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Caso camici, la Procura Generale rinnova la richiesta di processo per Fontana e altri quattro

Discusso il ricorso in appello per la vicenda che aveva coinvolto il governatore lombardo e suo cognato per una partita di camici prima venduti e poi donati alla Regione durante la fase più difficile della pandemia

tribunale procura milano

Il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Milano Massimo Gaballo ha ribadito «la richiesta di rinvio a giudizio» nei confronti del governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e altri quattro indagati in quanto “l’atto d’appello della procura è condivisibile” e, nell’ottica della legge Cartabia, “trattandosi di un processo in gran parte documentale, c’è una ragionevole previsione di condanna“. Tutti erano già stati prosciolti dall’accusa in udienza preliminare per il cosiddetto “caso camici”.

Lo scorso 13 maggio, infatti, il gup Chiara Valori aveva emesso sentenza di “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste” per il presidente, il cognato Andrea Dini, titolare di Dama spa che aveva stipulato il contratto poi trasformato in donazione di camici, per Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, ex direttore generale e dirigente della centrale acquisti regionale Aria, e per Pier Attilio Superti, all’epoca vicesegretario generale della Regione.

Nell’atto di impugnazione la Procura sostiene che la presunta frode nella pubblica fornitura contestata a tutti ha avuto – come riporta l’Ansa – “l’esito di posporre l’interesse pubblico” ad “interessi privati convergenti degli imputati” e il tutto nel “pieno della pandemia da Covid”. Quindi, in quei giorni, per i pm, si sarebbe preferito “anteporre la salvaguardia dell’immagine politica” di Fontana – che ha sempre respinto le accuse – rispetto alla necessità di completare la procedura che avrebbe garantito agli operatori sanitari 75 mila camici e altri dispositivi di protezione.

Pubblicato il 03 Aprile 2023
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