Maltrattamenti ed estorsioni in famiglia a Luino: trentenne assolto
I fatti contestati avvenuti in contesto di enorme degrado affettivo. L’imputato si trova oggi in carcere per estorsione aggravata e sequestro di persona
Soldi “parlati” al telefono, in un contesto di rapporti fra madre e figlio, fra sorella e fratello, da mettere i brividi, con parole non ripetibili, scenate isteriche e urla al telefono: tutto accaduto nei paesini del Luinese un paio di anni fa in un contesto di grave degrado familiare e affettivo. Ma le due donne denunciano il ragazzo per maltrattamenti ed estorsione e la vicenda finisce a processo di fronte al Collegio di Varese.
Le indagini sono dunque partite dopo le denunce di madre e figlia, ma nelle conclusioni del pm Luca Petrucci sono emersi elementi che hanno escluso l’imputato da responsabilità penale. Conclusioni arrivate dopo l’ascolto in aula della testimone finale, la ragazza dell’imputato, ma anche dopo l’ascolto di registrazioni prodotte dalle parti: messaggi audio, chat e videochiamate che hanno invece evidenziato come fra l’imputato e le persone offese ci fosse un rapporto alla pari, e non maltrattamenti, “semmai un’atmosfera non felice fra le parti”, ha specificato il pm nel chiedere l’assoluzione.
Oggetto dei litigi, negli episodi contestati, i soldi, ma anche le condizioni del cane tenuto dalle parenti dell’imputato (il quale le accusava di averlo addormentato con dei farmaci), e le visite della fidanzata, che le donne chiamavano in maniera dispregiativa “la contessina”. L’uomo oggi assolto dal Collegio, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo, è lo stesso che si trova in carcere con l’accusa di estorsione aggravata e sequestro di persona per fatti avvenuti a Luino qualche settimana fa. La corte ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste e ha condannato le querelanti al pagamento delle spese processuali.
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