Regione approva il Piano triennale per la Ricerca e l’Innovazione 2024-2026: 1,4 miliardi di euro a disposizione per la ricerca
Maira Cacucci (FdI), relatore del provvedimento: “Documento di grande visione, fondamentale per delineare il futuro della nostra regione”
Il nuovo Piano triennale per la Ricerca, l’Innovazione e il Trasferimento tecnologico di Regione Lombardia messo a punto dall’Assessore Alessandro Fermi e già approvato dalla Commissione Cultura il 19 giugno scorso, ha ottenuto il via libera dell’Aula con 44 voti a favore e 19 contrari.
Il Piano è uno dei principali strumenti di governance introdotti dalla legge regionale “Lombardia è Ricerca e Innovazione” (LR 29/2016), con l’obiettivo di promuovere i temi della ricerca e dell’innovazione a supporto dei bisogni del territorio regionale. Ricerca e innovazione rappresentano, infatti, elementi strategici per favorire uno sviluppo sostenibile e per la competitività e attrattività di un territorio. Nel piano sono indicate le linee guida per lo sviluppo del settore basate sul principio dell’innovazione responsabile. Nel triennio 2024-2026 l’intento è quello di promuovere un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dell’innovazione e della cittadinanza attraverso il Foro regionale per la Ricerca e l’innovazione che vedrà l’attiva partecipazione di cluster tecnologici, associazioni di categoria, il sistema delle università e dei centri di ricerca privati.
«La Lombardia non solo è una regione in cui eccelle il settore della ricerca – spiega Maira Cacucci (FdI), relatore del provvedimento – è la terra dove le conoscenze e idee si trasformano in progetti. La caratteristica fondamentale di questo Programma strategico è proprio la concretezza. Non ci limitiamo infatti a sostenere il mondo della ricerca e dell’Università, ritenuti strategici: le nostre politiche accompagnano e favoriscono anche il trasferimento tecnologico, il processo attraverso il quale l’innovazione diventa veramente un catalizzatore dello sviluppo sostenibile. Fare una scoperta che può migliorare la vita dei cittadini lombardi ma non riuscire a trasformarla in un’opportunità ha un costo che non possiamo e non dobbiamo permetterci».
Nel Piano Triennale vengono individuati i due poli catalizzatori delle azioni future: da un lato supportare la trasformazione industriale e tecnologica verso lo sviluppo sostenibile e la transizione digitale per cogliere in maniera più veloce e più efficace possibile i nuovi bisogni del cittadino, dall’altro aumentare la resilienza e la capacità di adattamento del sistema della ricerca lombardo ai rapidi cambiamenti del contesto economico-produttivo e sociale per garantire la sicurezza e il benessere del cittadino.
Su queste due linee strategiche si orienterà la spesa: le risorse dedicate ad iniziative a supporto della ricerca e innovazione, destinate a soddisfare i bisogni della persona, che Regione Lombardia ha avviato o ha in programma per il prossimo triennio ammontano a circa 1,4 miliardi di euro tra risorse pubbliche regionali, nazionali ed europee e risorse private. Il documento si concentra su fenomeni globali di lunga durata, chiamati megatrend, che influenzano significativamente l’economia, la società e l’ambiente coinvolgendo 12 direzioni di Regione Lombardia per un totale di 30 progetti specifici. L’innovazione si concentrerà su sette ambiti definiti “ecosistemi”: cambiamenti demografici; cambiamenti climatici e ambientali dovuti all’azione dell’uomo; perdita di biodiversità e impatto sistemico; accelerazione dell’evoluzione tecnologica; scarsità di risorse e imprevedibilità degli approvvigionamenti; cambiamenti geopolitici ed eventi a impatto sistemico; crescente interconnessione e virtualizzazione delle relazioni.
Nel dibattito sono intervenuti numerosi consiglieri. Paola Bocci (PD) ha illustrato gli emendamenti presentati dal proprio gruppo. «Questo piano – ha sottolineato Bocci – pecca di timidezza e confusione. Per governare una materia così complessa e strategica ci vuole più coraggio, maggiore chiarezza sugli obiettivi e le priorità e più risorse proprie perché a ben vedere Regione Lombardia dal proprio bilancio mette una quota minima del totale. Gli emendamenti che abbiamo presentato si concentrano sul tema della rappresentanza di genere negli enti di ricerca e sviluppo e su quello dell’intelligenza artificiale e delle sue ricadute sul sistema produttivo e della conoscenza».
Anche Paola Pizzighini (Movimento5Stelle), Massimo Vizzardi e Lisa Noja (Azione – Italia Viva) hanno evidenziato quelle che a loro giudizio sono carenze del piano ovvero la mancanza di una chiara indicazione delle priorità e la scarsità di risorse proprie immesse nel sistema da Regione Lombardia.
Per la maggioranza è intervenuto il capogruppo Christian Garavaglia (FdI) «Il “Programma strategico” detta una linea con obiettivi chiari che guardano al futuro. Siamo la regione con più aziende innovative (110.000) e più start up. Tutti gli sforzi in questo ambito hanno come risultato quello di generare crescita economica e lavoro e con uno sguardo all’internazionalizzazione. Siamo dunque molto soddisfatti del lavoro svolto». A conclusione del dibattito l’Assessore alla Ricerca e Innovazione Alessandro Fermi ha voluto ringraziare l’aula per i contributi al documento precisando che sulla questione di genere posta dalle minoranze la Lombardia è la regione con più rettori donna e più donne in ruoli strategici nel sistema della R&S. «Stiamo lavorando – ha aggiunto Fermi – alla pubblicazione di due manifestazioni di interesse riguardanti gli IRCSS e le università e apriremo presto una cabina di regia sull’intelligenza artificiale con il coinvolgimento di tutti gli stakeholders pubblici e privati».
La relatrice Cacucci ha infine dichiarato ammissibili dalla maggioranza due emendamenti tra quelli proposti dal gruppo PD, primo firmatario Samuele Astuti, mentre ha chiesto una riformulazione su un terzo emendamento, riformulazione non accolta dal gruppo proponente.
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