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In mostra al Verbania di Luino “Piccio fra vero e ideale”: un omaggio all’artista a 150 anni dalla scomparsa

A intervenire durante l'inaugurazione, in programma giovedì 6 luglio alle 18:00, saranno Elisabetta Staudacher, curatrice del catalogo, Carolina De Vittori, presidente dell’Associazione “Amici del Piccio” e Fabio Perrone, direttore attività culturali della “Academia Cremonensis”

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Luino si prepara ad accogliere una mostra d’arte dedicata a uno dei “figli” più illustri del nord della provincia: Giovanni Carnovali, detto il “Piccio”. A 150 anni dalla sua scomparsa, la mostra, dal titolo “Piccio fra vero e ideale”, sarà ospitata nelle sale di Palazzo Verbania a partire da giovedì 6 luglio alle 18:00 – giorno e ora dell’inaugurazione – fino a domenica 30 luglio. A intervenire durante l’inaugurazione saranno Elisabetta Staudacher, curatrice del catalogo, Carolina De Vittori, presidente dell’Associazione “Amici del Piccio” e Fabio Perrone, direttore attività culturali della “Academia Cremonensis”.

«L’anno 2004 fu memorabile a Montegrino Valtravaglia, un piccolo borgo in provincia di Varese, posto sulle alture del Lago Maggiore sopra Luino, che aveva visto nascere duecento anni prima, esattamente il 29 settembre 1804, Giovanni Andrea Carnovali, figlio di Giovanni Battista, capomastro e di Serafina Carnovali, contadina – spiega la presidente Carolina De Vittori -. Memorabile perché presso il teatro sociale, trasformato da alcuni volontari sostenitori di Piccio in una sala museale, fu allestita una mostra celebrativa che raccontava la vita e il percorso artistico del Carnovali con “riproduzioni” su tela delle sue opere più significative, allo scopo di riportare agli onori della cronaca un personaggio che spesso era stato trascurato anche dagli studiosi, tanto che risultava persino sconosciuto nella sua grandezza di pittore a tanti abitanti del Comune. Il grande lavoro condotto con passione dai curatori della mostra ebbe un successo notevole durante l’esposizione e ottenne poi il risultato di far apprezzare il nome e l’opera di Piccio a molte persone che ancora ignoravano o conoscevano solo superficialmente l’esimio pittore ».

Quest’anno 2023 il gruppo di volontari, fondatori nel 2006 dell’Associazione Culturale “Amici di Giovanni Carnovali detto il Piccio”, ha deciso di onorare il grande artista per il 150° anniversario della sua scomparsa, con un evento ancor più significativo e unico per il territorio del luinese: una mostra di ben 21 dipinti di Piccio accompagnati da una cinquantina di disegni che potranno essere ammirati nelle sale di Palazzo Verbania a Luino, dal 6 al 30 luglio.

«È la prima volta in assoluto che Luino ospita un’esposizione di tale importanza dedicata al Carnovali, grazie alla disponibilità di collezionisti privati, galleristi e alla collaborazione con i due poli museali che ospitano il maggior numero di opere del Carnovali: l’Accademia Carrara di Bergamo e il Museo Ala Ponzone di Cremona – continua De Vittori -. Era utile programmare una nuova mostra a pochi anni di distanza da quella “didattico-riproduttiva” allestita a Montegrino e poi, nel 2007 a Cremona con oltre 150 opere originali, a Varese con i disegni della collezione “Piero Chiara” e altre ancora? Io credo che ogni evento dedicato a Piccio sia un tassello importante che si aggiunge oggi alla conoscenza e domani al ricordo di un personaggio che merita di emergere nella storia dell’arte per ciò che ha saputo donare all’evoluzione della cultura, componente non marginale della vita in continua trasformazione, che deve anche nutrirsi di bellezza. La mostra di Luino Piccio tra vero e ideale permette di soffermarsi su alcune caratteristiche di questo artista che, da alunno modello alla scuola neoclassica del maestro Giuseppe Diotti, dal quale Piccio è considerato una promessa geniale, elabora il suo stile con una pittura personale che va ben oltre gli insegnamenti scolastici, per superare la tradizione del “vero” e spingersi verso la sua interpretazione “ideale” dei soggetti rappresentati».

