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Carlo Mollino, l’architetto visionario che realizzò il suo capolavoro ad Agra

Domenica 27 agosto ricorrono i cinquant'anni della scomparsa. Villa Cattaneo o Villa K2 è una dei progetti più belli dell'architetto torinese

Carlo Mollino, l'architetto visionario che realizzò il suo capolavoro ad Agra

A cinquant’anni dalla morte di Carlo Mollino, le sue architetture hanno ancora molto da raccontare. Uomo dalle mille passioni ha lasciato alcuni dei progetti più visionari e interessanti della storia dell’architettura italiana. Uno dei suoi lavori più importanti si trova in provincia di Varese ad Agra: la famosa Casa Cattaneo o Villa “K2” perfettamente conservata come fu costruita nel 1953. 

Generico 21 Aug 2023

Luciano Bolzoni, che ha curato la monografia dell’architetto edito da Silvana Editoriale, racconta l’uomo e il progettista.

Domenica 27 agosto ricorrono i cinquant’anni della scomparsa di Carlo Mollino: quale eredità ci ha lasciato?
Mollino non era solo architetto, ma era un milione di altre cose: fotografo, sciatore, aviatore, scenografo, scrittore, pilota di auto di corsa; ci ha lasciato una grande curiosità nei confronti del mondo come realtà da esplorare con gli occhi del progettista perennemente orientato nel futuro.

Quali sono i suoi progetti più importanti?
Sicuramente la Società Ippica di Torino degli anni ’30, purtroppo demolita. Sempre a Torino il Palazzo degli Affari e il bellissimo Teatro Regio, entrambi ultimati nel 1973. Poi i bellissimi edifici alpini, tra i quali la Slittovia del Lago Nero di Sauze d’Oulx, la Casa del Sole e la stazione a monte della funivia del Furggen entrambi a Cervinia (edifici realizzati tra il 1947 e il 1952); il Rascard Garelli di Champoluc del 1965 e sicuramente la famosa Casa sull’Altopiano o Villa Cattaneo/K2 di Agra ultimata nel 1953, forse il suo fabbricato più noto.

Il volume si apre con la considerazione che Carlo Mollino ha avuto poca fortuna presso la critica architettonica, secondo lei perché?
Perché la critica per sua natura deve inquadrare la personalità artistica del “giudicato” cercando di ingabbiarla in uno schema: impossibile quindi intrappolare il dinamico Mollino in un unico schema precostituito. Poi aggiungiamo le “troppe” attività collaterali al mestiere di architetto che, forse, hanno reso difficile la vita del critico standard, abituato ad occuparsi della sola architettura e non di altri eventi al di fuori di essa. Mentre all’estero Mollino è praticamente un mito, in Italia le storie dell’architettura quasi quasi non lo citano ancora… Qui da noi Mollino è materia più per le riviste di moda che di architettura.

Carlo Mollino, l'architetto visionario che realizzò il suo capolavoro ad Agra

Dice di avere “incontrato” Mollino per la prima volta senza conoscerlo a Cervinia, ci racconta in che modo e come è cresciuta la sua ricerca sul suo lavoro.
Incontrai Carlo Mollino a Cervinia imbattendomi per caso nelle sue architetture, in particolare la Casa del Sole, la palazzina spiovente che ha caratterizzato lo skyline del vecchio Breuil, e la stazione della funivia del Furggen, attraversata più volte da ragazzo per raggiungere la cresta di ghiaccio e poi la celeberrima e pericolosissima pista, meta solo per sciatori esperti e spericolati, proprio come Mollino. Essendo la mia famiglia originaria della Valtournenche, conoscevo già quelle strane architetture senza però essere a conoscenza del loro autore. Poi, quando in università mi fu assegnato il titolo di tesi che era appunto “Carlo Mollino architetto” fui proprio costretto a unire tutti i puntini che inconsapevolmente mi collegavano al grande architetto torinese.

