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Giorno della Memoria, l’Anpi di Luino non dimentica

L’Anpi Luino nelle sue ricerche e nelle sue iniziative continua a ricordare quanti nel Luinese hanno aiutato antifascisti ed ebrei a raggiungere la salvezza in Svizzera

Generico 27 Jan 2025

In occasione del Giorno della Memoria, riceviamo e pubblichiamo questa nota dell’Anpi di Luino, firmata da Giovanni Petrotta a nome del Direttivo dell’associazione:

L’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) di Luino ha sempre celebrato la Giornata della Memoria ed insieme alle istituzioni civiche, religiose e scolastiche del territorio ha fatto memoria e storia locale di quanto è successo nel Luino durante la lotta di Liberazione dal nazifascismo. In particolare l’Anpi Luino, con pubblicazioni di ricerche e con manifestazioni pubbliche commemora la battaglia del San Martino (1943), i Martiri della Gera di Voldomino (1944) e la lotta e Liberazione dal nazifascismo (1945).

Il nostro territorio, per la sua posizione geografica al confine con la Svizzera, era diventato negli anni 1943 – 1945, un luogo di passaggio di antifascisti, di ex prigionieri alleati, di ebrei in fuga verso la libera e neutrale Confederazione elvetica.

L’Anpi Luino nelle sue ricerche e nelle sue iniziative ha ricordato quanti nel Luinese hanno aiutato antifascisti ed ebrei a raggiungere la salvezza in Svizzera. Nello specifico sono stati ricordati a Luino don Piero Folli, allora parroco di Voldomino, che ospitava in canonica ebrei ed antifascisti in fuga e per questo venne arrestato e mandato a San Vittore insieme ad una decina di antifascisti. A Maccagno, grazie all’impegno dell’ex sindaco di Maccagno Fabio Passera, in diverse occasioni è stato commemorato l’allora maresciallo dei carabinieri del paese Enrico Simo. Il maresciallo ha l’onore di essere stato nominato “Giusto fra le Nazioni”.

Nelle nostre pubblicazioni e ricerche abbiamo segnalato il ruolo svolto in quest’attività anche dall’organizzazione cattolica Oscar guidata da don Giovanni Barbareschi a Milano e don Natale Motta di Varese con l’aiuto del “Vittorione” Pastori; dai partigiani della Formazione Lazzarini e dai comunisti Antonio Decimo Baggiolini, Carletto Sgaghuler e Secondo Sassi.

In diverse occasioni e con scritti sono stati ricordati anche i soldati luinesi IMI (Internati Militari Italiani) detenuti nei campi di concentramento tedeschi. Segnatamente il ten. Natale Schiani ed il colmegnese Ferdinando Zaccheo.

Quest’anno vogliamo segnalare alcuni protagonisti luinesi che, come è scritto nella legge che istituisce il Giorno della Memoria, “a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati “. Il primo è l’imprenditore Osvaldo Bianchi, di orientamento liberale, per aver salvato oppositori al regime occupandoli nella sua impresa e per aver accompagnato in Svizzera antifascisti ed ebrei. Il secondo è l’allora giovane Giovanni Casnedi di Colmegna che nel settembre del 1943 guidò verso la Svizzera, via Monte Lema, un gruppo di antifascisti, fra cui un professore di musica ebreo. Infine segnaliamo anche il nome di Achille Castelli (1883-1957), imprenditore tessile comasco, fascista. Durante l’ultima fase della guerra aiutò alcuni luinesi e nascose in casa sua antifascisti ed ebrei in fuga. Per questo arrestato e recluso nel carcere a Busto Arsizio. Il Castelli venne liberato alla fine guerra. Nel 2022 il Giardino dei Giusti di Milano gli ha dedicato una stele al Monte Stella. Il Castelli nel dopoguerra scelse di vivere a Luino dove aveva dei conoscenti.

