Sesto Calende ricorda con un concerto Ezio Mazzoleni, partigiano ucciso dalla Decima Mas
In occasione dell'ottantesimo anniversario della morte del partigiano, fucilato appena ventenne, la sala consiliare ospiterà il concerto a cura del Coro Alpino. Nell'articolo la storia di Ezio Mazzoleni e del volantino della X Mas: "La decima non si tocca"
Nel giorno dell’ottantesimo anniversario della sua fucilazione, Sesto Calende non dimentica Ezio Mazzoleni, il partigiano ucciso nella campagna sestese il 20 giugno 1944.
Anche quest’anno le istituzioni e Anpi ricordano il ventenne ucciso dagli uomini della X Mas durante la guerra civile italiana iniziata dopo l’armistizio di Cassibile dell’8 settembre 1943 e la lotta della Resistenza e Liberazione al fianco degli alleati contro le forze nazifasciste.
Oltre al tradizionale momento commemorativo al cippo dedicato a Mazzoleni in Viale Lombardia, con la deposizione dei fiori alle 16, quest’anno la Città ha organizzato per le 18:30 in sala consiliare il concerto del coro Alpino diretto dal maestro Luca Boni e guidato dalla voce narrante di Arianna Mazzocato.
LA STORIA DI EZIO MAZZOLENI E QUELL’AMMONIMENTO: “LA DECIMA NON SI TOCCA”
La storia di Mazzoleni è raccontata dai cartelloni realizzati dal Comune di Sesto Calende insieme a Vedo Giovane: fresatore meccanico della SIAI Ezio Mazzoleni entrò appena ventenne a far parte della SAP (Squadra d’Azione Patriottica) di Sesto Calende, creata da Leandro Mattea, a cui invece è dedicata l’alzaia cittadina. Nel giugno del 1944, nel pieno della guerra partigiana, Mazzoleni fu intercettato insieme ai fratelli Jolando e Livio Masnaghetti e Alessandro Maretti da una pattuglia della X flottiglia Mas durante un’operazione preparatoria volta al disarmo della milizia contraerea di Ternate. Mentre i fratelli Masnaghetti riuscirono a mettersi in salvo dopo un breve conflitto a fuoco – in cui Jolando venne ferito a una gamba – Mazzoleni fu invece catturato e portato nella sede della X Mas di Sant’Anna, dove fu trovato in possesso di materiale di propaganda partigiana e una rivoltella carica. Materiale che decretò la sua condanna a morte.
Dopo lunghe ore di interrogatori fatti di violenza e intimidazioni, Mazzoleni fu infatti nella notte tra il 19 e il 20 giugno trasportato alla caserma della GNR, la Guardia Nazionale Repubblica (della RSI), a pochi metri da casa sua, per la fucilazione, dove oggi si trova il cippo in suo onore. Inutile fu il tentativo di intercessione di don Luigi Madonini, il prete della resistenza che assistette Mazzoleni nelle sue ultime ore di vita e che la domenica successiva «dal pulpito, deplora il fatto in presenza di un reparto di marò».
Il 22 giugno, due giorno dopo l’esecuzione di Mazzoleni, la X Mas distribuì ai sestesi un volantino che così recitava: «Precisiamo: il compito della X Flottiglia Mas è quello di COMBATTERE gli ANGLO-AMERICANI. Tutte le nostre energie sono tese e vogliono essere esclusivamente impegnato in questo scopo. Un episodio ci ha distolto in questi giorni dai nostri compiti: la sera del 18 giugno u.s. verso mezzanotte una nostra pattuglia mandata in servizio di ronda intimava il fermo a quattro individui, due dei quali fuggivano sparando alcuni colpi di arma da fuoco. La reazione è stata come era da prevedersi immediata. Si è proceduto all’arresto degli individui che sono stati consegnati alle Autorità competenti le quali hanno provveduto: 1) alla fucilazione entro le 24 ore di uno dei fermati per “essere stato catturato con arma da fuoco in mano e con manifesti di propaganda sovversiva in tasca. 2) deferimento al tribunale speciale eper la difesa dello Stao degli altri per “detenzione di arma in casa”. L’accaduto serva a tutti di ammonimento. Nessuno cerchi di intralciare il nostro lavoro che mira unicamente al RISCATTO DELL’ONORE PERDUTO. LA DECIMA NON SI TOCCA!».
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