Sicurezza e accoglienza migranti, tensione in Consiglio Comunale a Luino
Scontro tra maggioranza e opposizione sulla proposta di trasformare la Polizia di Frontiera in un Commissariato e sulla destinazione dell’ex caserma Fornasette a centro per richiedenti asilo
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Luino si conferma teatro di un acceso confronto politico sui temi della sicurezza e delle politiche di accoglienza. Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, durata diverse ore, i gruppi di maggioranza e minoranza si sono scontrati su due questioni centrali: la proposta di trasformare la Polizia di Frontiera in un Commissariato di Pubblica Sicurezza e l’ipotesi di destinare l’ex caserma dei Carabinieri di Fornasette a centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Le mozioni, presentate dai gruppi consiliari di minoranza, hanno stimolato un ampio dibattito in aula, con posizioni divergenti tra maggioranza e opposizione e un confronto vivace su temi di grande rilevanza per la città.
La proposta di trasformazione della Polizia di Frontiera
Uno dei punti centrali della discussione è stata la mozione presentata dalla minoranza sulla Polizia di Frontiera di Luino, con la proposta di trasformarla in un Commissariato di pubblica sicurezza, mantenendo al contempo le funzioni legate al controllo della frontiera.
A sostenere la richiesta è stato il consigliere di minoranza e capogruppo “Azione Civica per Luino e Frazioni” Furio Artoni, che ha evidenziato i vantaggi che questa trasformazione potrebbe portare: «Il Commissariato, mantenendo anche le funzioni di polizia di frontiera, porterebbe diversi benefici. Innanzitutto, il sindaco non sarebbe più l’autorità massima sul territorio in ambito di sicurezza. Inoltre, si creerebbe un vero coordinamento tra le forze dell’ordine presenti sul territorio, migliorando l’efficienza degli interventi. Il problema non è la sicurezza in sé, ma la mancanza di un efficace coordinamento tra le diverse forze di polizia. Questa proposta ha il supporto sia del Prefetto che del Questore. Chiediamo all’amministrazione comunale di impegnarsi in questa direzione».
Immediata la replica della consigliera di maggioranza Valeria Squitieri, che ha spiegato le ragioni del diniego: «Pur riconoscendo l’importanza della discussione, non siamo d’accordo con questa proposta. Il servizio di Polizia di Frontiera è altamente specializzato: il personale si occupa del pattugliamento lungo tutto il confine, con la possibilità di ampliare il raggio d’azione fino a 30 km ed effettuare controlli retrovalico. Eliminare questa specializzazione significherebbe lasciare alcune aree scoperte. La trasformazione in Commissariato di pubblica sicurezza comporterebbe una riduzione dell’organico e una dispersione delle risorse su altri compiti, come l’ordine pubblico durante le manifestazioni. Il controllo del retrovalico, che copre una vasta fascia di confine, rassicura sia i cittadini italiani che le autorità svizzere».
La consigliera ha poi rilanciato, proponendo invece un maggiore coordinamento tra le forze di polizia già presenti: «Chiederemo nelle sedi opportune un coordinamento più strutturato tra la Polizia di Frontiera e i Carabinieri, affinché il loro servizio non si limiti solo al confine ma includa interventi congiunti in centro città e nei punti più critici di Luino. Tuttavia, non vogliamo perdere la specificità di una forza che è fondamentale per garantire il controllo efficace della frontiera».
La posizione della maggioranza ha trovato un’opposizione decisa da parte dei consiglieri Andrea Pellicini, Furio Artoni e Franco Compagnoni, che hanno ribadito la necessità di un Commissariato di Polizia, sottolineando l’importanza di un coordinamento più efficace delle forze dell’ordine per garantire maggiore sicurezza sul territorio. «Abbiamo bisogno di un Commissariato che mantenga un rapporto forte con la frontiera. Vi siete confrontati con le altre forze di polizia? Emerge chiaramente questo bisogno. Nonostante il vostro rifiuto, continueremo a portare avanti questa proposta perché la sicurezza pubblica è una priorità assoluta» ha detto Pellicini, seguito dal consigliere Artoni: «Ancora una volta, la maggioranza ha perso una grande occasione. Trasformare Luino in qualcosa di più sicuro e organizzato era possibile. L’obiettivo non è solo garantire la sicurezza, ma migliorare il coordinamento tra le forze dell’ordine
In chiusura, l’onorevole Pellicini (Fdl) ha lanciato un’accusa diretta: «Bocciando questa mozione, state dicendo ‘no’ a un Commissariato che potrebbe coordinare la sicurezza e ‘sì’ a un centro migranti».
