Era andato a combattere in Siria, il suo corpo trovato in un bosco di Golasecca
Avevamo raccontato la storia di Riccardo “Botan” tre anni fa, al suo ritorno dal fronte dove era andato per combattere l’Isis. La famiglia non crede al suicidio
Avrebbe voluto tornare a vivere una vita tranquilla, lontana dai riflettori, dai problemi e dalle tensioni. Purtroppo il destino non è stato benevolo con Riccardo, 33enne di Somma Lombardo che avevamo intervistato tre anni fa al suo ritorno dalla Siria, da quel Rojava in guerra dove aveva lasciato il cuore e anche tanti amici.
Al fronte lo chiamavano “Botan”, che in curdo vuol dire “montagna”: lui era una montagna fuori, alto e grosso, con delle mani grandi come pale, ma era fragile dentro, anche se le sue scelte di vita parevano raccontare altro. Era partito da Somma Lombardo, il suo paese di origine, nel 2016 per combattere l’Isis ed è stato due volte in territorio di guerra, la prima per 11 e la seconda per 7 mesi.
Chiacchierandoci in occasione dell’intervista e nei mesi successivi, con un fitto scambio di messaggi scritti e vocali, Riccardo ha evidenziato il suo malessere, la sua difficoltà a tornare in un mondo che non gli piaceva e al quale non si era mai abituato. La notizia della sua morte, del gesto estremo che ha messo fine alla sua vita tormentata è arrivata venerdì 13 gennaio, ma il decesso potrebbe risalire a qualche settimana fa.
Dai racconti di “Botan”, dal suo legame con i compagni caduti in Kurdistan, su tutti Lorenzo “Orso” Orsetti, il 33enne fiorentino ucciso in Siria da miliziani dell’Isis, traspariva una voglia di vivere e di combattere forte, pervicace. In una delle ultime pagine del diario che aveva cominciato a scrivere, ha raccontato del suo legame forte, indissolubile con la madre, che anche a chilometri e chilometri di distanza gli aveva dato in diverse occasioni la forza di salvarsi in circostanze complicate, in una guerra che sentiva sua: “Ammiravo Orso e il suo volersi spingere oltre, era un’ispirazione per me e per tutti quelli che come me condividevano gli stessi ideali, ma guardandomi allo specchio non so se sarei riuscito ad arrivare dove è arrivato lui, l’amore per la vita e un pizzico di fortuna mi hanno salvato e permesso di poter tornare e riabbracciare mia madre”, scriveva.
Dal Varesotto alla Siria per combattere l’Isis: “Ora vorrei una vita tranquilla”
La famiglia di Riccardo ha affidato al legale Luca Carignola il compito di capire cosa sia successo e seguire gli accertamenti. La Procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio ed è stata disposta l’autopsia sul corpo del 33enne.
Molte persone trovano difficile e imbarazzante parlare di suicidio: può essere forte il senso di vergogna che può accompagnare questi pensieri. Ancora più forti possono essere queste emozioni se si pensa di confidarsi con parenti e amici. Potrebbe risultare più facile parlarne con chi non è coinvolto direttamente.
Se sentite di aver bisogno, potete chiamare il Numero Verde 800 334343, attivo h24: è il servizio Inoltre attivato da Regione Veneto (alla risposta c’è un breve messaggio registrato, subito dopo risponde l’operatore). Un altro servizio è quello di Telefono Amico, attivo dalle 10 alle 24, tutti i giorni dell’anno: il numero è 02 23272327
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