L’oratorio che unisce le comunità di Monvalle, Leggiuno, Sangiano e Arolo
Quasi trecento iscritti per i due oratori che comprendono tre comuni: "Un servizio importante per le famiglie e per i ragazzi. Qui si incontrano e fanno tante attività"
Monvalle, Leggiuno, Sangiano e Arolo, piccoli comuni dell’Alto Varesotto uniti nella comunità pastorale dei Santi Primo e Feliciano, dove l’attività estiva viene svolta negli spazi oratoriali dei primi due comuni.
A raccontarci questa realtà è Don Marco Catalani che sottolinea come l’oratorio estivo sia particolarmente importante per il territorio: qui gli iscritti sono in totale 289, divisi per fasce d’età e in piccoli gruppi. «Una divisione che abbiamo mantenuto anche dopo il periodo di pandemia, quando ci veniva chiesto di formare dei piccoli gruppi, delle “bolle”. Questo ci permette di organizzare attività differenti e pensare ad un’offerta più specifica per i bambini o per i ragazzi iscritti». 52 educatori, per lo più studenti e studentesse universitarie che si danno il cambio, assicurando la presenza di una ventina di persone.
Una particolarità è la collaborazione con gli istituti scolastici del territorio, tanto che a luglio verranno attivati dei laboratori a cura degli insegnanti con attività di arte, musica, botanica. Inoltre, c’è la possibilità per gli iscritti al campo estivo di fare i compiti ,per poi lasciare spazio alle attività di gioco e sport nel pomeriggio. Diverse le uscite sul territorio, dall’Eremo di Santa Caterina del Sasso al Monte Picuz di Sangiano, fino alle spiagge sul Lago Maggiore mentre per quest’anno non sono state organizzate gite fuori provincia: «Abbiamo rinunciato perché i costi del trasporto erano troppo alti per noi e non ci permettevano una buona organizzazione».
Don Marco Catalani sottolinea che l’oratorio estivo è un servizio fondamentale per le famiglie, di cui non possono fare a meno e supportato dalle amministrazioni comunali. Tante le soddisfazioni nelle settimane oratoriali, ma anche le difficoltà: «Manca ancora molto il supporto alle disabilità e su tutti quei casi che hanno maggiore attenzione. Questo comporta una difficoltà per loro ma anche per i nostri educatori e animatori che devono sapere e conoscere come comportarsi».
Rispetto al senso dell’oratorio spiega: «Resta quella visione tradizionale, ovvero una comunità cristiana che esprime attenzione per i ragazzi “suoi” e quelli non partecipanti alla comunità, ma la visione è molto più ampia e l’accoglienza è per tutti».
Mentre parliamo, le attività in oratorio non si fermano e a dirigerle ci sono diversi ragazzi e ragazze come Ludovica, 21 anni, che ci racconta il motivo per cui da anni sceglie di fare l’educatrice: «È un posto che ho sempre frequentato fin da bambina ed è bello sapere di poterci tornare tutte le estati. È una attività che da molte soddisfazione, come quella di vedere i giovanissimi divertirsi ma anche responsabilizzarsi. Inoltre, permette anche a noi di ritrovarci, conoscerci e passare del tempo insieme».
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