Sempre per far giusta memoria l’Anpi di Luino, insieme all’Amministrazione di Luino e alle scuole del territorio, nel 2022, ha posato le Pietre d’inciampo” dei luinesi Aurelio Moro, Guglielmo Satriani, Bruno Balzarini, Orlando Vischi e Vittorio Lupano, deportati ed assassinati nei campi di concentramento in Germania. Sono in corso di preparazione, a Luino, grazie a Francesca Boldrini, altre Pietre d’inciampo.

L’Anpi Luino ha anche denunciato nelle sue ricerche le responsabilità che alcuni luinesi ebbero nella delazione, nella persecuzione e nell’arresto di antifascisti e di Ebrei. In particolare abbiamo segnalato i fratelli “passatori” O. e G. P. e del loro nipote B. R. di Cremenaga, responsabili del tradimento e della consegna alla frontiera ai fascisti e ai tedeschi di decine di ebrei, fra cui vecchi e bambini, dopo aver incassato dai poveretti i soldi del passaggi e poi spartito i loro beni coi tedeschi a Ponte Tresa. Abbiamo segnalato anche il torturatore maggiore fascista L.B., che operò a San Vittore a Milano in combutta con le SS, e che nel dopoguerra fu salvato, a Luino, dalla vendetta dei parenti torturati dal comunista Ercole Personeni.

Quest’anno, sempre per far doverosa memoria, indichiamo anche la triste figura del commissario centurione fascista di Maccagno e Veddasca C. T. che effettuò arresti di ebrei a Maccagno rubando parte dei loro beni e per questo fermato, per alcuni giorni dagli stessi fascisti.

In questa sede segniamo per riserbo i loro nomi con le iniziali, ma i loro nomi per intero si possono trovare nei libri di Goti Bauer, di Franco Giannantoni, di Giorgio Bocca, di Mimmo Forzinelli ed altri storici. Pubblicati i loro nomi anche nelle sentenze dei loro processi svolti a Varese e a Milano nel dopoguerra.

In conclusione quest’anno vogliamo comunicare una storia conclusa bene. Una storia positiva, una storia, a nostro parere, rappresentativa dell’aiuto dato agli ebrei verso la salvezza in Svizzera.

Si tratta di una storia che coinvolge una coppia di ebrei ferraresi e di due giovani di Cremenaga che, al rischio della loro vita e senza interesse personale, portarono i due oltre frontiera. I documenti sono stati scoperti nell’Archivio cantonale di Bellinzona dal professore di musica Odelio Grechi, già direttore della musica cittadina di Luino e dallo scrivente.

Si tratta dei giovani di Cremenaga, Giampiero Chiesa, figlio di Martino, nato nel 1924, meccanico e dello studente Franco Marongiu di Antonio, nato nel 1920 a Busson (Torino), ma residente a Cremenaga. I due giovani vennero arrestati dalle guardie di frontiera svizzere a Roncaccio nelle parti di Ponte Cremenaga, comune di Monteggio, il 14 novembre 1943 per aver accompagnato in Svizzera gli ebrei Ferruccio Ravenna e sua moglie Lina Bassani di Ferrara.

Dalla documentazione delle autorità svizzera si legge dello studente Marongiu: “Una domenica un uomo sconosciuto lo avvicinò chiedendogli se si prestava come passatore di due ebrei, un uomo e una donna. Si lasciò convincere per motivi umanitari; portò con sé anche un amico che lo aiutasse a portare i bagagli, Giampiero Chiesa. Non fecero in tempo a mettere piede in territorio elvetico che furono arrestati”.  La scheda si conclude con: “Lui (cioè Franco Marongiu) e l’amico (Giampiero Chiesa) sono condannati a otto giorni di arresti e all’espulsione dal territorio svizzero”. Furono rimpatriati forse il 22.11.1943. Mentre la coppia ferrarese, si legge sempre sulle carte svizzere, venne portata nei campi di internamento (sicuramente a Bellinzona) e liberata il 5 gennaio 1944 a Lugano (o a Locarno), probabilmente per l’intervento del loro figlio Franco Ravenna che studiava a Losanna e da un loro conoscente svizzero Milo Caroni di Locarno che garantì per loro.