Carlo Mollino appartiene alla generazione di architetti, come Scarpa, Albini o Rogers che si batteva perché l’architettura moderna si affermasse anche in Italia, che ruolo sociale ha avuto quell’importante momento storico?
Credo che Mollino abbia sofferto sia di isolamento sia poi, in vecchiaia, anche di solitudine. Dico questo per sottolineare che, pur battagliando con tanti scritti e interventi teorici, a fronte di poca architettura costruita, non riuscì mai a suggerire una “teoria politica” dell’architettura, compiendo sempre scelte personali e spesso in contrasto con il potere.
Lo ha dimostrato la vicenda della mancata affermazione al concorso per la costruzione del Palazzo per l’Esposizione Universale di Torino, il famoso padiglione di “Italia 61”, dove Mollino si piazzò secondo alle spalle di Pier Luigi Nervi che poi collaborò con Gio Ponti nella costruzione del grande fabbricato pubblico. Mollino si arrabbiò moltissimo (anche con il suo amico Ponti) perché a suo dire il suo progetto – redatto insieme ai bravissimi colleghi Carlo Alberto Bordogna e Sergio Musmeci – aderiva perfettamente ai dettami del bando mentre il progetto vincitore li aggirava. Si arrabbiò addirittura con il Senatore Agnelli…

Cosa significava per Mollino “fare architettura”?
Per Mollino fare architettura non è un fatto chiuso e definitivo ma una verità che si replica e si ritrova nella creazione assolutamente individuale e armonica; la sua era ed è una ricerca della miglior forma realizzabile, come valico tra le conoscenze del passato e le possibilità che offre l’avvenire quale spazio del possibile. In Mollino albergano nuovi orizzonti che il futuro gli schiude e la storia gli garantisce. L’origine del progetto è la sintesi tra la secolare esperienza di quanti ti precedono – dai boscaioli che forniscono il legname per la costruzione di un rascard all’artigiano che lo realizza – e le infinite possibilità di interpretarne il senso a seconda dei tempi e della cultura. Per questo nel mito Mollino vede la vera essenza del mondo antico perché ne esprime le trasformazioni, le aspirazioni, le illusioni nonché gli ideali estetici. Però il mito non sarebbe nulla se non fosse anche a disposizione nella vita di tutti, quindi degli abitanti, come dichiarava lui stesso nel 1947: “gli uomini hanno nel loro spirito la necessità categorica di coerenza ossia di conoscenza logica del mondo e insieme quella di esprimere questa coerenza: la vita nella sua totalità”.
Il suo approccio al tema dell’abitare è tutt’altro che apolitico: per Mollino l’architettura è materia istituzionale nel senso che appartiene all’uomo, cioè all’abitante e alle organizzazioni che questi elegge a rappresentarlo.

Carlo Mollino, l'architetto visionario che realizzò il suo capolavoro ad Agra

Una delle sue opere più importanti è stata realizzata ad Agra, ci racconta di questo progetto e perché è così importante nell’ambito del suo lavoro.
La più bella casa disegnata da Carlo Mollino!
Mollino ad Agra allestisce per la Famiglia Cattaneo una piccola dimora praticamente sprovvista di salotto, dotata di una stretta sala da pranzo, riempiendola di bellissimi arredi disegnati su misura.
Una casa che sembra scattare in avanti, piegandosi sulle sue zampe anteriori, quelle “stele” che sorreggono la terrazza che Mollino si guarda bene dal posizionare fronte-lago.
Una casa che nasce con il tetto ricoperto di maioliche di due diversi colori (il giallo ed il verde) che mimavano un cielo sempre nuvoloso e fra le cui fessure si infiltrerà la pioggia gelata, rendendone necessaria la successiva sostituzione. Una casa immersa in un paesaggio che ne desiderava la presenza e che oggi gode di questa bellissima partecipazione architettonica. La famiglia Cattaneo adorava e adora ancora oggi questa bellissima villa che non recinta e lascia libera nel paesaggio, liberata da imposizioni visuali e fisiche, arrivando addirittura a mostrare pazienza per gli estranei che al tramonto, rimanevano in attesa che la casa si girasse con il calare del sole: sì, nacque anche questa leggenda della casa che scorreva su sé stessa, inseguendo la luce dell’astro solare…

“Carlo Mollino. Architetto” è edito da Silvana Editoriale, pag 232 con 100 illustrazioni.

Erika La Rosa
erika@varesenews.it
Ascolto le storie del mondo per conoscere il passato, vivere il presente e sognare il futuro. Scrivo per condividere le emozioni con il lettore che per me è il vero protagonista.
Pubblicato il 27 Agosto 2023
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