Immediata la replica di Squitieri, che ha respinto l’affermazione: «Togliendo la Polizia di Frontiera, avremmo meno controllo. Noi siamo una zona di confine, è fondamentale mantenere questa specificità. Possiamo lavorare per un migliore coordinamento tra le forze, ma senza perdere le competenze specialistiche esistenti».
Ex caserma Fornasette: il nodo del centro di accoglienza per migranti
Un altro tema centrale della seduta è stato il destino dell’ex caserma Fornasette, indicata come possibile centro di accoglienza straordinario per richiedenti asilo, una questione che da giorni anima il dibattito pubblico sia a Luino che oltre i confini cittadini.
Il consigliere di minoranza Davide Cataldo (#luinesi) ha sollecitato la giunta a esprimere una posizione chiara sulla vicenda, dichiarando: «Prendete posizione e dite chiaramente di no al centro migranti».
Il sindaco Enrico Bianchi ha ribattuto e ribadito che il Comune non ha alcun potere decisionale sulla questione: «Già nel novembre 2023 avevo manifestato in Prefettura le mie perplessità. Tuttavia, il Comune non può decidere su questo progetto. Questa struttura sarà utilizzata solo come centro di accoglienza straordinario in situazioni di emergenza. Comunque – aggiunge Bianchi – amministrare non significa solo prendere decisioni semplici, ma assumersi responsabilità, anche quando impopolari. Vengo da una famiglia in cui il senso del dovere è sempre stato un valore assoluto, e per me il rispetto delle istituzioni viene prima di tutto. Comprendo le preoccupazioni, ma serve equilibrio. Capisco anche che siamo a un anno dalle elezioni e che il dibattito politico sia acceso, ma su questa vicenda si è andati oltre le righe. Mi auguro che tutti vogliano affrontare il tema con serietà e responsabilità».
L’opposizione ha accusato la giunta di scarsa trasparenza. A prendere posizione Cataldo, che ha criticato la mancata informazione alla comunità: «Dovevate informarci per tempo, come ha fatto il Prefetto con voi. Non avete percezione della crescente insicurezza in città. Non si poteva fare nulla? Noi crediamo di sì».
Pellicini ha rincarato la dose: «Avete nascosto la questione per un anno intero. Avete impedito ai cittadini di esprimersi. Noi continueremo a opporci con forza».
Intervenendo nel dibattito, il consigliere di minoranza Furio Artoni ha inoltre sottolineato un aspetto che lo ha lasciato perplesso: «Durante l’incontro in Prefettura, il sindaco ha detto di avere paura, che la sua famiglia ha paura. Dichiarare di avere paura significa ammettere che forse c’è un clima non adeguato. Chi è da questa parte del Consiglio non fomenta le tensioni, ma è evidente che il disagio esiste. Io sono contrario a questo tipo di immigrazione perché non è gestita, ma è diventata un’invasione. E poi, chi si preoccupa delle condizioni della caserma? Quella struttura ha ambienti ancora più ristretti di una cella carceraria, è isolata dal territorio, priva di marciapiedi e con bagni comuni per otto persone. Parliamo di un luogo inadatto sotto ogni punto di vista».
A rispondere è stata la capogruppo di maggioranza Erika Papa, che ha riportato la discussione su un piano tecnico, chiarendo alcuni punti: «Si stanno facendo tante parole, ma finora non è mai stata fatta un’analisi reale della situazione. Il Prefetto ha spiegato che la struttura appartiene al Demanio e ha avvisato per cortesia il sindaco, ma nulla è stato ancora definito. Si parla di un massimo di 16 persone ospitate, con vincoli stringenti imposti dall’ATS. Il problema non è il numero delle persone, ma piuttosto il tipo di prospettiva che sarà loro data e come saranno attivate sul territorio».
Anche l’assessora Porfiri ha respinto le critiche sulla presunta inadeguatezza della struttura, chiarendo che gli standard previsti sono rispettati: «Non si può dire che sia un carcere. Le stanze hanno dimensioni adeguate: 12, 14 e 9 metri quadri, con altezze superiori alla media e il rispetto delle normative igienico-sanitarie. È fondamentale fare un’analisi corretta prima di diffondere timori infondati».
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