Non abbiamo avuto tempo di approfondire le nostre ricerche, e non sappiamo cosa hanno fatto i due giovani dopo questa esperienza. Sappiamo solamente che nel dopoguerra Franco Marongiu ha svolto con passione e bravura l’attività di maestro nelle scuole elementari di Luino. Invitiamo, in questa sede, i loro parenti, se ne hanno voglia, di contattarci per completare la vicenda.

Della copia ferrarese, grazie al web, sappiamo di più. Sappiamo che appartenevano alla colta e gloriosa comunità ebraica di Ferrara. Forse parenti del podestà ebreo di Ferrara Renzo Ravenna, amico di Italo Balbo, che in quei stessi giorni, novembre 1943, veniva accompagnato con la sua famiglia in Svizzera, a Zenna, da contrabbandieri di Maccagno.

Lina Bassani in Ravenna era nata a Ferrara nel 1891, figlia di Leonello Bassani e di Elisa Micheli, di professione casalinga. Sua sorella Albertina aveva sposato il noto professore di Fisica dell’Università di Bologna Silvio Magrini, presidente sino al 1942 della Comunità ebraica della città. Silvio Magrini venne arrestato nel 1943 ed assassinato ad Auschwitz. Lina Bassani è spesso citata da Giorgio Bassani nel suo famoso libro “Il giardino dei Finzi Contini”. E’ morta a Milano nel 1999. (Fonte CDEC Milano).

Ferruccio Ravenna è nato a Ferrara nel 1881 ed era figlio dell’avvocato Leonello Ravenna e di Ester Bassani. Ferruccio Ravenna fu medico clinico e ricercatore di grande spessore. Con le sue ricerche contribuì in modo determinante alla conoscenza e alla cura della allora famosa Talassemia o Anemia mediterranea, malattia ereditaria del sangue, che colpiva i bambini italiani, in modo particolare in Sardegna. Fu allievo ed assistente a Venezia e a Ferrara del prof. Alberto Luzzato, un luminare della scienza italiana.

Riportiamo in breve ed in modo parziale notizie su questo italiano colpevole di essere nato di religione ebraica.

Ferruccio Ravenna si laurea in medicina a Firenze nel 1905. Dal 1907 al 1916 fu assistente nelle Università di Venezia, Bologna, Pisa, Parma ove nel 1921 ebbe l’incarico per la Patologia medica. Dal 1921 al 1925 primario medico a Piacenza. Dal 1925 primario all’ospedale S. Anna di Ferrara dove fu licenziato nel 1939 a causa delle vergognose leggi razziali contro gli ebrei decise da Mussolini.

Nel 1943 per aver salva la vita, come abbiamo sopra scritto, con l’aiuto di due giovani di Cremenaga, Giampietro Chiesa e Franco Marongiu si rifugia in Svizzera. Nel 1945 al termine della guerra ritornò a Ferrara dove riebbe il suo incarico di primario all’Ospedale di Sant’Anna ove prestò servizio con onore sino il 1952. Morì all’età del 79 anni, il 2 aprile 1961, in una stanza del suo Arcispedale Sant’Anna di Ferrara.

Concludiamo questa comunicazione invitando il lettore con una riflessione: cosa sarebbe successo se i fascisti o tedeschi avessero arrestato questa coppia di ebrei, come hanno fatto con decine di ebrei nella frontiera luinese negli anni 1943-1945? La risposta la conosciamo: la morte nei campi di sterminio. Invece, per fortuna dell’Italia e di Ferrara in particolare, nel dopoguerra il professor  Ferruccio Ravenna ritornò ad vivere ed operare con competenza ed onore nella sua città.

Facciamo nostro il passo dell’ebraico Talmud: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.

Pubblicato il 31 Gennaio 2025
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