Opposizioni contro il Governo sul telelavoro dei frontalieri: “Solo promesse e nessun atto concreto”
Maria Chiara Gadda di Italia Viva e Samuele Astuti del Pd accusano il Governo italiano di non aver dato seguito agli impegni assunti, lasciando scadere l'accordo con la Svizzera sul telelavoro per i frontalieri
Dal Governo, ad oggi, molte promesse ma niente fatti. Si può sintetizzare così la valutazione espressa dalle opposizioni sulla condotta del Governo sulla questione del telelavoro per i frontalieri, di cui domani, venerdì 30 giugno, scade la proroga dell’accordo tra Italia e Svizzera.
«Il punto non è “rimettersi” all’aula e chiedere al Parlamento cosa ne pensa del rinnovo degli accordi sul telelavoro, anche perché i partiti si sono già più volte espressi a favore votando molti ordini del giorno che ho presentato e sottoscritti in modo bipartisan – ha detto in aula la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda, che anche oggi ha presentato un ordine del giorno sulla questione, sottoscritto anche da deputati di altri partiti – Deve essere il Governo a dare seguito ad un impegno più volte assunto e non ancora risolto, come invece ha fatto la Francia due giorni fa firmando un accordo con la Svizzera che prevede il telelavoro per i lavoratori frontalieri per il 40% delle ore lavorative. Noi stiamo ancora alle intenzioni…».
Severo anche il giudizio del consigliere regionale del Partito democratico Samuele Astuti: «Il Governo di centrodestra ha più volte assicurato che avrebbe risolto il problema, invece domani, venerdì 30 giugno, scade la norma transitoria sul telelavoro per i lavoratori frontalieri in Svizzera e non è ancora stata trovata una soluzione. È evidente che a Roma la questione non è sentita, ma mi chiedo cosa ne pensino e come risponderanno al territorio i deputati di confine eletti con la destra. Il rischio per chi svolge il lavoro da casa è che venga messo in dubbio lo stesso status di frontaliere, con un aumento del carico fiscale e previdenziale. Eppure, basterebbe rifarsi al modello dell’intesa siglata, alla fine del 2022, tra Svizzera e Francia, che prevede un 40% di tempo destinato al lavoro da casa, quindi i classici due giorni a settimana. Non è proprio giustificato questo atteggiamento da parte dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni che si dimentica, colpevolmente, di 80mila famiglie italiane che vivono al confine con i Cantoni svizzeri più a sud e i cui componenti, spesso da decenni, portano le loro capacità, l’esperienza e una solida formazione al servizio del mercato svizzero».
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