che direzione ha imboccato l’umanità occidentale? Siamo forse così assuefatti dal vivere in quella dimensione della chiacchiera di cui parlava Heidegger al punto che ogni discorso autentico è diventato per noi inaccessibile? Forse il mondo che si è fatto piccolo e non ci basta più è solo un riflesso del nostro spazio interiore che ogni giorno si fa più angusto, invaso com’è da bisogni, pensieri e preoccupazioni che non vengono dalle profondità del nostro essere, ma da quell’insopportabile chiacchiericcio quotidiano che abbiamo lasciato entrare nelle nostre coscienze, consentendogli di allontanarci sempre più da noi stessi e dalle cose?

A proposito di questo annichilente silenzio delle coscienze tra non molto qualcuno, come già altri al cospetto delle terribili tragedie del passato, di fronte alla catastrofe climatica si chiederà: come è potuto accadere. Ma oggi gli occhi del mondo occidentale non vedono, le orecchie non ascoltano, i cuori non sentono.

Ragazzi che protestate per il clima, imbrattate opere d’arte (o meglio: i vetri protettivi delle opere), bloccate le autostrade con cui i boomers vanno al lavoro per far girare il solito ingranaggio: fate bene a protestare, se vi va. Sappiate però che siete voci che gridano nel deserto: nessuno vi ascolterà. Il ministro delle infrastrutture italiano, di fronte al blocco stradale degli ambientalisti sul raccordo anulare del 9 novembre, si è pronunciato così, in un post su Facebook: “Ma questi che rovinano le giornate a chi lavora non hanno altro da fare nella vita?”. Mentre l’umanità procede sull’autostrada che la porterà al suicidio collettivo, chi gestisce il potere non vede altri interessi da tutelare che quelli degli automobilisti che, sia pure legittimamente, non vogliono trovare intralci sulle loro strade.

Noi del Tavolo per il clima siamo con voi, ragazzi che protestate per clima. Non crediamo, però, che i vostri gesti abbiano grandi possibilità di risvegliare le coscienze addormentate. Si ridesteranno prima o poi, su questo non abbiamo dubbi. Sarà la realtà, quando arriverà con il suo carico di dolore, a riaprire loro gli occhi, a sturare le orecchie, a riabilitare la capacità di sentire dei loro cuori. Ora, purtroppo, i fatti dimostrano che non è ancora il momento.

Non crediamo, tuttavia, che ogni gesto sia inutile e che non ci sia altra scelta per noi oltre quella di stare a guardare, dalla costa, il naufragio dell’umanità. Del resto, nessun luogo è al sicuro dal riscaldamento globale e ogni costa rischia di essere, letteralmente, sommersa dal mare. Oltre alla protesta possiamo agire, possiamo partecipare, ognuno nelle forme e nei modi che preferisce. Dobbiamo farlo, non tanto per il compiacimento che nasce dalla convinzione di dare il nostro piccolissimo contributo alla salvezza del Pianeta, ma per tenere accesa una luce. Se saremo tanti e se lavoreremo insieme, forse, il nostro impegno e le nostre azioni, come deboli fiaccole che insieme formano un raggio luminoso, permetteranno a chi ci governa di deviare per tempo dal sentiero che porta dritto al suicidio collettivo e condurre l’umanità verso la salvezza. O forse, più pessimisticamente, renderemo un po’ meno cupa e oscura la notte climatica che ci attende. Lo spirito che anima chi partecipa al Tavolo per il clima di Luino è questo: tenere viva, pur nel nostro piccolo, la speranza, e farci trovare pronti quando finalmente l’umanità capirà la necessità di agire. Sperando di essere ancora in tempo per salvarci.

Pubblicato il 17 Novembre 2022
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