Una sintesi di classicismo e di romanticismo che danno vita a opere di grande espressività e introspezione, nelle quali la tradizione si stempera nell’innovazione. «Già nei ritratti dei membri delle famiglie che lo hanno ospitato – spiega la presidente De Vittori -, emerge questa capacità di cogliere il personaggio con un giusto equilibrio di verismo e di penetrazione psicologica, alla quale si aggiunge talvolta la genialità di rappresentare l’ambiente in cui vive con un realismo ricercato e sorprendente, come nel caso del ritratto della Contessa Anastasia Spini (1840). La scelta delle opere in esposizione, alcune delle quali presentate solo in rare occasioni, è stata effettuata per illustrare compiutamente il percorso artistico di Piccio, al quale deve essere riconosciuto il merito di una ricerca continua di sperimentazione, di una innata originalità nella rappresentazione di episodi che si rifanno alla mitologia o alla storia sacra, di uno stile personale e coloristico che “illumina” le sue opere con una luce diffusa, caratterizzata da tinte chiare e armoniose. Mi preme poi sottolineare – aggiunge ancora Carolina De Vittori -, quanto il “racconto popolare” di un Piccio stravagante e forse un po’ sfuggente al perbenismo dei suoi contemporanei sia da superare, a favore di una “storia personale” messa poco in risalto da studiosi e da storici dell’arte. Piccio fu certamente “strambissimo”, come lo definì il suo maestro, ma in senso positivo, dotato di intelligenza e sensibilità non comuni. Del resto, la sua cultura era ben evidente nelle interpretazioni dei vari episodi biblici o mitologici illustrati nelle sue opere, che sapeva rendere con particolari accuratamente studiati, ma resi unici dal suo ingegno. Anche la scelta di esporre in questa mostra un certo numero di disegni realizzati nei lunghi tragitti compiuti spesso a piedi, arricchisce e completa il racconto della sua vita. Il viaggio era parte integrante del suo essere e del suo desiderio di accostarsi ai capolavori degli artisti importanti dai quali aveva tratto insegnamento, di visitare luoghi affascinanti, nei quali si è nutrito di bellezza da riprodurre nelle sue opere. Di ogni viaggio Piccio ha lasciato traccia nei suoi disegni “en plein air”, talvolta reali e riproducenti vedute di città, di laghi, di fiumi, altre volte idealizzati, come spesso ammiriamo negli schizzi di boschi abitati da piccole figure, nelle anse di qualche fiume non ben identificabile, nei tratti appena accennati di volti di fanciulli o di giovani donne ».

Quattro di questi disegni, provenienti dalla collezione Finazzi, sono stati riprodotti su biglietti che resteranno a futura memoria di questa mostra e potranno essere timbrati per l’annullo postale dedicato. Si tratta del volto sorridente del piccolo Pietro Moretti, del busto di una giovinetta appena schizzato con tratti veloci, di una Sacra famiglia e di una giovane donna che legge un libro seduta accanto a un bambino.

Il tratto non è deciso, ma irrequieto e mobile, quasi palpitante nel tentativo di raggiungere quell’effetto d’ambiente atmosferico che smorza al disegno ogni durezza, ottenendo il caratteristico disegno pittorico pieno di suggestione sentimentale” scriveva nel 1947 Roberto Bassi – Rathger sulla rivista “Bergomum”. «Giustificabile quindi – conclude De Vittori – la nostra ambizione di una nuova mostra, ricca di suggerimenti innovativi nella lettura della produzione artistica di Piccio, perché finché sapremo cogliere la bellezza suggerita dall’arte, in ogni sua forma, potremo far tener viva in noi la speranza di qualcosa di positivo, anche in un periodo di grandi difficoltà di ogni genere, come quello che stiamo vivendo. Concludo riportando la scritta che possiamo leggere sul monumento dedicato a Piccio dall’amico Francesco Bertarelli, nella Cappella del cimitero di Cremona, a perenne ricordo del nostro concittadino: Pittore fra i sommi nacque, visse all’arte virtuosissimo».

Pubblicato il 04 Luglio 2023
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