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Parte la raccolta firme per salvare il Rifugio animali felici di Brissago Valtravaglia

La vicenda venuta a galla nei giorni scorsi. Il fondatore Giancarlo Galli: “Se non potrò più curare i miei animali me ne andrò in Svizzera”. I sindaci: “Pronti ad una soluzione, ma la legge va rispettata”

Generico 18 Dec 2023

Prima la “denuncia“ del legale Furio Artoni, che ha portato alla ribalta un problema serio dal quale potrebbe derivare la sopravvivenza vera e propria del “Rifugio animali felici“ di Brissago Valtravaglia, vale a dire l’intimazione di abbattimento di alcune casette abusive. Poi l’interessamento della stampa, anche svizzera, e della società civile. Oggi anche una raccolta firme, una petizione on line sul portale “change.org“.

La vicenda riguarda il benessere di oltre 500 animali che Giancarlo Galli, 83 anni, cittadino svizzero (attualmente con gravi problemi di salute), che da 23 anni a questa trovano rifugio in un fondo privato al limitare dei boschi fra Brissago Valtravaglia e Mesenzana che serve ad offrire un ricovero sicuro ad animali maltrattati e feriti, specialmente in quest’ultimo caso a seguito di incidenti stradali con selvatici, collisioni sempre più frequenti a causa della moltiplicazione vertiginosa di alcune specie. Ora, dopo un accesso in loco da parte dei carabinieri forestali che hanno stilato un verbale, gli uffici tecnici dei due paesi su cui insiste il rifugio (Brissago e Mesenzana), hanno rilevato abusi edilizi.

Perché queste casette abusive? È lo stesso Galli a spiegarlo nel testo della petizione su “change“ per raccogliere firme a sostegno della sua battaglia a favore degli animali: «Per 23 anni ho lavorato di giorno, e spesso di notte, chiamato da tutte le pubbliche autorità che negli anni mi hanno portato centinaia di animali. Succedeva di ricevere all’improvviso 6 cavalli oppure 30 papere o diversi conigli, cani, gatti, volpi, mucche, capre, cinghiali, alcuni malnutriti e maltrattati, altri feriti e traumatizzati. In certi casi, per dare loro tempestivo soccorso e protezione, cibo ed amore, è stato necessario edificare dei ricoveri, dei locali per la cura dei malati ed altri per la degenza, delle recinzioni, dei magazzini per mangimi, fieno, paglia, attrezzature e accessori di vario genere. Gli animali aumentavano, le amministrazioni vedevano crescere il rifugio e portavano altri ospiti ed io mi occupavo di assisterli senza sosta. E’ sempre stato un impegno intenso, umile e compassionevole, mio e di tanti amici sia volontari che remunerati, svolto con spirito di sacrificio grazie al contributo in denaro mio e di preziosi sostenitori». Una realtà conosciuta nella zona attorno alla quale in molti si sono negli anni dati da fare: ad essi va il ringraziamento del fondatore: «Siete stati voi ad aiutarmi con il vostro sostegno economico, con il volontariato e con tanti piccoli gesti e parole di affetto e riconoscenza. Vi rinnovo dunque la mia gratitudine, anche a nome di tutti i nostri/vostri animali».

Oggi alla base della gestione del rifugio c’è una Onlus con 7 dipendenti e alcuni volontari che si alternano nelle attività di assistenza degli animali. La preoccupazione sta nel fatto che abbattendo le casette, alcuni degli ospiti non trovino più riparo, specialmente nella stagione fredda. Galli, sconfortato dalla situazione, medita di andarsene: «Se non mi lasciano tenere gli animali, me ne andrò altrove. Magari in Austria, o in Svizzera, da dove arrivano tantissimi aiuti dai molti sostenitori», afferma l’anziano che ha lavorato per una vita come dirigente delle Dogane svizzere. «Siamo disponibili a trovare soluzioni per gli animali, ma in un quadro di rispetto della legge», spiegano i sindaci dei due paesi che hanno emesso le ordinanze di abbattimento poiché «sono un atto dovuto».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 20 Dicembre 2023
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