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Droga ed estorsioni con “metodo mafioso“ nelle valli varesine, processo a luglio

Sono 17 i soggetti rinviati a giudizio per un’inchiesta chiusa dalla direzione distrettuale antimafia di Milano nell’estate 2021

tribunale varese

Per il giro di droga ed estorsioni nel Nord della provincia di Varese, non immune al controllo da parte delle propaggini delle “famiglie” di ‘ndrgangheta si terrà il processo a Varese il prossimo 4 luglio. Lo ha deciso nella giornata di giovedì il giudice per l’udienza preliminare di Milano che ha accolto le richieste di rinvio a giudizio dei pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Giovanni Tarzia.

Dei 19 indagati originari uno ha scelto il rito abbreviato che verrò definito nei mesi a venire e un secondo soggetto, appartenente alle forze dell’ordine, incensurato, ha chiesto la messa alla prova, accusato di aver divulgato informazioni investigatine di rilievo ad alcuni degli appartenenti a questo sodalizio che non ha valore di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma “semplicemente” di applicare il metodo mafioso, cioè «avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla suggestione di un vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e omertà che ne derivano, in ragione della peculiare modalità della richiesta che esprime tecniche collaudate tipiche di controllo del territorio e della loro contiguità con la cosca Giampà, egemone in Lamezia Terme».

Sarà il Collegio di Varese dunque ad entrare in profondità e valutare le accuse riguardanti gli illeciti contestati che non risparmiano i piccoli paesi della Valganna-Valmarchirolo, ma anche della Valcuvia spingendosi fino alla fascia a lago del Verbano. Minacce, soprusi, intimidazioni, estorsioni di danaro per migliaia di euro sempre facendo riferimento alla possibilità neppure troppo remota, di fare riferimento ad un campionario di violenze che contraddistinguono il modo di fare degli affiliati (anche se in questa inchiesta non vi sono soggetti che apparterrebbero direttamente alle cosche).

Oltre a questo coesiste anche il filone investigativo legato a reati di droga che chiamano reati di soldi: detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti e sempre estorsioni legate al mancato pagamento di cocaina e hascisc. Un sottobosco criminale che va dimostrato in giudizio, ma venuto a galla nelle carte processuali che hanno fotografato nelle indagini preliminari un milieu vissuto anche in piccolissimi centri che non sono immuni alla “mala“.
I difensori hanno sollevato eccezioni proprio sull’aggravante contestata, quella del metodo mafioso (416-bis “1“) che il Gup non ha accettato nel corso dell’udienza fiume cominciata alle 14.30 e terminata a serata.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 10 Marzo 2023
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