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Di meno, più anziani e soltanto uno su due in età da lavoro: il grigio futuro demografico degli italiani tracciato dall’Istat

Si tratta di cambiamenti che richiederanno politiche mirate per affrontare sfide socio-economiche senza precedenti se si intende continuare a garantire il benessere delle future generazioni

anziani

Questo non è un problema, è “il” problema. C’è un report statistico pubblicato dall’Istat che dovrebbero togliere il sonno agli italiani, prima ancora che ai loro rappresentanti politici. Si tratta di un documento che stila le più accreditate previsioni sull’andamento demografico del nostro paese LEGGI QUI LO STUDIO COMPLETO.

In sintesi, secondo il report dell’Istat, il futuro demografico dell’Italia sarà caratterizzato da un declino della popolazione, un aumento dell’età media, una maggiore frammentazione delle famiglie e un significativo squilibrio tra le generazioni.

Cambiamenti che richiederanno politiche mirate per affrontare sfide socio-economiche senza precedenti se si intende continuare a garantire il benessere delle future generazioni.

In sostanza l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha pubblicato le nuove previsioni demografiche del Paese, aggiornate al 2023, delineando un futuro caratterizzato da un progressivo declino della popolazione residente e un aumento delle differenze generazionali.

Declino demografico e invecchiamento della popolazione

Secondo il rapporto, la popolazione residente in Italia passerà dagli attuali 59 milioni a 58,6 milioni nel 2030, scendendo ulteriormente a 54,8 milioni nel 2050 e raggiungendo i 46,1 milioni nel 2080. Questo declino demografico si accompagna a un cambiamento significativo nella struttura per età della popolazione. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non lavorativa (0-14 anni e 65 anni e oltre) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050, con l’età media che si attesterà a 51,5 anni.

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Squilibri territoriali

Nel Mezzogiorno, il processo di invecchiamento sarà più rapido rispetto al resto del Paese. Entro il 2050, la popolazione anziana (65 anni e oltre) rappresenterà il 34,5% del totale, mentre i giovani fino a 14 anni scenderanno all’11,2%. Questo squilibrio intergenerazionale avrà ripercussioni significative sulle politiche di protezione sociale e sul mercato del lavoro.

Frammentazione delle famiglie

L’aumento del numero di famiglie, previsto per i prossimi 20 anni, sarà accompagnato da una maggiore frammentazione. Le famiglie italiane aumenteranno da 26 milioni nel 2023 a 26,9 milioni nel 2043, con una diminuzione del numero medio di componenti da 2,25 a 2,08. Le coppie con figli rappresenteranno meno di un quarto delle famiglie entro il 2043, mentre le coppie senza figli e le persone sole aumenteranno significativamente.

Dinamiche socio-demografiche

Le dinamiche socio-demografiche in atto, come l’invecchiamento della popolazione, il calo della natalità e l’aumento dell’instabilità coniugale, contribuiranno a questo cambiamento. Entro il 2043, il 39,9% delle famiglie sarà costituito da persone sole, rispetto al 35,8% del 2023. Le persone sole ultrasessantacinquenni aumenteranno di 1,2 milioni, raggiungendo i 4,1 milioni.

Tendenze delle nascite e della mortalità

Le nascite continueranno a non compensare i decessi, nonostante un moderato incremento della fecondità da 1,20 figli per donna nel 2023 a 1,46 nel 2080. La migrazione netta positiva non basterà a controbilanciare la dinamica naturale negativa, con 21 milioni di nascite e 44,4 milioni di decessi previsti entro il 2080.

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Differenze regionali

Il rapporto mette in evidenza anche le differenze territoriali, con il Mezzogiorno che subirà le perdite maggiori di popolazione. Il Nord vedrà un lieve incremento di popolazione fino al 2030, seguito da un calo nel lungo termine, mentre il Mezzogiorno potrebbe perdere fino a 7,9 milioni di abitanti entro il 2080.

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Pubblicato il 25 Luglio 2024
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