«Somme distratte o non versate nelle casse dell’ente», la Finanza e le indagini sul Medio Verbano
Alle battute finali il processo all’ex presidente ed ex capo della polizia dell’Unione dei comuni, oggi in liquidazione e di fatto sciolta dal primo gennaio
Le indagini al loro inizio, quasi “de relato“ su qualcosa che non andava nei servizi straordinari della polizia locale del Medio Verbano, vennero portate avanti dai carabinieri di Luino, oramai diversi anni fa, nel 2015; ma fu poi la guardia di Finanza a mettere le mani nei bilanci dell’Unione dei Comuni, indagini che portarono all’arresto del comandante Ettore Bezzolato, e poi del presidente pro tempore Gianpietro Ballardin, oggi entrambi a processo: innocenti fino a prova contraria, ma accusati rispettivamente di falso ideologico in atto pubblico, peculato, concussione, e di falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento.
E nell’udienza di martedì in mattinata dinanzi al Collegio di Varese, è stata proprio la scintilla investigativa dell’Arma lunense a venir riaccesa nelle parole che hanno permesso di ripercorrere le prime fasi dell’inchiesta partita come si ricorderà da un’indagine per stalking ma dalla quale scaturirono gli approfondimenti dei carabinieri su quanto veniva pagato dalle associazioni dei comuni valcuviani per avere il servizio serale in occasione di manifestazioni con personale della polizia locale: che fine hanno fatto quei soldi? Sono stati tutti contabilizzati? Oppure esistono somme “sparite“, che non si trovano?
Ecco che dopo le prime perquisizioni dei carabinieri le indagini sono passate alla Finanza, e il sottufficiale che ha eseguito gli accertamenti è stato sentito in aula: un addentrarsi nelle norme che muovono gli enti pubblici, fra registri contabili e fondi cassa che oltre alle regole di bilancio del “dare“ e “avere“, devono seguire anche quelle imposte dalla legge: mai in cassa più di una cifra proprio per far tornare i conti al momento di un’eventuale verifica. Verifica sulle giacenze dei due fondi cassa, quello dell’economato e quello per le contravvenzioni stradali. È qui che secondo le fiamme gialle i conti non tornerebbero con «distrazioni dal 2008 al 2014», «reiterate irregolarità contabili sul fondo per le contravvenzioni stradali che hanno portato ad un ammanco di oltre 23mila euro dal 2008 al 2014, oltre a 2400 euro nel 2015».
Oltre a questo quadro legato alle indagini ordinate dalla procura di Varese è stato ricostruito in aula anche il secondo episodio contestato, vale a dire il rinvenimento di una busta contenente 1622 euro trovata in un armadio dal nuovo economo dell’ente che ha subito contattato le forze dell’ordine: dai rilievi delle fiamme gialle quei soldi sarebbero il tentativo di far quadrare i conti degli ammanchi così da coprire il “buco“ di liquidità, sebbene su di una cifra malamente calcolata.
Nella prossima udienza lo stesso operante della Finanza che ha oggi parlato in aula – teste del pm – verrà contro interrogato dalla difesa dei due imputati: udienza il 21 marzo. Nel frattempo l’ufficio del Verbano, costituitosi parte civile, è andato in liquidazione, e dal primo di gennaio l’ente si è sciolto (e sulla vicenda dello scioglimento le inchieste giudiziarie hanno inciso non poco): l’avvocato di parte civile Elisabetta Brusa era in aula come semplice uditore dal momento che il mandato per la rappresentanza in giudizio non è stato tecnicamente rinnovato dal nuovo soggetto cui compete questo atto, appunto il liquidatore.
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