Le “interpretazioni materiche” di Gianfrancocci colorano la Soara di Angera
Da sabato 27 aprile la nuova mostra alla Magnesia di Angera. L'artista cadrezzatese d'adozione porta i suoi quadri in rilievo e i nudi realizzati con la "bleached card", tecnica inventata dallo stesso Francocci
Le opere di Gianfrancocci arrivano alla Soara di Angera, dove proseguono gli appuntamenti di primavera con i dipinti che rompono la «monotonia del fondo del quadro» attraverso il materiale di recupero che diventa parte integrante dell’opera d’arte .
A partire da sabato 27 aprile (vernissage domenica 27 aprile, ore 10:30) fino a domenica 12 maggio «l‘interpretere materico» affiancherà infatti il percorso tattile dell’Ulivo incantato ideato da Cosimo Damiano Latorre, scultore angerese che ormai da un paio di anni ha trasformato l’ex mensa della Magnesia in una galleria d’arte, che negli ultimi due anni ha ospitato decine di artisti e migliaia di visitatori.
In via Dal Molin 1 più di cinquanta i quadri esposti dell’artista nativo della viterbese Civita Castellana ma attivo da ormai parecchi anni a Cadrezzate. La vita a pochi passi dunque dalle rive del Lago di Monate e del Maggiore, ha permesso a Gianfrancocci – al secolo Gianfranco Francocci – di sfruttare le sue passeggiate a contatto con la natura per raccogliere materiali di fortuna che trovano una seconda vita all’interno dei suoi dipinti. (Al link è possibile vedere le opere e il processo creativo dell’artista attraverso la sua pagina Instagram).
Sughero, ulivo, lenticchie, rametti ed erbe esiccate: se studiato con attenzione, per Francocci qualsiasi oggetto, qualsiasi prodotto della natura, può avere un nuovo scopo e può così rientrare nella ricchissima produzione artistica, che conta più di centinaia di opere, alcune delle quali in mostra in passato a Barcellona e a Philadelphia.
Come sempre, anche in questo nuovo appuntamento della Soara, il secondo primaverali, il centro della sala sarà occupato dalle sculture da accarezzare di Latorre, mentre lungo le pareti laterali invece sarà possibile osservare le due sezioni di dipinti, contrapposte per colore e soggetti, ma accomunate dall’originale stile dell’artista, una sorta di «impressionismo materico e prospettico», per utilizzare le sue stesse parole. Da una parte i verdi paesaggi prealpini del Varesotto, come il Laghetash di Brebbia, i boschi di Betulle o i borghi rivieraschi – «ambienti molto diversi da quelli del Lazio e di cui mi sono subito innamorato» – dall’altro il blu del Mar Mediterraneo, con tratti delle coste italiane, da Venezia a Vieste.
In due angoli contrapposti della sala, inoltre, quadri invece ancora diversi ed estranei alla poetica naturalistica, come il trittico di cani (nella foto copertina insieme all’artista) e gli esperimenti grafici con la «bleached card» tecnica inventata dallo stesso Francocci, «mediante la quale – spiega – realizzo su cartoncini Bristol nudi di donna senza aggiunta di colore ma asportandolo per mezzo del cloro».
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