La direzione dell’Asst Sette Laghi si dimezza. Bonelli: “Scendo da un treno in corsa che arriverà a destinazione”
Il 20 dicembre sarà l'ultimo giorno di lavoro del direttore generale che elenca i risultati ottenuti e ringrazia chi ha creduto in lui. Il 30 novembre ultimo giorno anche del direttore sociosanitario Mazzoleni
« Lascio un treno in corsa che non sarà, però, senza controllo perché affidato a un apparato amministravo competente che ha già pianificato tutti gli obiettivi con fondi sono stanziati».
Il prossimo 21 dicembre, Gianni Bonelli non sarà più direttore generale dell’Asst Sette Laghi, con un anno di anticipo sulla scadenza naturale del contratto. Tre settimane prima, lascerà anche il direttore socio sanitario Ivan Mazzoleni, alla vigilia dell’avvio del piano di sviluppo territoriale.
Entrambi hanno avuto offerte “irrinunciabili”: per il dottor Mazzoleni, il ruolo di direttore amministrativo dell’Ats di Bergamo, quella di casa sua, per il dottor Bonelli la direzione dell’Istituto IRCCS Mondino, una Fondazione di diritto privato molto conosciuta nel campo della ricerca neurologica: « È un settore che mi ha sempre affascinato, ed è per me un’opportunità unica». Gianni Bonelli lascia la sanità pubblica, quindi, per iniziare una carriera nel privato accreditato.
Chi arriverà dopo di lui? Non si fanno nomi : Bonelli non si sbilancia nemmeno sulla durata dell’incarico che verrà assegnato al suo successore: « Se sarà un trasferimento di un manager allora ci sarà la scadenza naturale tra un anno, se si tratterà di un incarico nuovo un contatto potrà essere o triennale o quinquennale».
Intanto, a coordinare tutte le attività sanitarie e socio sanitarie resterà Lorenzo Maffioli insieme al direttore amministrativo Ugo Palaoro.
Nel congedarsi, Gianni Bonelli ha voluto ringraziare chi ha creduto in lui: dal Presidente Fontana, all’assessore Galera prima e Moratti poi, a tutti i direttore della Direzione generale del Welfare. Ringrazia anche tutto il territorio, istituzioni ed enti del terzo settore, i sindacati e il personale che ha lavorato in modo esemplare per gestire una complessità mai vista prima.
« Non voglio, però, essere ricordato come il direttore della pandemia – ha commentato il dg – quindi ho pensato ai 10 obiettivi più importanti raggiunti nel mio mandato. Due riguardano sicuramente la gestione delle diverse ondate, dove abbiamo tutti scoperto delle qualità inaspettate e capacità che sono andate ben oltre la quotidianità, e la campagna vaccinale. Abbiamo sperimentato nuovi modelli di lavoro, usato la flessibilità. I direttori di dipartimento sono stati essenziali. Abbiamo quindi cambiato due volte il POAS e siamo arrivati a una nuovo organizzazione».
Tra le altre tappe fondamentali Bonelli elenca l’aver dato un futuro all’ospedale di Cuasso, che sarà dedicato alla riabilitazione pneumologica, in collaborazione con l’Università e che dovrà essere completato entro dicembre 2026 anche se, ancora oggi, oltre ai 24 milioni di euro dal PNRR, non si sa nulla degli investimenti per il personale che dovrà portare avanti l’importante progetto a valenza regionale.
E ancora, aver raggiunto il completamento del Polo materno infantile con i fondi del terzo lotto già stanziati, l’aver sbloccato molti cantieri edili fermi anche da anni ( 50 cantieri per oltre 150 milioni di euro di finanziamenti), l’aver progettato la medicina territoriale con alcune esperienze ( la casa della comunità di Tradate) già avviate e altre in procinto di partire (Arcisate, Varese e Laveno): nessun cenno, però, su un primo bilancio circa vantaggi e servizi. Ci sarebbero anche 6 letti sperimentali dell’ospedale di comunità a Luino che, però, mancando l’accreditamento e un progetto mirato, sono letti in più di medicina.
Bonelli prosegue con l’elenco e cita l’obiettivo di aver definito vocazioni precise ai presidi territoriali periferici come Luino, Cittiglio, Angera e Tradate e poi aver dotato l’hub di Varese di una tecnologia all’avanguardia pari a quella degli altri centri d’eccellenza lombarda, e, ancora, aver abbattuto le liste d’attesa di tipo chirurgico e ridotto quelle ambulatoriali.
Nell’elenco, però, non dimentica le criticità dei pronto soccorso, del turn over del personale, della mancanza di figure specialistiche: « È un problema nazionale e, per alcuni settori, anche internazionale – commenta Bonelli – l’unica possibilità è di strutturare i nostri ospedali perchè siano il più attrattivi possibile e, circa la concorrenza con la vicina Svizzera, si dovrebbe pensare a una politica che incentivi la permanenza nei nostri ospedali».
Con un modello così strutturato, chi verrà dopo di lui cosa avrà fare? « Chiaramente ci sono spazi di autonomia, di discrezionalità. Nei rapporti interpersonali, nella correzione di alcune rotte. Magari vorrà tener fede al progetto di abbattere la Santa Maria mentre se io fossi rimasto avrei fatto di tutto per salvarla».
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