Chiuse le indagini per la tragedia di Chiesa Valmalenco dove morirono tre persone di Comabbio
I fatti risalgono a tre anni fa: persero la vita Silvia Brocca, 41 anni, e del suo compagno Gianluca Pasqualone, 45, oltre alla piccola Alabama di quasi 10 anni. La Procura di Sondrio ha iscritto nel registro degli indagati i sindaci che si sono succeduti dal 2001 al 2020
È ancora vivo il dolore per i tre morti della frana di Chiesa Valmalenco, tre varesini residenti a Comabbio, che persero la vita travolti nelle loro auto da una colata di fango: per quei fatti la Procura ha chiuso le indagini e indagato gli amministratori locali che si sono succeduti dal 2001 al 2020.
Lo ha reso noto in girnata una comunicazione ufficiale firmata dal procuratore di Sondrio Piero Basilone.
«L’indagine» per i fatti avvenuti nell’agosto del 2020, in località Chiareggio, determinò la morte di tre persone (Silvia Brocca, 41 anni, e del suo compagno Gianluca Pasqualone, 45, la piccola Alabama, anche lei di Comabbio, che proprio mercoledì successivo alla tragedia avrebbe festeggiato il suo decimo compleanno) ed il ferimento di altre due persone (tra cui un bambino di soli 4 anni) «si è conclusa il 28 luglio scorso con l’emanazione di alcuni avvisi di conclusione delle indagini preliminari», ha specificato il Procuratore della Repubblica.
«Dagli accertamenti di estrema complessità, che hanno richiesto un’approfondita consulenza geolo-gica, oltre all’esame di copiosa documentazione», prosegue il Procuratore Basilone, «è emerso che la frana dell’agosto 2020 sarebbe da attribuire anche alla mancata adozione di azioni necessarie e utili ad una mitigazione del rischio per la pubblica incolumità presente su un’opera viaria, il ponte sul torrente Nevasco, collocata in una zona classificata come a rischio molto elevato (classificabile come area E secondo il PAI), in violazione di diverse disposizioni del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e di diverse disposizioni del D.Igs. 3 aprile 2006, n. 152.
Si tratta di violazioni e omissioni che, secondo le indagini della Procura, assistita anche da valutazioni di consulenti specialistici, hanno determinato o comunque non impedito il verificarsi della frana che interessò il ponte sul torrente Nevasco».
Dunque «allo stato, queste violazioni e la conseguente causazione della frana, sono state contestate ai sindaci succedutisi in tale carica a Chiesa in Valmalenco dal 2001 a 2020, in quanto soggetti che, per legge, avrebbero dovuto e potuto garantire l’attuazione di quelle misure precauzionali utili alla mitigazione e al controllo dei rischi presenti sul ponte sul torrente Nevasco».
La Procura della Repubblica attende ora memorie difensive, documenti, richieste di interrogatorio o di approfondimenti d’indagine. «Tutto sarà attentamente e doverosamente preso in considerazione». Secondo la legge le parti hanno ora 20 giorni per richiedere di venire interrogate, presentare appunto memorie o risultanze di indagini difensive. Il prossimo passaggio sarà con ogni probabilità la richiesta di rinvio a giudizio.
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