Gli studenti del Liceo Sereni di Laveno riflettono su “La disuguaglianza nella pioggia e nella siccità”
Un'analisi che i ragazzi di 5LES hanno promosso con lo scopo di far riflettere tutta la comunità sul concetto di giustizia climatica
(A cura delle studentesse e degli studenti di 5LES Liceo Sereni Laveno)
In classe stiamo approfondendo alcune tematiche relative al clima in generale e alla giustizia climatica in particolare; vorremmo condividere con voi ciò che abbiamo imparato e le nostre riflessioni.
Lo spunto ce l’ha dato una conferenza riguardante il cambiamento climatico, organizzata da Green School, tenuta dal professor Giacomo Grassi del JRC. Oltre ad averci dato una panoramica dettagliata e scientifica su come sta cambiando il clima oggi, ha sottolineato come le conseguenze dei cambiamenti siano diverse in base al posto in cui si vive e non a quanto si emette; abbiamo così deciso di approfondire il concetto di giustizia climatica.
Il termine giustizia climatica si riferisce a quella condizione etica che dovrebbe venirsi a creare con l’uguaglianza dei diritti, dei doveri e delle risorse di fronte ai cambiamenti climatici. Ciò che è importante comprendere è quali sono le conseguenze e gli effetti negativi sui paesi meno sviluppati, ossia verificare che i benefici e gli oneri legati alle politiche di adattamento e mitigazione siano equamente distribuiti.
A proposito di ciò il rapporto del Working Group II (WGII) del 2022 sottolinea i principi fondamentali della giustizia climatica: essi sostengono delle soluzioni basate sull’equità e la giustizia sociale, così da ridurre i rischi climatici e favorire lo sviluppo sostenibile. In realtà ancora oggi si evidenziano le disuguaglianze globali nelle conseguenze del cambiamento climatico e la responsabilità dei paesi ricchi con le loro emissioni.
È stato particolarmente d’impatto per noi venire a conoscenza della realtà delle multinazionali e riscontrare come anche il nostro paese sia artefice e complice delle ingiustizie che vengono perpetuate in paesi meno sviluppati come il Mozambico, in cui oltre ad aggravare la situazione politica ed economica, si sorbiscono tutti gli effetti del cambiamento climatico derivato anche dalle nostre attività. Attualmente sono in corso conflitti che contribuiscono alle emissioni di gas serra e dovrebbero essere i Paesi che ne emettono maggiormente a impegnarsi per risolvere questa crisi.
Fortunatamente esistono associazioni che si impegnano a tutelare i Paesi più svantaggiati. Questo dovrebbe essere ad esempio lo scopo delle COP, eventi che riuniscono i leader di tutti i Paesi del mondo per concordare come intensificare l’azione globale al fine di gestire la crisi climatica, proporre azioni concrete per il contenimento del riscaldamento globale e la gestione degli impatti conseguenti. Uno degli obiettivi che ha suscitato maggior interesse è il “mercato del carbonio” ossia quel mercato di scambio tra Nazioni che consente di cedere ed acquistare i “permessi per inquinare”. Questo sistema pone in una situazione di svantaggio i paesi meno sviluppati, che vendono le proprie emissioni ai paesi più sviluppati, si precludono la possibilità di uno sviluppo.
Infine sono presenti delle aziende che approfittano di questa situazione come la Verra, la quale ha sede a Washington. A questa ONG molte multinazionali fanno riferimento e con i loro soldi la Verra dice di combattere la crisi climatica. Viene utilizzata la tecnica della compensazione: chi paga riceve crediti per le emissioni che qualcun altro ha evitato. Però le previsioni dei progetti, basate su scenari ipotetici, sono spesso esagerate, e molte promesse sono state sistematicamente sopravvalutate. Per questo molti certificati non hanno valore.
Il tema della giustizia climatica oggi acquista sempre più valore e anche noi giovani dovremmo interessarci maggiormente a questo argomento, per il nostro futuro, perché una vera democrazia si fonda sull’uguaglianza. Dovremmo prendere posizioni nette, farci sentire perché chi dovrebbe tutelarci, agire per limitare o mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici, non sembra impegnarsi a sufficienza, come dimostra l’esito della recente COP 28.
“O la sfida climatica diventa una sfida per tutti o sarà una sfida persa per tutti” (professore Giacomo Grassi)
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