Armi da guerra e machete, dieci arresti nei boschi dello spaccio del Lago Maggiore
La gang di nodrafricani che controllano lo smercio di coca ed eroina fra Sesto Calende e Vergiate era pronta ad entrare in azione contro bande rivali
Un altro duro colpo al mercato dello spaccio di droga in provincia di Varese che impone le sue leggi col controllo del territorio è avvenuto lo scorso fine settimana quando in più riprese sono finiti in manette otto appartenenti ad un gruppo attivo nella zona Sud del Lago Maggiore fra Sesto Calende e Vergiate.
Un’operazione resa possibile grazie alla capacità di coordinamento da parte della Procura di Busto Arsizio che grazie alle proiezioni di indagine sul territorio, svolte dalla Compagnia di Gallarate e della stazione di Sesto Calende, ha permesso una capillare ricostruzione del gruppo, così di portare a segno l’operazione durante la quale è stato sequestrato armamento pesante, fucili a pompa, armi corte e bianche come i lunghi machete che vengono solo astratti per incutere timore verso i refrattari di ogni genere, o invece impugnati nei regolamenti di conti corpo a corpo. Altri soggetti (due), oltre a quelli colpiti da ordinanza di custodia cautelare, sono stati fermati in flagranza di reato: a finire nelle mani degli inquirenti anche dosi di coca, eroina e hascisc.
Non si è dunque trattato di un blitz legato alle recenti sortite dei reparti eliportati dei carabinieri: qui le indagini, partite da un’intercettazione telefonica nel corso di altre attività, sono in corso da mesi e svelano la ferocia di bande che rivaleggiano per il dominio sul territorio che ora da oltre un anno, ha innalzato di molto l’asticella dell’allarme con una recrudescenza che non risparmia l’uso della tortura, la minaccia dei residenti, l’impiego di armi da fuoco non solo per fare rumore.
Si spiega così come un anno fa poco più a Nord lungo la costa del Maggiore la sparatoria fra Sangiano e Laveno Mombello fosse ben oltre che un’esibizione di forza. Si spiegano così i 400 proiettili di vario calibro trovati dai baschi rossi dell’Arma a Masciago Primo e le svariate armi trovate nei covi dei pusher: un quadro che allarma i comandi e pone per questo una grande lente di ingrandimento su quanto sta accadendo nei nostri boschi, alcuni dei quali divenuti inaccessibili, e pericolosi.
La gang di nodrafricani che controllano lo smercio di coca ed eroina fra Sesto Calende e Vergiate era pronta, secondo gli investigatori, ad entrare in azione contro bande rivali, senza lesinare sull’uso delle armi, che erano pronte a sparare.
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