Quantcast

Evasione da casa perché sgridato in continuazione: la madre verrà sentita in aula a Varese

Il ragazzo arrestato dai carabinieri disse ai militari di non farcela più a sopportare i continui rimproveri

È stata la sua ancora di salvezza durante gli arresti domiciliari, la persona che gli ha consentito di evitare il carcere e che forse, in aula, raccontando la verità, potrà attenuare la sua posizione dinanzi alla legge spiegando quale fosse il ménage familiare fra madre e figlio che spinse il giovane a scappare a gambe levate per i continuo rimproveri della donna.

È la vicenda dell’evasione dai domiciliari per le sgridate dovute alle troppe docce, che raccontata così sembra il canovaccio di una commedia, ma che invece è finita nelle carte della giustizia ordinaria e che nella giornata di mercoledì si è arricchita di una nuova udienza per decidere se vi sia stata responsabilità penale o meno nell’evasione da un appartamento di Luino dove un giovane finito in manette per reati legati agli stupefacenti doveva rimanere in regime di misura cautelare: sei ai domiciliari e non puoi cominciare con nessuno, e passi.

Ma c’è poi il problema della convivenza con gli altri eventuali occupanti della casa. Nella fattispecie la madre che dopo le prime settimane di coabitazione ha cominciato a dare segni di insofferenza per alcuni atteggiamenti del figlio, in particolare modo per la frequenza delle docce continue del ragazzo. Poi c’è anche dell’altro, legato per esempio alla sopravvenuta morte del cane del ragazzo che quest’ultimo avrebbe imputato alle negligenze della menare in fatto di mancate visite dal veterinario: sta di fatto che ora l’animale si trova seppellito nel giardino di casa. Un fatto che sommato alle altre piccole situazioni quotidiane produce aria di insofferenza e fa prendere decisioni che possono costare care, come quella, appunto della chiamata ai carabinieri di Luino: «Venitemi a prendere perché altrimenti faccio un macello» e la successiva decisione di aprire la porta e suonare asso stesso al citofono dell’arma. L’udienza di mercoledì, alla presenza dell’avvocato Corrado Viazzo ha permesso l’acquisizione di tutti gli atti, corroborata dalla decisione del giudice di sentire la donna, la madre dell’imputato, testimonianza divenuta a questo punto una condizione cardine, centrale, per consentire l’eventuale formazione della prova in dibattimento. Prossima udienza, 6 febbraio. Il giovane nel frattempo è ospitato da un’altra parente.

di
Pubblicato il 21 Dicembre 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore