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Il siluro ha un mercato: “Lasciatecelo pescare anche in primavera”

Nei mesi di aprile e maggio la pesca con le reti non è consentita. I professionisti chiedono un confronto sulle norme, per poter pescare senza interferire con la frega di altre specie

Il siluro in cucina

Predatore aggressivo e alieno da combattere per gli ecosistemi, pesce dignitosamente commestibile e in alcuni casi, anche tocco gourmet, per gli chef che non hanno paura di sperimentare. È il siluro, il pesce alloctono per eccellenza, che in pochi anni ha invaso molti specchi d’acqua dolce del territorio delle Prealpi. In alcuni laghi e fiumi questa specie è presente con una diffusione preoccupante, stando alle testimonianze dei pescatori ma soprattutto al numero, sempre crescente, di catture effettuate. Per questo e a tutela delle specie autoctone, in tempi più recenti sono state messe in atto a più livelli delle politiche di contenimento e di contrasto alla diffusione della specie che, nel nostro territorio hanno riguardato tanto il Ceresio quanto i laghi Maggiore e di Varese.

Per fermare l'”invasione” la natura introdurrebbe un predatore ma nei nostri laghi, almeno tra gli animali, nessuno è tale da impensierire questi giganti che arrivano a sfiorare anche i due metri di lunghezza. È questo forse quello che hanno pensato anche i pescatori professionisti che, guardando ad altre esperienze, soprattutto all’estero dove il siluro è cucinato e mangiato abitualmente, hanno provato a costruirsi un nuovo mercato proponendo ai ristoratori locali e ai consumatori il pesce siluro in alternativa a quelli più comuni come trote e persici. E la proposta, dopo una diffidenza iniziale data più dalla cultura e che dal gusto, ha iniziato a prendere piede.

Ci sono ristoranti del Basso Verbano, come il Lido di Angera che da diverso tempo propongono in carta piatti a base di siluro, provando a restituire al grande predatore una nuova identità gastronomica e ci sono anche pescatori, come Damiano Bardelli, che lo hanno usato per rivisitare il Fish and chips, proponendolo in stile street food. I pescatori, pur tra mille difficoltà di una professione in via d’estinzione, hanno quindi risposto favorevolmente alla richiesta d’investimento sulla pesca al siluro andando, in rispetto alle normative, ad acquistare delle apposite reti per questo tipo di attività. Reti che però in questo momento sono a riva.

«Le abbiamo fatte arrivare dalla Thailandia perché hanno delle caratteristiche particolari ma in questo momento non possiamo usarle e siamo fermi – spiega Diego Marzetta, pescatore professionista del Basso Verbano -. Questo perché le norme stabilite dalla commissione italo svizzera per la pesca proibiscono quella al siluro con reti nel periodo di divieto del lucioperca, ossia i mesi di aprile e maggio». Un provvedimento, per tutelare il periodo di frega, che riguarda di fatto soltanto i professionisti che sul Lago Maggiore sono circa una ventina con licenza e poco più di dieci attivi a tutti gli effetti.

«Abbiamo organizzato delle riunioni per spingere affinché si trovi una soluzione a questo blocco, che di fatto ci impedisce di tener vivo un mercato ancora in via di costruzione e che rappresenta per noi una delle entrate che ci permettono di continuare la nostra attività – prosegue -. Naturalmente siamo favorevoli alla tutela delle specie ittiche ma sappiamo bene che la pesca al siluro con le reti avviene al largo e non va a interferire direttamente con la riproduzione del lucioperca che avviene in acque basse (dello stesso parere anche Bardelli, qui l’intervista, ndr)».

Quello che chiedono i pescatori in sostanza non è far venir meno il divieto di tutela del periodo di frega di altri pesci ma che si riesca a trovare una quadra tra le loro istanze e le normative di tutela, come per esempio introdurre dei limiti di livello delle acque o vietare la pesca soltanto in prossimità delle rive: «Anche alcuni pescatori in territorio svizzero con cui siamo in contatto, si stanno muovendo in questa direzione. Loro percepiscono anche un incentivo mensile di alcune centinaia di franchi, stanziati proprio per la promozione della pesca al siluro. È una misura ad esempio che potrebbe supportare questi periodi di mancati introiti e aiutare a mantenere viva una professione antica quanto faticosa ma che rischia purtroppo di scomparire».

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Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it
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Pubblicato il 10 Maggio 2023
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