Condannati “nonna“ e patrigno di una minore per maltrattamenti a Laveno Mombello
Decade l’accusa di abusi sessuali su minore nei riguardi del padre biologico della giovane: quadro probatorio insussistente. Disposta dai giudici una somma in a favore della ragazzina, che si è costituita parte civile
Secondo l’accusa, la bambina era oggetto di abusi sessuali gravi di cui era accusato il padre naturale, oggi assolto; ma anche al centro di pesanti maltrattamenti in famiglia reiterati da parte del secondo compagno della madre e dalla madre di lui, la nonna acquisita.
Una storia fatta di sospetti terribili, accuse pesanti che hanno portato tre persone ad essere imputate di fronte al giudice, una per abusi sessuali su minore, le altre due per maltrattamenti. Nell’ultimo atto della vicenda è arrivata la decisione del Collegio: condanna a quattro anni per maltrattamenti aggravati su minore che all’epoca aveva dagli otto e i 14 anni ai danni del patrigno; condanna alla madre dell’uomo (quindi la nonna acquisita della bambina) a tre anni e quattro mesi.
I giudici del Collegio hanno invece pronunciato l’assoluzione invece nei confronti del padre biologico per presunti atti sessuali compiuti negli anni precedenti e precisamente quando la minore aveva dai tre ai quattro anni poiché non è emerso un quadro probatorio certo degli accadimenti. Le parti sono state condannate al risarcimento in via equitativa a 15mila euro per la minore costituitasi parte civile e assistita dall’avvocato Fabio Margarini del foro di Varese.
Un processo lungo e minuzioso dove non sono mancati momenti difficili da affrontare per la ricostruzione precisa di fatti in aula; vicenda che al netto dell’aspetto sanzionatorio, e dell’assoluzione, ha scoperto un nervo vivo legato all’intreccio fra relazioni sentimentali sfumate che si sono sommate a un contesto familiare non in grado di assicurare un ambiente sereno e protetto per la crescita dei minori.
Nel processo il padre biologico della bambina, con trascorsi di dipendenze, si è difeso dall’accusa di aver abusato della figlia con una canna dell’acqua. E nel procedimento sono emerse le responsabilità del secondo compagno della madre (ora ex) con la quale la donna andò a vivere a Laveno Mombello, per rifarsi una vita: l’uomo, un cinquantenne, e la madre di lui di vent’anni più vecchia sono accusati (ancora innocenti fino all’ultimo grado di giudizio) di aver preso di mira la primogenita della compagna, minore, presa in giro per il suo aspetto fisico, in un cotè famigliare composto di bestemmie, grida continue, schiaffi e maltrattamenti.
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