Anche i motivi razziali alla base della rissa di Laveno Mombello di due anni fa
I fatti nell’agosto del 2022: a Varese tre persone ancora a processo su un totale di 5 imputati. “Ve ne dovete andare” rivolto ai siiti. Poi le botte
Quella sera non c’era solo un attrito personale, o l’insana voglia di menare le mani fra due fratelli conosciuti alle forze dell’ordine e altre persone rimaste coinvolte nella rissa in riva al lago avvenuta ai primi di agosto del 2022 a Laveno Mombello. C’erano anche frasi ripetute in aula nel corso del processo rivolte “ai giostrai“, “ai sinti“ presenti al bar che stavano stazionando ai tavolini di un noto esercizio pubblico nel pieno centro della cittadina lacustre mentre facevano a “braccio di ferro” ai tavolini.
«Ve ne dovete andare», «se ne devono andare» è stato ripetuto in aula dai difensori nelle more della ricostruzione dei fatti per i quali è attesa altra escussione di testi nell’udienza di rinvio fissata per il 30 ottobre.
Di fronte al giudice ha parlato un testimone, un barista che in quel momento lavorava dietro al bancone, chiamato a raccontare l’accaduto dopo che un giovane aveva spaccato il lunotto della sua auto con una testata. Atti di “violenza gratuita“, con tavolini che volavano, calci, pugni, presenza nei tafferugli di anche alcune ragazze in fuga, il tutto in una calda serata ai primi di agosto fra villeggianti e turisti in cerca di un po’ di refrigerio sul lago.
Per quella notte brava, che causò l’intervento dei carabinieri, dopo il rincorrersi degli appartenenti alle due fazioni che si sono fronteggiate, con un giovane in particolare finito all’ospedale, c’è oggi il conto da pagare presentato dalla giustizia: la rissa arrivò prima sul tavolo del comandante di Stazione, poi su quello del procuratore di Varese.
Dalla ricostruzione dei fatti e con indagini blitz sono scattate le denunce e cinque persone sono finite a giudizio. Quello in corso è un processo stralcio di un procedimento iniziale che ha visto due dei cinque denunciati seguire iter processuali differenti, mentre per tre vi è il giudizio dinanzi al giudice monocratico di Varese. Le accuse sono rissa e lesioni, ma non viene contestata l’aggravante dei motivi razziali.
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